abato 18 maggio 2013
32 pagine di appunti sul cicolano
POGGIO POPONESCO VARIE
A QUELLI DEL CICOLANO
Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina come questa del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti. C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo. Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.
Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?
E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore. Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"
Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?
Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un maziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".
Perché gli ho rotto gli zebedei?
a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di codesti imprendibili privati, arraffatisi il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;
b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDIGIO. Già e così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.
c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto u museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per inziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI.
Dove? a Nesce.
Etc. Etc. Calogero Taverna
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.
Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?
Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.
A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.
Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.
E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.
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Non è inopportuno riportare certi stralci della stampa che si è
occupata della questione.
Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed
molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo
si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo
si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro
espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni;
eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta
epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti
che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di
compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure
per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del
Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che
se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta
c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini
(pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e
Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato
da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi
sono attinenze, contiguità, collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare– ha tre date importanti: 1830,
data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese
per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani,
marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più
giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una
malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo
cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e
ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura
simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo
inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei
morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale
presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di
ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come
quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio
collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche
trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia
chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché
non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non
dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione
e lo studio propedeutico è sempre possibile.
Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e
questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per
espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini–queste misteriose
mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche,
termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi
(estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire,
secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano
delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi
affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole
volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti
MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi
consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino
ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero,
solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di
qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad
esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo
economico.
Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di
un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno
congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato
all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della
Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo
di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi
ripercorra le investigazioni del nonno–anche lui ha conoscenza
unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione
aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da
ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero
molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano
è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro
di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per
puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di
Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta,
troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di
un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma
continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo
perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don
Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor
Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi
e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso,
un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche
negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni
idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non
vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole
rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da
Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio
avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave
dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un
tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del
Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e
Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!
Ai piedi del vecchio diruto Poggio Poponesco sorge un convento antico ma non antichssimo; ai tempi in cui scriveva il Lugini era ancora in piedi ma adattato a carcere mandamntale. Quel che incuriosisce noi è quale ruolo, quale servizio sociale, quale necesstà misionarie potè avere un cenobio in zona comunque inospitale, staccato da un catrum con tante esigenze ma anche compiti difensivi. legato più ad un decadente centro urbano che non al piuttosto lontano nuovo centro abitativo (Fiaminano).
Studi, ricerche, convegni ve ne sono stati, ma non pare atti a dipanare almeno uno dei tanti dilemmi dei quali ne abbiammo abbozzati solo alcuni. Nel nuovo millennio, al Cicolano vanno destinati fondi pubblici, attenzioni scientifiche e persino misure riparatrici. Se n'è già scritto e con toni anche ripiccati.
Resta singolare che un convento francescano - in sospeso tra il fortilizio medievale e il nuovo sempre più egemone centro abitativo che tanti esuli, ovviamente scontenti, dal vetusto Poggio Poponesco, in crescente fase di fatiscenza, hanno avviato e ravvivato con cipisglio consono ad una insorgente piccola borghesia in terre feudali di grandi signori disrtti a Roma - possa ivi sorgere e consolidarsi..
Quel convento ad ogni modo, se non dei primordi della irrefrenabile diffusione francescana, la segue da presso. Nelle approfondite e professionali ricerche di Luigi Pellegrini (in Chiesa e Società dal secolo IV ai giorni nostri - Italia Sacra n. 30) questo convento ai piedi di Poggio Poponesco non è citato. Insomma nel celebre "Provinciale Ordinis Fratrum Minorum" di fra Paolino da Venezia non è presente, mentre lo è quello di Radicaro (il n, 8 sub tituolo S. Jacobi de Radicaro, in Custodia Reatina). E qui possiamo risalire al 1230. "segnalati da Fra Paolino da Venezia appaiono già fondati e operanti [conventi francescani] nel 1230., ibidem).
