Io resto molto basito nel leggere splendidi contrappunti a questo nuovo Piano Regolatore.
Non sono né architetto, né ingegnere, né geometra né ho interessi mercantili. Sono uno che ama solo la storia di Racalmuto e si stordisce se sente che a Racalmuto il reticolo urbano è arabo.
Quando nel 1375 il buon arcidiacono Bertrand du Mazel si mise a contare le rade casette copertae palearum e ne trovò solo 136 non ebbe di certo il sentore di trovarsi in qualcosa che sapesse di reticolo arabo.
Non trovò manco il castello (ancora da costruire) e di chiese dicono le carte vaticane ce n'erano all'inizio del 1300 solo due, chissà poi dove ubicate.
Le mie modestissime intuizioni mi portano a Santa Maria di Giesu o deorsum per dirla alla latina, e alla cappella carmelitana.
Quanto a Santa Maria debbo precisare che si trattava di nome tardo: visto che bisogna risalire alla chiesetta congiunta e collegata che prese poi il nome di Santa Margherita come in qualche modo ci istruisce il Pirri.
Ma ben più antica era la chiesa del Carmine se credo ad un'oliva di un albero carmelitano che in una chiesa di Licata ci informa ai che essa sarebbe risalita ai primi decenni del tredicesimo secolo, quando s'insediò il movimento carmelitano a Racalmuto.
Certo abbiamo poi la documentazione che ci mette sulle tracce di un vetustissimo convento benedettino; ma le chiacchiere stanno a zero, dobbiamo accontentarci della sola vincinanza al Pioppo con quell'antichissimo cenobio.
Insomma volere ripristinare o recuperare o rilanciare il centro storico a Racalmuto, specie se in termini arabi, è follia o imbroglio; se, per erogare fondi ad architetti grottesi, si vuol far credere che nell'Ottocento sia esplosa una voglia francese nell'amputare gli spazi propedeutici alla Matrice subodoro affarucci grassatori.
Quando i Matrona e compagni bloccarono con quell'infame muraglia per il viadotto ferroviario a Piedi di Zichi commisero una imperdonabile strozzatura civica e un criminale sbarramento al naturale defluire delle masse d'acqua piovana dalla Montagna e dalle alture da Villa Nalbone a Bovo.
Se i poveri racalmutesi buttati giù nelle nebbie della Fontana hanno superato la barriera del ponte del Carmelo e si sono diramati nelle fiancate di due apriche colline hanno giustamente rinunciato a vivere in progressiva artrosi ed ora oltre il ponte vogliono vivere.
Il vecchio piano regolatore fu preso di sorpresa e non so (o so bene) quali obnubilamenti topografici ebbe a commettere. Ripeto all'infinito, la chiesetta del Serrone è un bluff novecentesco e lasciamola lì melanconica quanto insensa, meno che per certi ricordi erotici da me risvegliati.
Vi è stata scarsa partecipazione contestativa? Per quanto ne sappia io vi è uno tsunami. Tutto contestato. Certo portano le carte ad Accursio, ma Accursio non è competente per qualche malevolenza. Addirittura vi sarebbe un contenzioso.
Non credo che competa ai tre commissari grandi repressori della mafia ma non addetti ai lavori urbanistici dipanare le controversie ultratecniche di questo nuovo progetto regolatore dell'espansione abitativa racalmutese.
Credo che vi siano rigide procedure amministrative. I commissari (almeno questi) non faranno in tempo a recepire modifiche e rettifiche sanzionate da organi superiori competenti. Toccherà alla nuova amministrazione - ritengo - partire diciamo da zero.
E nel frattempo? Ma continua ad operare il vecchio piano regolatore, approvato con tutti i crismi di legge e sancito dalla Regione e pertanto a mio sommesso avviso non può se non abusivamente cassarsi persino il privilegio del ben noto 0.20.
Parola di un non tecnico, ovvio!!!
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