Un mio post d'altri tempi. Lo trovo attuale. Ma non ci metterei Renzi al posto di Monti. Quello, un professore serio che salvò l'Italia dal baratro finanziario (sì, per chi conosce le cose, no per chi si sollazza di ciarla propagandistica parlando di cose che non sa), Renzi non mi pare di acuto intelletto (politico) se si mette a fare la guerra a certi mostri sacri quale l'art. 18. Si sa che l'art. 18 è una statua di pietra, un convitato tanto ingombrante quanto inutile. ma acquieta tane fervide anime rosse. E Renzi si va buttare in quella Cajenna. Certo è scontato che Giove rende folli quelli che vuol perdere-
Sciascia è sublime, perfetto, inattingibile, irraggiungibile, genio di incomparabile intelligenza, sapidissimo prosatore: solo che è inestricabilmente schiacciato al suo tempo. Non è neppure profeta: cosa ha previsto in ordine al fenomeno Berlusconi; e cosa sull'attuale congiuntura del tecnocrate Monti (che è cosa seria molto più seria e complessa di quello che certi miei amici di FB vogliono talora accreditare); e cosa poi sulle contemporanee vicende di quella che lui chiamava Regalpetra, a partire dal ruolo di un Petrotto a quello dell'interludio di mio cugino Restivo Pantalone, per non parlare del succedersi di poco gloriose triadi, di cripto sindacalese al Tramonto e di tanti loro repentiti laudatores); e che dire dei novelli poetastri di casa nostra o dei loro cugini scrittorelli che anonimamente si mettono a insolentire calunniando con la compiacenza di sussiegosi blog di paesana scrittura? Lasciamo Sciascia al suo tempo; gloriamocene (sempreché ci guadagniamo). Lui ci ha descritto come un paese di folli, di facinorosi, di gente iniqua: noi invece lo esaltiamo come la nostra più grande gloria, come il genio dei geni, come l'inventore di una fondazione cui nulla ha fornito oltre al nome e carte stracce e qualche acquatinta, acquaforte o che so io. Se il vangelo mi dice: lascia che i morti seppelliscano i morti, divento ultraevangelico. Ai miei stimati amici della locale intellighenzia dico: affidiamo Racalmuto alle nuove leve, aiutiamoli a far risorgere questa strana araba fenice che è Racalmuto a proiettarsi in un nuovo ciclo di glorie non solo letterarie, ma culturali, di grande avvedutezza, di sapienza nelle cosiddette professioni liberali. Ne sono certo, fra qualche anno si avrà una meravigliosa cittadina gelosa del suo storico nome: RACALMUTO, senza orpelli di sorta, senza pseudonimi letterari, non più insulsa pietra regale ma civilissima STATIO pluriculturale: araba, normanna, bizantina, greco-romana, sicana e soprattutto pre-sicana. L'archeologia ci aiuta; la storia va corretta; i microstorici redarguiti. I blog ossequienti, negletti.
Nessun commento:
Posta un commento