Il mio carissimo amico, il grande Sasà Grossi non c'è più. Una consuetudine di amicizia di affetto di stima durata 46 anni si tronca per la crudele legge della morte. Sono orfano, sono afflitto, sono sommerso da un mare di ricordi, di polemiche, di lotte per la verità per la giustizia per la crescita etica di un mondo fatto di affari di mercati di alta finanza di equilibri bancari. Un mondo che in definitiva non ci apparteneva e manco a dire il vero ci angosciava più di tanto. Sasà ed io avevamo altri ideali, altre sensibilità e curavamo altri valori dello spirito. Poeta lui, volto alla intelligenza della grande arte pittorica, saggio e umanamente trepido, aveva viscerale trasporto per il suo mare del Sud per la sua barchetta con cui andare a pescare leggendo poesia e un tempo fumando la pipa e sognando gioie terrene. Per tanti versi non gli ero affine. Eppure dialogavamo senza sosta, in ultimo persino tra le vetrate del gazebo del bar dei colli qui a Roma. Carò Sasà cominci a mancarmi in modo straziante. Ora mi accorgo quanto ti volevo bene. PAX.
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