Una cosa comunque resta evidente che tra il 1230 e i primi del Novecento, quel convento l ospita i nuovi soldati del Poverello d'Asssii che con sai lisi, con cingoli, questuando poveri tra poversi, e Poggio Poponesco a monte e Fiamignano nei dirupi di sotto, venivano catechizzati, edotti nelle cose di Dio, educati ad una religione sobria e caritatevole, ed in un certo qual senso addottorati. Pecore, capre ,bovini, terre aspre. ed orti in piccoli fazzoletti di terra servivano ad uomini che accudivan loro ma secondo fede in Dio nella evangelica predicazion di un francescanesimo sobrio e con miserie umane come tutti e come sempre ma temperate, mortificate. Ne è nato un costume di vita che ci pare di cogliere ancora quando, estranei, villeggiamo nelle calde estati, fuggitivi da Roma in calore tra foschie deprimenti.
La chiesa di
Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del
1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio
di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo
apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata
et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis"
(al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia
tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non
continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi
500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero
tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato
Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino
diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più
il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove
rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile
decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente
a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso
culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti
opposti).
Poggio Poponesco
- un sito archeologico da salvare -un unicum per l'archeologia
medievale.
In un vecchio
atlante geografico del '700 POGGIO POPONESCO appare, vivo, vitale,
distinto ed autonomo. Ai suoi piedi, sotto la sua egemonia si
distende tra dirupi sino al vecchio fiume Fiamignano, ma apparechiaro
che è altra cosa.
E' la vetusta delle
origini innanzi tutt a distungue il vecchio insediamento abitativo
POGGIO POPONESC appunto dal languido defluire di csali modesti
accanto alle pretenzione dimore dei nuovi ricchi del tempo FIAMGNANO.
E sopra Poggoìio
Ponensco, come si vertice egemone il Csatrum, medievale sez adubbio,
ma antico sino ai tempi del dominio dei frati farfensi ce sinora solo
il grande Lugini ha cercato disbirciare. Nel mezzo di una teoria di
castelli mediaveli, Il Lugini ne conta una rentina. Nessuna ricerca
storica, nessuna salvaguardiacorale, nessuna spesa "produttiva".
Solo l'assurdo di quelche ottuso campanilism che di un qualcuno di
codestimanieri ve ha fatto il topos di una dell più inverosimili
tregende cinuecentesco. Buona coa se in contiguita ad una esaustiva;
pessima, se sbricciolante un bel quadro d'assieme
Ed in relazioni a
tanti castelli, ma a noi qui interessa per necesità di tesi solo il
Castrum di Poggio Poponesco., sempre il dodevlossimo Lugini gettauna
luce non ancora adeguatamente scandagliata tra castello e rete viaria
nel reatino antica e collegabile all'anno 1151 e alle notule
farfenses degi ann 1148 e 1149. Si finanziino pure tracciati
incredibii che dall'estremo Nord arrivano sino a Pachino, ma si dia
premineza agli studi e alla salvaguardia dei lughi nell'aleo erio e
scientifico impostoc dal Lugini (pag. 132)..
Quindiil castrum
sopra Poggio Poponesco è faccenda farfense eperanto dislocabile
nella prima metà del XII secolo? Il Castrum, molto
probabile-occorrono scavo mirati, srati stratigrafii. sondaggi
addirittura da laboratori atomici (come sperimentato positivamente a
Catania, con la cività sicata il cui epicentro sarenbbe Racalmuto ma
per giochi di poteri trslatoa milena). Quanti soldi occorrono? Tanti,
tantisssi, ma frattanto perché non si inzia con meno, molto meno,
con ricorso a fonti più disceret ma più accessibili? Posso
lamentare incurie ancestrali (qundo rinasxe il medico Lugini?)? posso
ravvisare incurie, inidoneità, abulie, campanilisi gretti
edostativi. acciie, indolenze, dispersioni colpevoli?
Ma basta non
perseverare. A chi serve il processo alpassato, anzi ad un rosario di
occasioni perdute.
