Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e diventerà
sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il computer. Quella
autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue ben tre lettere
“inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi che io
ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che due tue lettere del giugno
scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai a scriverti per non perdere
manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni. La stampante non
mi funzionava per precedente esaurimento di inchiostri e quindi carta penna e
calamaio per varare una lettera mentre per di più non ero tranquillo per certe
delusioni che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito
avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi
nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi
sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente
male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero
nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tue effervescenze
missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire che mentre i tuoi compagni di
sventura se la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà
che tu resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si crederanno
infallibili nel pensare che alla fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o
passiva che sia e ti lasceranno marcire là vita natural durante. Questo non
deve accadere assolutamente. Specie ora che penso che le cose per te, come la
nottola hegeliana, stano volgendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio
pensiero. Ora debbo uscire per andare a ritirare due copie del libro Malerba
che Agnello dice di Grassonelli e gli editori lo registrano invece come libro
del giornalista televisivo territoriale Sardo.
Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello
delle favole degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così
potrai non solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello
che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo
riscriverà come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i
premio Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”.
Datti quindi da fare. Credo che ne avrai soldi e imporrai la tua superiore
cultura e “onestà” all’Italia intera molto meglio di improvvisati laureati
ergastolani.
Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere.
Ci proverai più gusto a farmi le pulci.
Una cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il
tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di
soldi beh! quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione.
Penso che debba scrivere a Firenze.
Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti
abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo
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Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa
per avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non
ne ho svelato il nome.
Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome e
cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per darmi
una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono sopravvissuto
nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza per eccesso dei
limiti di età.
Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe questa:
“che stavolta avevo io
provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi
di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per segno come sono andate
certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico, parlando al vento,
magari come si dice alla suocera perché nuora intenda.
Ma sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo
quello a cui nel mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si
ricorderà il grido di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco
che se ne fregava di questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole.
Men che meno posso sperare che si ricordi l’altro grido di
dolore che qui resi pubblico invitando specie una signorina avvocatessa contestatrice
a prendersi a cuore le sorti penali di Alfredo Sole, squattrinato, derelitto,
abbandonato anche dai suoi (in un certo qual senso) che veramente si era
pentito, si era redento, si era eticamente riabilitato, vittima anche di certi “pentiti”
cui aveva concesso – sì concesso – il carcerario perdono.
A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia. NULLA.
Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni sul 4
bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze della
cassazione e osa scrivere:
“per molti avvocati questo passo che ti ho scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul
58 ter attivo, e non li schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi
bene le cose, SI RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma
perché palesi la loro ignoranza in materia”.
Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”! Quante
esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di quell’avvocato
da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi di ingiurie e
contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece per la ragione
che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA specie quella palermitana.
Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse press’a poco: Li’ nenti putiemmu
fari pi Alfredo. Finché dura il processo di Palermo in cui Napolitano e Mancino
paiono impigliati, nessun uomo eccellente oserà alzare un dito a favore di un
ergastolano “ostativo”- Il terrore di venire implicati in una sorta di collaborativismo
mafioso paralizza.
L’ho sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta
chiusa e silenzio totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca
a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di
contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto
calcolo di non toccare l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li
soggioga tutti, si tacciono.
Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per
traversa via mi accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”,
chissà quali cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per
quello che ho scritto, ma per vigilanza
democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici” portatori in ambulanze
pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di corsia preferenziale,
come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
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