13 novembre 2014
Contro la Cernigoi
Lillo Taverna Questa insolente sfuriata della Cernigoi sta
ancora in FB dal 20 giugno e non mi è data possibilità di rintuzzare vis a vi
la signora, che mi minaccia di stalking a ogni piè sospinto e di ricorso alla
polizia postale pur di evitare il confronto. Sarò il "tale Lillo" ma
se codesta calunniatrice del Messana si rivolge alla sua Cassa di Risparmio di
Trieste le faranno presente che il dottore Calogero Taverna allora
superispettore del Secit di Reviglo mise in ambasce il presidente socialista
che pensava potermi intimidire presso il ministro Formica che invero io
intimidivo per una certa faccenda Sindona, la cui banca Privata Finanziaia
avevo ispezionato e ne avevo determinato la Liquidazione Coatta Amministrativa
ai sensi dell'art. 67 L.B. Intanto inizio a frantumarle la sua supponenza di
essere in grado di "rinfrescare la memoria su questa persona" e cioè
il comm. di S. Maurizio e S. Lazzaro gr. uff. dottore Ettore Messana.
.......................................................................Come si
può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della
annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non
s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo
dissennato di Mussolini!
13 novembre 2014
Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che
pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA
ALABARDA. continuando a dileggiarmi
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si
fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo
un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto
da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e
dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale
era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente
più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale
della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano,
in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal
titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo
Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre
alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a
metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in
una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di
fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per
dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto
a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche
proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento,
dicono gli storici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività
economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi
fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere
comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia
Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta
altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la
Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere
“amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!?
Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per
la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un poliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia,
più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la
sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti
al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura,
furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città
ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli ad affermare
che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello
stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il
Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i
precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha.
Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte
riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico
della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della
politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare
che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto
ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei.
Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte
persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse
sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento
assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di
censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente
la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in
modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve
entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il
massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa?
Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio
Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio”
incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere
perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più
tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,
Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione
calunniatrice. Certamente non fa storia.
14 novembre 2014
Credevo che Li Causi fosse un avvocato ed invece no!
Laureato in quella che oggi si direbbe laurea in economia e commercio ed a
Palermo e in tempi di oscurantismo universitario nella Sicilia palermitana,
molto leguleia e apicale nelle scienze mediche ma risibile in quella delle
faccende economiche e finanziarie, egli faceva tutto sommato il politico
giornalista, una schiatta che non mi è molto simpatica.
Se fosse stato avvocato, come Montalbano magari, sarebbe
stato più accorto, meno populista in questa rutilante aggressione denigratrice
del Messana. Siamo a metà luglio del 1947. Li Causi sa bene che il Messana
proprio da Scelba era stato già giubilato. Eppure il Li Causi doveva essere un
po' grato al commendator Messana che gli aveva salvaguardata la vita dalle ire
del bandito Giulano. Ma i politici, si sa, e i politici giornalisti ancor di
più dinanzi ad una sceneggiata magniloquente sotto le lampade dei cinegiornali,
non resistono.
Dunque in estrema sintesi Li Causi dice tre cose: Messana
stragista di Stato nel 1919 a Riesi; criminale di guerra a Lubiana e capo del
banditismo politico siciliano in combutta con Giuliano nel biennio tra il 1945
e il 1947.
Le mie modeste ricerche su basi documentali e respirando
polvere d'archivio mi portano a ritenee senza ombra di dubbio che:
A) A Riesi il giovane commissario nel 1919 non c'era o se
c'era ebbe parte tanto marginale e subordinata da passare del tutto
inosservato;
B) A Lubiana come questore vi stette appena un anno e fu
subito esautorato dal cosiddetto ALTO COMMISSARIO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA,
il triestino Emilio Grazioli, quello che persino emanò leggi marziali che
comminavano la pena di morte anche per inezie, nel Settembre del 1941, e tra il
Grazioli e il Messana fu subito gelo anche per faccende razziali, essendo il
questore persino del Sud. Inviso ai fascisti, non gradito alle SS, dopo un anno
il Messana, colpevole di non essere colpevole, viene ibernato a Trieste ove
anche il suo più feoce denigratore, il Ricciardelli, un poliziotto della
Politica fascista, deve ammettere che il questore Messana fu
"insignificante". E allora turre le bubbole che anche Blu Notte
s'inventa? Lo dobbiamo a due superfetazioni denigratrici della Cernigoi che mal
capendo, omettendo doverosi convalidamenti, fregandosene della documentazione
esistente nell'Archivio Centrale dello Stato, finge di non accorgersi che si
trattava in un caso di una sparata vendicatia dei titini vittoriosi che non
ebbe seguito alcuno e nell'altro l'assurda demigrazione di un Ricciardelli che
a Trieste, lui Irpino, credeva ormai di far parte di un'altra nazione in quel
1947 e sfoga il suo malinomo di subordinato complessato. Nessun fatto, solo
sospetti e dispetti i suoi tanto che quello malevolo sfogo resta là a Trieste e
manco arriva a Roma. Si trattava di mandare alla fucilazione un Ispettore
Generale di PS per crimini di guerra contro l'umanità, non dei riferimenti per
una promozioe al grado uperiore. E poi questo umile questurino della
"politica" di Trieste che autorevolezza poteva mai avere per
giudicare un suo superiore che nel 1943 non aveva voluto aderire alla RSI e si
allontana dall'ufficio rimettendoci persino lo stipendio! Diversamente il suo
censore, che a Trieste rimane e si fa persino deportare per pochi giorni a
Dakao per una facecnda ebraica rimasta oscura;
C) Messana non potè essere CAPO DEL BANDITISMO POLITICO
SICILIANO, data tutta la sua azione represiva delle bande armate svolta come
ISPETTORE GENERALE DI PS nel biennio tra il 1945-1947. Per non farla qui lunga,
dico che le carte della NARA relative alle infiltrazioni della OSS americana in
quegli anni, ritrovate e studiade dallo storico di vaglia, il professore
Giuseppe Casarrubea, portano in tutt'altro versante. Portano all'antenata della
CIA. E Messana vi si scontrò come dimostrano relazioni ardite da me rivenute
negli archivi statali dell'EUR. Io arrivo a conclusioni estreme. Il professore
Casarrubea, ovviamente, è molto più cauto. Noto certi tentennamenti nel suo
ultimo libro sulla Sicilia Segreta di Bompiani. ma non posso prmettermi
processi alle intenzioni per
di più di un valentissimo
storico che ora riscuote la mia massima stima. Al principio
di questa mia esogena avventura non l'avevo capito. Gli ho chiesto e gli chiedo
pubbliche scuse.