Ma il centro
abitativo, no! E' di molto antecedente. Ci soccorre sempre il lugini
con questedue epigrafi: la dodicesima e la tredicesima: Molto più
complessa, rica e di importanza storica, politica e giuspubblicistica
sconfinata. A noi è bastato esibire la foto della lapide murata
improvvidamente esenza alcuna raffinatezza culturle in alto
all'interno di unciesa cattolica a S. Elpidio - adirittura con la
compiacenza di un rappresentante delle autorità di settore ui
incombeva qualche dovere di rapporto - al ua specialista francesse
che subito mi inabissò on una marea di dari scientifici, storici ed
istituzinali degni di un gran trttato di diritto roano, spunti che
abbaiamo passato a QUELLI DEL COCOLANO che senza inducia e con molta
ortesia hanno reso di pubblica ragione, nel territorio.
Figurarsi de dovessi
sottoporre il quesito circa il significato di vasche, fistlae e
sigilla ahenea in una lapide romana. E questa lapide dove è stata
rinvenuta: nell'ex "convento dei cappuccini di Fiamignano, come
dire ai pidi di Poggio Poponesco. Quindi Poggio poponesco risale per
lo meno al primo secolo dell'era cristiana.
Non tutto merito del
Lugini, ma Grutero (1020, 4, 5), Doni (11, 17) Martelli (tom. II, p.
160), Garrucci (pg. 163 del Bullettino. E come se non bastasse
addirittura il Mommsen (I.N. 57 13) al tempo del Lugini edora nei
ponderosi epigrafi del CIL.
Ma tanto ben di dio
è stato preso in considerazioe in ltre un secolo? Se non andiamo
errati, solo la lodevole ma impari inziativa di un volenteroso
dilettante locale. Che hanno fatto le autorità di setore? Quale
ancor piccolo investimento le dispendiose e dispersive fonti
pubblche? Non è arrivato iltempo di riparare.
Alorabastano due
milleni di vita per Poggio Poponesco? No! ancora più indietro.
Accanto alcastrum squadre di archeologi professionististranieri hanno
rinvenuto, studiato, salvaguardato (almeno pro tempore) un
insediamento umano preistorico. Vi sono pubblicazioni; non ho avuto
modo di studiarle e valutarle. Comunque cose pregevolissime, egne
dello stadio scientifico raggiunto nel settore. Cose che in ogni caso
non possono venire lasciate - come credo che avvenga-all'incuria ed
alla omessa vigilanza,ad un pascolo in mano a sonnecchiosi e talora
infoiati albanesi (certi fatti di cronanca sono quelli che sono e pur
un filntropo non razzista come me ne resta turbato. Un intensificarsi
della viglanza campestre non sarebbe aupicabile, sia per le nostre
donne, sia per il buon nome della quasi totalità degli
extracomunitari costretti ad inselvatichirsi cone pecore, porci e
bovini quanto in egole con le esose pretese del fisco e ell'Inps non
so.) Aggiungas che quei ritrovmenti sul crinale di un'altissima
montagna non patrimono dell'umanità ome il castrum, come l'abitato
residuo (m di questo dpo). Non vi sono costi cospicui che possano
assolvere da inadiempienze e da cerenze di investimenti necessari,
improcrastinabili, ineludibili, impellenti.
E quanto
all'epigrafia romana dell'intero Cicolano e specificatamente a queste
due ladipi di Pogio poponesco non vi sono parole pr sottolilearne
l'importanza. A mo' di esempio, facciamo qui un richiamo d qantosi è
di recente polemizzatoin ordine ad una lapide egrafale ogi mal posta
in una chiesa di S. Elpidio. Rieniamo di voner qui riportare i
termini essenziali del corelato dibattito:
Didattito
sull'epigrafia del Cicolano - La lapide di S. Elpidio
· Pubblica
·
·
· Calogero Taverna
Toto corde plaudo al
ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe
lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C . al I d.
