Questo per me era e resta lo ZAFFERANO GIALLO, il particolare crokus che Strabone attorno agli anni Trenta d. C. diceva essere la terza fonte del nutrimento dei Sicani (dopo il frumento e il miele). Per Sicani Strabone intendeva le plaghe che da Enna si estendevano sino alle porte di Akragas, epicentro i Monti Sicani e nel cui ambito ritengo centrale la Grotta di Fra Diego di Racalmuto con il circondante territorio di Milena.
Ne trovai un esemplare in autunno appunto in una balza che sale dallo zubbio su la pianura sopra la nostra grotta immortalata da Sciascia.
Giravo LE PARROCCHIE DI GIRGENTI per Studio 98, speaker d'eccezione Totuccio Palermo al quale faccio tantissimi auguri. Ne ha tanto bisogno. Quanto è ingrata questa Racalmuto!
Non ne conoscevo né nome né caratteristiche. Qualche lume ebbe a darmelo il linneo racalmutese dottor Giovanni Salvo. Ma da scienziato sognatore non vuole che se ne diffonda la notizia. Scrive a pag. 105 del suo "Racalmuto - il patrimonio storico - Gli ambienti - la flora . la fauna" che trattasi di "ZAFFERANASTRO GIALLO (Sternbergia lutea)". Non tollero quel dispregiativo! E poi chi ci dice che lo zafferano di Strabone o meglio quello del colore del tanto zolfo del suolo che trovai allora sia proprio quella specie che se non capisco male fu individuata dal un botanico lontanissimo, lo Sternberg? Se non se ne studiano le autoctone caratteristiche, i bulbi, la loro composizione chimica etc - e spero che gli abilissimi studiosi di Niscemi vi suppliscano e mi diano un qualche conforto - non potrò aderire alla catalogazione del Salvo - Strabone invero parla di crochi e questi non sono commestibili. Ma ovvio che si riferiva appunto allo zafferano, terza fonte nutritiva, dei nostri prati solfiferi.
Io vivo in questo mondo e penso che tutto deve essere rivolto al miglior tenor di vita degli esseri umani. Quindi, per me, dovrebbero riprendere le coltivazioni di tali particolari pistilli. Ora come ai tempi di Strabone. Se vogliamo lavoro per i giovani, progresso, il rifiorire dell'agricoltura anche per attirare turismo con cibi sani genuini ed antichi.
Svegliamoci e diamoci alle iniziative proficue.
A cosa stai pensando?
Ne trovai un esemplare in autunno appunto in una balza che sale dallo zubbio su la pianura sopra la nostra grotta immortalata da Sciascia.
Giravo LE PARROCCHIE DI GIRGENTI per Studio 98, speaker d'eccezione Totuccio Palermo al quale faccio tantissimi auguri. Ne ha tanto bisogno. Quanto è ingrata questa Racalmuto!
Non ne conoscevo né nome né caratteristiche. Qualche lume ebbe a darmelo il linneo racalmutese dottor Giovanni Salvo. Ma da scienziato sognatore non vuole che se ne diffonda la notizia. Scrive a pag. 105 del suo "Racalmuto - il patrimonio storico - Gli ambienti - la flora . la fauna" che trattasi di "ZAFFERANASTRO GIALLO (Sternbergia lutea)". Non tollero quel dispregiativo! E poi chi ci dice che lo zafferano di Strabone o meglio quello del colore del tanto zolfo del suolo che trovai allora sia proprio quella specie che se non capisco male fu individuata dal un botanico lontanissimo, lo Sternberg? Se non se ne studiano le autoctone caratteristiche, i bulbi, la loro composizione chimica etc - e spero che gli abilissimi studiosi di Niscemi vi suppliscano e mi diano un qualche conforto - non potrò aderire alla catalogazione del Salvo - Strabone invero parla di crochi e questi non sono commestibili. Ma ovvio che si riferiva appunto allo zafferano, terza fonte nutritiva, dei nostri prati solfiferi.
Io vivo in questo mondo e penso che tutto deve essere rivolto al miglior tenor di vita degli esseri umani. Quindi, per me, dovrebbero riprendere le coltivazioni di tali particolari pistilli. Ora come ai tempi di Strabone. Se vogliamo lavoro per i giovani, progresso, il rifiorire dell'agricoltura anche per attirare turismo con cibi sani genuini ed antichi.
Svegliamoci e diamoci alle iniziative proficue.
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