certu divotu, dottu, santu e più
chi in Castrunovu ci duvia purtari
la bedda Matri di lu grandi Diu"
Volete malevoli versioni, prediligenti una comunità anziché un'altra da parte della Madre di tutta l'umanità la vergine Maria? il Catalanotto pur non essendo gesuita aggira abilmente la incresciosa questione teologica mariana.
Questa sua composizione poetica resta piuttosto negletta; se ne appropria per alcuni versi qualche seminarista spogliato quale il Vinci. Ma il gioco sacrilego di una Madonna faziosa resta in un cantuccio sino a quando un frate francescano a metà Ottocento la combina grossa e con la scusa di italianizzare - a suo dire - gli incolti versi siculi dell'antagonista agostiniano imbastisce le fondamenta dell'attuale teatrante rappresentazione di un miracolo sacrilego.
Non contenti certi letterati dei tempi nostri vi intruppano le orripilanti vicende raccontate dal Di Giovanni (che noi altrove abbiamo riportate per la vostra sola intelligenza) e il pasticcio religioso storico e folkloristico tenta (o stenta) a radicarsi. Se non sono scemi quelli di Castronovo non dovrebbero stare al gioco. Dovrebbero avere presenti le sferzate di sapidissimo afrore letterario dello Sciascia. Ma Parigi val bene una messa: frattanto ne usufruisce e meritatamente il mio amico pittore pollakiano Accursio Vinti. La insipida sacra rappresentazione del momento vincerà il premio Nobel? Io me lo auguro. Racalmuto ce ne guadagnerebbe tanto.
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