C. a dire dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli
strumenti scientifici d'oggidì e con le cognizioni altamente
sofisticate dei nostri migliori archeologi, quell'arco si
restringesse di molto, anche per meglio precisare i dati storici del
Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una lastra
con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una
chiesa sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre
acconciamente in un antiquarium i tanti preziosissimi reperti
archeologici del Cicolano molto gioverebbe alla ricerca storica.
Già quel L.
CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti
prosopografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi
non sappiamo quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano
suscettibili di corrette e illuminanti letture archeologiche. In alto
poi non so come si possano misurare le lettere incise (ammesso che
non sia stato fatto) che consentono agli specialisti specifiche di
importanza non trascurabile.Il Lugini - una volta tanto recuperato -
ci avverte che quell lapide, già allora monca, non stava sui meri
della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla
stessa dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono
la volta". Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed
oggi nulla abbiamo. Magari per un eccesso di pignoleria, segnalo che
la epigrafe pubblicata dal Lugini sta a pag. 91 della recente
edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a meno che non
si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO
VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e
adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano.
solo una piccola
precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma
interna alla chiesa! =)
Calogero Taverna
Grazie per la precisazione; del resto (com metto troppo tra
parentesi: orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché
scrivo così) cerco di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del
luogo.
Calogero Taverna Non
per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto.
La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di
sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di
cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano
esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un
alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una
epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo
che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in
biblioteca a consultare tale pagina d l CIL, non credo che ne avrò
tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per
vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen
sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa
ci sta a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure
di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Anatolia,
Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti
toponomastici greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed
altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli
attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili
pubblici ormai in disuso e quanta attrattiva per turismo colto
avrebbero antiquarii del genere? Ricordo che tempo fa al Museo
Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero
longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è pù
nulla nelle sale d'esposizione. el Cicolano quella tomba non sarebbe
più confacene? Avete tanta ricchezza archeologica, storica,
culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già
molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione
politica debbo essere ottimista.
posso dire che molto
probab ilmente la lapide, con nessuna rilevanza dal punto di vista
cattolico è stata "rimessa" in chiesa per due motivi: 1) è
stata da lì prelevata in seguito al terremoto del 1915 che ha
devastato la Marsica ed anche la quasi totalità del nostro paese,
ivi compresa la chiesa (poi perchè fino al 1915 fosse lì io non lo
so)
2) la chiesa credo
che sia l'unico luogo che permette di poterla visionare a TUTTI i
cittadini di S.Elpidio senza andare a ricercarla nei varii musei (ad
esempio molti dei resti, oggetti reperti del nostro paese sono nel
museo di Borgo S.Pietro o a Rieti, ed io che ho 32 anni, non sono mai
andata a cederli, figuriamoci i nostri bei vecchietti).
per quel che
riguarda la toponomastica posso dire che il nostro paese porta il
nome del Vescovo S.Elpidio poichè leggenda dice che tale Vescovo si
era recato a Roma dalla Francia, paese dove attuava il suo operato, e
sulla strada del ritorno morì propr...Altro
Calogero Taverna Ho
molto apprezzato le sue cognizioni e soprattutto il suo interesse
alle cose della storia locale. La mircostoria - che peraltro non dà
gloria e per di più fa perdere quattrini -è la mia mania; mi sento
il più grande microstorico di Racalmuto che per di più vanta un
libro come Le Parrocchie di Regalpetra di Sciascia. In tale contesto
-più che plaudente nei suoi confronti-mi permetta di contrapporre
alcuni miei dissensi. Non parlo di MUSEI (ho attaccato il Pigurini,
figurarsi!) - ma di ANTIQUARIUM. Per quel che conosco io, perché
lasciare ai drogati il piano terra del mostro cementizio di Santa
Lucia? Ben altro vi sarà a Sant'Elpidio. Quelle delle monache di S.
