Sono siciliano di centomila
generazioni, refrattario ad ogni lingua foresta. Non mi sono mai
convertito all'esteroglossomania figuriamo adesso ad 81 anni.
Eppure qui - che pur sarebbe un lembo
estremo del Regno delle Due Sicilia, la terra cicolana altrice di
briganti a ridosso dello Stato Pontificio - debbo per sopravvivenza
anche coniugale tentar convivenza con dialetto stretto stretto ma non
molto ostico.
Piluccando notizie storiche sulla
famiglia di mia moglie vengo a scoprire che la nonna paterna
proveniva da una famiglia di VATICALI, adattamento cicolano di
VETTURALE ma aveva ben altre implicazioni in quel trambusto storico
del secolo dei Lumi, e anche se Marat doveva ancora arrivare le
classi abbienti si adoperavano per consolidamenti delle ricchezze
accumulate con l'agricoltura e con il feroce sfruttamento dei
cenciosi cvaticalieti contadini. Gli Anniballi di Staffoli con grandi
proprietà a Poggiopoponesco non si limitavano a far fruttare le loro
terre ma espansero nelle iniziative dei trasporti e da "vaticali"
ben impinguavano i loro peculi di famiglia. Una Aniballi, erede di
tali vaticali fattisi "molto commodi" sposò il primogenito
della famiglia Benedetti gravitante tra Pescorocchiano e Baccarecce;
una sorella uno dei Morelli di Nesce.
I Benedetti rinforzati da una paio di
preti economicamente molto abili (Don Benedetto e don Cpstantino)
alzarono a Baccarecce una abitazione vagamente consona con la villa
rustica di cui scrive il Lugini, ove utilitas in spazi grandi e
delectatio con civettuoli fregi confluivano in quello che
genialmente il Lugini chiama praetorium: e da lì come un praetor il
fattore ora gran nobilotto sia pur di campagna dominava le
sottostanti vigne terrazzate e le frugifere 'piana'.
Mio suocero Costantino Benedetti ancora
negli ultimi sussulti di quella civiltà contadina degli anni '50
aveva fisico mente e cipiglio da aurotevole praetor nella sua tipica
villa rustica di concezione romana in quel di Baccarecce. E al tempo
della mietitura appunto resisteva il rito dello 'sdiuno' da nop
rammentato aliunde.
Il Lugini col suo colto trattatoo sulla
villa rustica dei Morelli, certo modello per la minore corte
caseggiata dei Benedetti di Baccarecce, ci spiega come a ridosso i
poveri, i servi, i villici, le "anime" potessero trovare
alloggi ed essere profittevoli appendici dei signorotti burberi ma
all'occorrenza benefici, persino qualche volta munifici. Benedetto Di
Matteo per Nesce sta dando alle stampe uno suo studio pregevole anche
se affettuoso di codeste abitazioni tra l'indigente il confortevole
in quel di Nesce quali ancor oggi residuano.
Baccarecce ha forse struttura
differenziata: colpisce come a fronte del solatio allinearsi di
abitazioni signorili si aggrumino sottomesse casupole che aggirano un
angusto cortiletto. Al cortiletto si eccede da un basso arco che
comunque permette l'ingesso anche di grossi quadrupedi. E qui il
termine che mi ha colpito. Ancor oggi quegli accessi singolari e
inconfondibili li chiamano TRASCENNE. Ecolo qui in calce a terzo
posto.
Infine Peppina di Baccarecce, oggi visi
stata da me e da mia moglie, antica testimone dei fasti dei
Benedetti, sempre arzilla, loquace, espressiva, sentimentale, fiera
di essere stata a servizio dei Benedetti, di cui conosce uomini e
donne, zie e tardone, vizi e virtù, eccola uscirne con una
espressione di indicibile espressività: "non me ne meno
abbe" (non me ne faccio meraviglia). Ma cavolo se me ne
faccio meraviglia io, quanto è meravigliosa questa arzillissima
donna d'altri tempi che ancora espande fascino e ispira simpatia.
Grande testimone di un mondo che pur non mi appartiene.
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vaticale - u sdiunu - trascerna - non me ne meno abbe (non me ne faccio
meraviglia)
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