Nessuno può mettere in dubbio che Tanu Savatteri sia un grande e avveduto giornalista e quanto a scrittura narrativa sa il mestiere suo. Credo che conosca forse più di me il carcere ambrosiano di Opera. Vi sta Alfredo Sole. In foto rievoco una faccenda che mi urtò molto: molto rumore per nulla. Si chiami pure Camilleri, ad Opera lo hanno preso in giro. Quel computer Alfredo Sole non lo ha mai avuto. Nessuno si è più interessato dell'epilogo delle loro chiassate. Finita la festa gabbato lo santo. Mi irrita molto questa altra chiassata dei professionisti dell'antimafia. Se tutto si riduce a quel che mi racconta Savatteri (ed io gli credo in toto), beh! siamo alla tragica farsa. Due vecchi ruderi in quel terribile carcere che fuori da ogni senso della realtà ciarlano per qualche mezz'ora seguiti addirittura da sofisticata tecnologia spionistica sarebbero i risorti tremendi criminali egemoni della Mafia. Che Sciascia non credesse molto alla mitizzazione della Mafia, dissolta dice lui dal prefetto Mori, è cosa pacifica. Che Sciascia avesse come me un ironico sorriso per la speculazione dell'antimafia mi è noto sin da certa sfottente parodia di Montanelli che l'on. Milioto voleva andare a schiaffeggiare, ricordo nei caffè letterari sponsorizzati dal triestino Illy. Tutti fingono, quelli vicini a Sciascia ovviamente, quello che ordì Falcone al nostro superno compaesano a causa dell'altro nostro pingue compaesano, emissario di Sindona. Ne so qualcosa per fatto personale. Sai quanto potesse amare Sciascia i professionisti dell'antimafia che poi si riducevano a due. Lasciamo perdere le frottole. Se ci rimane qualche dubbio, rileggiamo, ad onta della famiglia, Fuoco all'Anima. Caro Tanu quell'escatollo del tuo articolo, nella seconda parte molto giornalistico e molto professionale, ce lo potevi evitare. Puzza troppo di conveniente ovvietà.
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