Pietro sono riparazioni dell'allagamento fascista della valle del
Salto: buono per l'elettricità, mica tanto per voi cicolanesi: non
vi pagano neanche le imposte per occupazione del suolo comunale. e
correte il rischio di finire ora sotto Viterbo (pensi ai vecchietti
come me!).
Calogero Taverna
Aggiungo: correre nei musei è vizio forse solo di certi "bei
vecchietti", ma andare a visitare sale adeguatamente
illustrative nelle località cui si riferiscono i reperti antichi non
ha ostacoli legati all'età, sibbene agli interessi culturali che non
...Altro
La chiesa di
Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del
1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio
di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo
apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata
et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis"
(al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia
tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non
continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi
500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero
tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato
Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino
diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più
il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove
rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile
decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente
a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso
culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti
opposti).
eheh... mi dispiace
contraddirla, ma attualmente qui da noi non ci sono luoghi
utilizzabili per poter esporre alcunchè... fino a qualche giorno fa
si poteva pensare alla sala parrocchiale, ma ora è chiusa per la
rimozione dell'amianto, e chissà quanto tornerà usufruibile, per
tutto il resto non ho risposte, devo ammettere di essere mooolto
ignorante in materia, sono ben altre le cose di cui mi occupo, per
questo ritengo che la chiesa possa risultare uno dei luoghi più
idonei per l'esposizione della lapide, forse sbaglio, m
Giovedì alle 11.28
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o
forse sbaglio, ma
conoscendo paese e paesani, credo che in altro luogo non si sarebbe
potuta mettere
Calogero Taverna
Capisco. Ogni estate questa splendida terra del Cicolano mi ospita
liberandomi dai plumebi calori romani. Ne sono innamorato. Apprezzo
tante grandissime persone e la civiltà raffinatissima che alberga da
voi. Ma un piccolo difetto lo riscontro. Siete m...Altro
ha colto in pieno lo
spirito paesano!!!!! complimenti! =)
Si sarà resa conto
che io amo il Cicolano senza se e senza ma. Ma tutto il Cicolano e
sono convinto che tanto si dorvà ancora fare. Certo molto è stato
fatto e per merito esclusivo dei Cicolani, chiamiamoli anche Equi. Il
frazionismo però qualche guaio l'ha prodotto. Vi sono quattro
capoluoghi (Petrella, Pescorocchiano, Fiamignano e Borgorose, certo
Corvaro scalpita) ma vi sono pure due o tre frazioncine (manco il 15%
dell popolazione) che fanno comune a sé e determinano maggioranze in
importanti istituzioni ove v'è il sistema capitario: quei sindaci là
hanno determinato maggioranze rivolte più a favorirli che a far
crescere il circondario. Mettiamo i fondi che vanno ripartiti per
comuni a prescindere dalle dimensioni e dalle attese amministrative.
Abbiamo posti remunerati che finiscono a piccolissimi comuni e
vengono esclusi altri con maggiori titoli e competenze che hanno la
disgrazia di appartenere a realtà comunali più consistenti. Il lago
fu opera sì fascista ma come opera statale, perché allora tutto
nello Stato niente fuori dello Stato. Poi quello Stato si chiamò
Enel e con la mania delle privatizzazioni ora pare (così mi dicono)
che l'opera non solo è privata o privatizzata che dir si voglia ma è
passata di mano a realtà estere. I comuni dovrebbero incassare fior
di quattrini. Pare vi sia una piccola consorteria locale che
percepisce e ripartisce. Mi dicono che a Pescorocchiano arrivano sì
e no 4-5000 euro all'anno. L'Ente delegato paga bene i suoi
amministratori. Non so se mi spiego. In compenso, tutti - me
compreso-paghiamo l'IMU più alta d'Italia. Proventi ben ripartiti ed
adeguati al suolo pubblico comunale occupato sarebbero sufficienti
non dico a non dover pagare nulla ma almeno aliquote contenute
(sempre giuste comunque). Ho agitato la questione in un post qui
gentilmente ospitato. Sollevo anche altre più spinose questioni. Vox
clamantis in deserto. Pare che quello che interessa il Cicolano è
non mettere in un antiquarium di Santa Lucia le tante epigrafi
disperse e male affisse nei muri delle chiese o delle fontane o in
muriccioli alti un metro a portata degli scarichi abrasivi delle
auto. Oppure pagare fior d'avvocati per far tornare da Fiamignano una
crosta di Santa Lucia nel vicinissimo borgo omonimo. Sarebbe come
dire che qui a Roma dovremmo portare su al Casaletto il Colosseo
perché forse la pietra fu portata là da questo periferico colle. Il
Cicolano sia una sola entità amministrativa: non sono più di otto
mila abitanti. Non si frazionino con campanilismi da secchia rapita,
pena un irrefrenabile decadimento abitativo ed economico.
