sabato 4 ottobre 2014

letterina ad Accursio

Mia nipote Rossana Taverna, Agenzia delle Entrate Torino, si è incantata di fronte a questo quadro, forse anche sedotta della chiosa del suo vecchio zione che poi sono io. Vorrebbe acquistarlo. So bene che l'arte non ha prezzo ma un quadro ha un costo. Guarda un po' cosa potresti fare. Rallegramenti: vai sempre  dal bello al bellissimo. S'intende al meglio non c'è mai fine.






SCALA DEI TURCHI




mercoledì 14 agosto 2013
Baia dei Turchi: quadro in cerca di autore. Accursio Vinti
 
 
Ciao Calogero...ti invio la mia ultima opera...ci risentiamo....a presto!....ciao
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIY99MQfGO2hctQnhMgNbGpsRiUq77h8Y-cLzUc6RyW-V4JVj3qmZOR_2bQvvidJWsq6VgMnqgCNvVkz_TvzqKa41T_PMwiagfEsHPVozBTiTqGBh9pkec1rk8Wgmw4UtqdEHcMzVaOgEN/s320/scala+dei+Turchi.jpg
 
 
Se la frenetica arte del disastrato Pollock  attinge apici di assoluta astrattezza espressiva, quel vibratile infangare la candida tela stesa ai piedi può redimersi e divenire intimissimo impressionismo di un contrito spirito persino intriso di riverente religiosità?
Accursio Vinti sembra capace di codesto ibridismo ascetico recitante la sua accorata preghiera sull'incompiuto pavimento degli ampi magazzeni siti alla Confina sopra una sorprendente inesauribile falda acquifera , là dove dovrebbe distendersi la placca famiata dalla torrida calura estiva di questa propaggine del Mare Nostrum propiqua al natio ed ora cimiteriale Caos pirandelliano.
Contraddizioni nelle contraddizioni che rendono illeggibili e quindi avvinghianti le espressioni specie moderne degli esseri viventi muniti di alito divino che tutti chiamano anima.
Accursio mi chiama d'improvviso mi porta alla Confina. Distende due ancor candide tele per terra tenute ferme da un corposo blocco ligneo. Io ciarlo, come mio costume, tentando non sempre felici aforismi di intellettualismo decrepito. Accursio si muove attorno alle due congiunte tele. Vi spruzza colore tenuinamente ceruleo, vi cosparge cocci; come una tegola rosso sanguigna finisce sullo spazio pittorico. Mi invita a partecipare attivamente con lui a questo impensabile rito di creatività cromatica. Per carità! No, grazie. Appena appena distinguo il rosso dal verde per superare l'esame teorico per la patente di guida. Mi trovo una sediolina, apta mihi e posso filosofare guardando. 
Mi chiede ad un certo punto: tu hai capito, vero?. Francamente, no! La mia intelligenza ha una vergata umiliante. Accursio ha pietà: le mie ferie alla Baia dei Turchi. Comincio a capire. L'artista reduce fresco da un paio di settimane di riposo feriale in questa corrosa ansa marina sotto la greca Cattolica Eraclea butta ora sul tessuto il racconto di una esperienza sua intima di vita. Terso il cielo, terso il mare della Baia dei Turchi in un mattino alle prime luci. Dopo poche ore di sonno notturno, ora a vagare sulla battigia come sollevato, redento, puro, leggero: salvifica appare la natura, quella però del mare mugghiante, della sabbia alba come vi è solo lì. 
 
Sollevato? Sì! Ma solo per un istante: i cocci vi emergono tutti, sparsi per terra caoticamente. L'uomo, in frantumi. E l'anelito verso la vendice punizione, verso lo sberleffo irridente, verso il contrasto iroso, verso il rinfaccio fulminate, ed ecco, come si vede sopra, preconfezionati triangoli quadrati figure geometriche il buon Accursio li prende da scatole ripiene e li butta sul nuovo quadro, che d'incanto acquista significatività, empito poetico, costruttivismo allusivo, cromatismo estetico. Rappreso il sogno si spande sulla superficie del lino intelaiata. 
Espressiva l'ira del momento prende voce coloristica, aggressiva, punitiva.
Accursio per educazione finge di dare risposte ai miei pindarici svolazzi  di preteso contenuto filosofico. Ma lui è architetto, ha spirito geometrico, il subbuglio della sua misteriosità subcoscienziale erompe, sì, ma contenuto, logico, razionalizzato, depurato. 
Improvvisa, frenetico? No gli contesto. Questo è quadro intuito, percepito, elaborato, pensato, nei tuoi quindici giorni di ferie alla Baia dei Turchi.
Ammette e con gocciolanti spruzzatori traccia linee, ragnatele come legare, impacchettare , irridere al suo stesso quadro. Non è pago. Altri spruzzatori con colori più  aspri, più feroci spargono ora segnacci espansi che forse sono la sua firma su tutto il quadro come per  un improperio: il padrone sono me. L'affermazione assoluta della sua superiorità sulla materia che ora è viva, ha vitalità sua propria in contrasto con l'autore. 
Pittura in ceca d'autore, in contrasto con l'autore. Quadro finito. 
Ma aggiunge Accursio: debbo forse ancora completarlo. 
No, suggerisco, già il quadro ti si ribella; cominci a violentarlo già troppo; non esagerare. 
Mi ascolterà? Non credo. Per ora sembra fermo allo scatto fotografico, qui pubblicato.
 
Calogero Taverna

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