credo che ormai
l'esito sia inevitabile... ciò che è fatto è fatto! siamo
cresciuti con tali convinzioni: a noi di S.Elpidio non nominare
Pescorocchiano, per l'amor di Dio (ed io sono tra questi ahimè o per
fortuna?) e lo stesso vale dall'altra parte.....Altro
Giovedì alle 21.45
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o
Calogero Taverna Le
informazioni su di lui sono frammentarie confuse. Pietro da Natalibus
lo identifica con un eremita originario della Cappadocia e venuto in
Italia dove sarebbe morto. Lo scrittore Palladio lo ricorda come un
eremita, vissuto presso Gerico per molti a...Altro
=) sono contenta che
si sia appassionato così tanto alla nostra terra, e poi sapere che
noi siamo bizantini e a Pesco longobardi mi rincuora, nella mia testa
i bizantini sono più signorili (col significato odierno,
naturalmente) dei Longobardi... ahaha
Giovedì alle 22.32
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o
Calogero Taverna I
bizantini sono i continuatori (talora in meglio, talora in peggio)
della grande civiltà romana; i longobardi? Beh! Gli antenati di
Bossi. Mi sa che sant'Elpidio ci guadagna. Augurissimi a lei ed a
tutti gli abitanti di S.Elpidio
grazie infinite!!!
tantissimi auguri anche a lei! =)
Quelli del Cicolano
Una grande soddisfazione leggere su questa bacheca cultura storica e
letteraria,specie del periodo di cui sono appassionato.Grande
ammirazione per Calogero Taverna per l'accuratezza e la estrema
conoscenza dei dettagli.Per non parlare della nostra Carola,che
rappresenta la categoria di giovani di cui si è orgogliosi di averli
nati e abitanti di questa nostra Valle.FB può essere anche luogo
virtuale di aggregazione e scambio di idee e di cultura.
o
Calogero Taverna Una
aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si
trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per
oltre 22 anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache
in Santa Lucia di Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di
Fiamignano per il trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia
moglie origina dai longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di
Varri (vedasi Museo Pigorini), io dovrei rifarmi ai bizantini visto
che al mio paese è stato nel 1940 ritrovato un tesoretto del V-VI
secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori bizantini.
L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo
simpaticissimo diversivo
Ma l'importanza
ell'epigrafia èattetata dagi interessi che robustistudiosi
tedeschivi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle
relazioniscjientifiche nel CIS di uncolosso come il Mommsen. Ma sia
come sia,eccoche già nel1804 unosudioso palare dell'Edille
(ilquinto)che risisideva a S. Elpidio, il magistrato Carcovinus.
Val la penafarne qui
una sufficiente sintesi.
Il personaggio di
S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si tratta
di Carcurin
magistrato romano
citato due volte nel testo:
3) i. Tüinius
Pansa Sctccus tr. mil. 400 v. Chr.
PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE
KLASSE.
NEUE FOLGE. BAND V,
2.
BERLIN.
WEIDMANNSCHE
BUCHHANDLUNG.
1904.
INHALT.
Wilhelm Schulze, Zar
G-eschichte lateinischer Eigennamen.
------------------------------------------------------
4) Tappo: Tappurius
= Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196
carcu: Carcurin- S.
171 sq. vgl. mit S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753 (Mailand). P. VilHus
Tap-
pulus COS. 199 V.
Chr. Also wie Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato: Catulus.
Plinius bringt
Catus und Corculus
zusammen n. h. 7, 118. Man hat aber gewiss für das richtige
Verständnis
von Corculus auch
das etruskische Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070 sq. zu
bedenken.
3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius
SS. 137. 219 carcu: Carcurin- 172 Anm. 3 latuni:
Latumius 176. 178 sacu: Sagurus 223
manttial: Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262 Caepio:
Ceporiua 351. Llaturnius 149.
Ci risparmiamo qui
doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di settore
ed anche della cltura specializzata piùo o meno accademica.
Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari.
Problema risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio
Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche
nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante
meta del secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta
l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata
dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata
nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al
portafoglio degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già
resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S.
Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una
digressione quanto un completamento delindilazionabile richiamo alla
doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per un
impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di
risalto ben ltre i lmiti di un qualsivoglia e comunque giudicabile
angolo visuale localistico.Qui è qui un patrimonio dell’umanità
negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni richiamo è dunque oltre
che doveroso improcrastinabile.
Il CICOLANO medio-piccolo borghese
Nei quaderni “valledelsalto.it” Salvatore Luciano
Bonventre ben ci spiega e magistralmente ci illumina sulla grande
rivolta sociale del Cicolano con l’eversione della feudalità sotto
i “napoleonidi” in quel torno di tempo a ridosso della
rivoluzione francese, subito dopo il 1806: il «composito e
frastagliato panorama di 10 diversi e piccoli ‘Stati’» si
componeva in due circondari (Mercato e Borgocollefegato), in quattro
comuni centrali (Petrella di Cicoli, Mercato, Pescorocchiano e
Borgocollefegato) e in ben ventiquattro frazioni ripartiti tra i
comuni centrali (Capradosso, Staffoli, Borgo San Pietro, Petrella,
Mareri, Poggioviano, Sambuco, Radicaro, Gamagna, Mercato, Tonnicoda,
Girgenti, Macchiatimene e Roccaverruti, Leofreni, Pescorocchiano,
Torre di Taglio, Poggio San Giovanni, Castelmenardo, Poggioreale,
Collefegato, S. Anatolia, Torano, Corsaro, Spedino).
Si produce conseguentemente «un nuovo assetto della
struttura sociale … e si provoca la fine del baronaggio come ceto
dominante avendosi l’avvento della borghesia terriera come soggetto
capace di gestire a proprio vantaggio le nuove politiche fondiarie
riguardanti i beni demaniali, ex-feudali ed ecclesiastici in veste di
protagonisti della formazione di un moderno Cicolano amministrativo.»
Dalla variegata società feudataria vengono fuori 217
redditieri (con più di 24 ducati di rendita registrati nel nuovo
catasto che si custodisce a Napoli) che in qu<anto “proprietari”
costituivano l’élite locale con diritti civici e con eleggibilità
nei consigli decurionali.
Da nostre ricerche nell’ambito della prima visita
pastorale di Mons. Camaiani la ripartizione abitativa del Cicolano
può così raffigurarsi:
- STAFFOLI: 80 abitanti;
- PETRELLA: 100 famiglie (circa 450 abitanti)
- PONTE DELLA SPONGA 15 famiglie (circa 70 abitanti);
- MARERI: 35 abitanti;
- OIANO: 3 famiglie (non più di 15 abitanti);
- MERCATO: 90 famiglie (circa 400 abitanti, sparsi in quatuor villis parum ab invicem dintantibus);
- FIAMIGNANO: v. Mercato;
- MARMOSEDIO: 25 famiglie (oltre 110 abitanti);
- GAMAGNA: non precisato;
- SANT’AGAPITO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SAN SALVATORE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- COLLEMAZZOLINO: 20 famiglie (circa 90 abitanti);
- SANTA LUCIA DI FIAMIGNANO: 28 famiglie (quasi 125 abitanti);
- FAGGE: 57 famiglie (oltre 250 abitanti);
- BRUSCIANO: 85 abitanti sparsi in quatuor villis;
- SAMBUCO: 72 famiglie (325 abitanti circa sparsi in quinqe villis);
- FORNELLO: numero di famiglie non segnalato;
- SANTO STEFANO: 30 famiglie (circa 135 abitanti);
- RADICARO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SAN PIETRO: 9 famiglie (circa 40 abitanti);
- ROCCA RANDISI: 35 famiglie ( circa 155 abitanti);
- SANT’ELPIDIO: 100 famiglie (450 abitanti sparsi in quinque villis);
- POGGIO SAN GIOVANNI: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- TORRE DI TAGLIO: dato anagrafico non segnalato;
- ALZANO: 45 famiglie (oltre 200 abitanti);
- CASTELMENARDO: 20 famiglie (circa 90 abitanti);
- CASTIGLIONE : dato anagrafico non segnalato;
- BORGOROSE: 72 famiglie (circa 325 abitanti);
- SANTO STEFANO: 17 famiglie (circa 75 abitanti);
- CORVARO: 120 famiglie (540 abitanti circa);
- CARTORE: 7 famiglie (oltre 30 abitanti);
- SANT’ANATOLIA: 100 famiglie (circa 450 abitanti);
- SPEDINO: 25 famiglie ( circa 115 abitanti);
- TORANO e VILLA TORANO: 100 famiglie (circa 450 abitanti);
- VILLEROSE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- CIVITELLA: 28 famiglie (circa 125 abitanti);
- PESCOROCCHIANO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- NESCE: 20 famiglie (circa 90 abitanti):
- POGGIOREALE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- LEOFRENI: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- CASTELLUCCIO: 8 famiglie (circa 35 abitanti);
- PACE: 27 famiglie (circa 125 abitanti);
- GIRGENTI: 45 famiglie (circa 200 abitanti);
- BACCARECCE: 24 famiglie (circa 100 abitanti);
- COLLI: 30 famiglie (115 abitanti sparsi in tre villaggi);
- ROCCABERARDI; 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SANTA LUCIA di GIOVEROTONDO; famiglie 17 (circa 75abitanti);
- TONNICODA: 20 famiglie (90 abitanti circa);
TEGLIETO: 30 famiglie (circa 135 abitanti).
Allo stato dell'arte
questo è quanto può rintracciarsi tra i mass-media. E' tanto, non è
troppo ma manco possiamo dire adeguato all'importanza di certi siti
archeologici soprattitto medievali (ma una epigrafia di prim'ordine
romana potrà sconcolgere tanti luogh comuni assodati ma falsi).
Abbiamo ad esempio un unicum quale è il pendio sotto il castrum di
Poggio Poponesco, qui mi pare manco accennato. Ci ripromettiamo di
supplire, con le nostre modeste forze. Speriamo che possa essere per
lo meno il seme per il doveroso rilancio archeologico di una plag a
ridorro della Roma Antica davvero unica nel suo genere.
Gli Equicoli
erano un popolo dell' Italia antica, limitati nel
Cicolano,residuo dell' antica nazione degli Equi dopo la
conquista romana(fine IV- inizi III sec. a.C.)...
...Questa notizia viene riportata anche da un' iscrizione a Roma sul colle Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell' omonimo museo:
...Questa notizia viene riportata anche da un' iscrizione a Roma sul colle Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell' omonimo museo:
§ Ferter
Resius / rex Aequeicolus / is preimus / ius fetiale
paravit / inde p(opulus) R(omanus) discipleinam excepit.
§ Ferter
Resius / re equicolo /
egli per primo / predispose il diritto dei feziali / in seguito il
popolo romano (ne) apprese la disciplina.
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