Ed ecco la concione del pubblicista Li Causi che credo di
avere efficacemente sgonfiata.
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C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica
sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono
noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni
contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce:
"Badate che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci
di fronte a tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la
responsabilità dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito
evanescente, a questo personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto
il resto non c'entra. Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa
c'entrano i partiti politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini
nei vari partiti politici che possano essere individuati come responsabili di
sì orrendi misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di
paura, aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta
un'azione in comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano finora
non è stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra
l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini
politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.".
Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo
alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione
intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi
uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della
mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda,
pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la
vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi,
ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento
milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima
operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati mandati
a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale dei
carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo deliberato di
stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è la vera
situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa
situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte
della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che
fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire
nella ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in
cerca di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono
uccisi, a bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa
ad Alia per discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa
perché è intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura
di Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono
rilasciati. Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di
mafia; la camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a
Misilmeri, alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta
si trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono
dopo un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un
fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono
stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha detto:
"Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un repubblicano
sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo della
monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la
Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un
restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so
quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone
auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un
uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana
è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far
piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al
ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per
istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il
modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi,
sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia
è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di
Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano
contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è
un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento
dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è
tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento
contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a
quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba
affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al
terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma
l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è
uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce
a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane
sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione
infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il
popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il
perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra,
subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia
hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare
un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro
Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù
per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No;
è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è
banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati".
E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi:
"Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le
operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra
banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è
legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente
tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e
oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse
lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel
campo sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le
forze politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a
liberarsi dai legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo
politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di
estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo
sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su
questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta
quanta l'opinione pubblica.
5 dicembre 2014
Lillo Taverna Sono ferocemente antifascista ma sono anche
romano e so come vanno le cose nella Capitale. Sappiamo tutti come si
atteggiano gli organi di polizia giudiziaria, dormienti spesso quando ci
sarebbe da star svegli, frementi quando il potente cade. E se Alemanno verrà
assolto (io penso prosciolto persino in istruttoria) chi lo ripagherà di tutto
questo mare di merda che lo sta sommergendo? La Costituzione non dice che
ognuno di noi è da presumere innocente sino a sentenza passata in giudicato?
Bah! Resto sempre vetero comunista tutt'altro che pentito, convinto che la
verità è sempre rivoluzionaria (mi pare lo dicesse il compagno Pajetta).
Questo mio piccolo ironico post lo ho oggi lanciato in una
sorta di fossa dei serpenti, serpenti velenosissimi di stampo rosso antico, di
gente insomma arrabbiatissima che vuole (come me) la resurrezione del vecchio
grintoso cattivo battagliero PCI- E’ passato indenne, anzi con qualche
applauso. Che il mondo stia davvero cambiando?
La voglia di apparire morali è sempre dirompente negli
uomini di poca morale. Sono quindi moralisti. Protervi e insolenti. Han sempre
voglia di trovare un reo di comodo da giustiziare. Insomma il Cristo su cui far
ricadere le loro miserie, i loro latrocini le loro persino evasioni fiscali. Il
cattivo è sempre l'altro: il potente, di questi tempi dicono il politico,
l'uomo dal colletto bianco, l'arricchito, il nemico, l'antipatico.
Io vorrei dire a certi miei amici di Malgrado Tutto, se ad
una vostra pronipote dovesse capitare quello che sta colpendo una pronipote di
Ettore Messana cosa direste? Contestano alla signora pronipote di Ettore
Messana di essere una reproba perché il suo bisnonno per i pennivendoli
politici di oggidì era stato uno stragista di stato a Riesi, addirittura un
criminale di guerra a Lubiana, il capo del banditismo palermitano (prima
‘politico’ secondo una marpionesca battuta di Li Causi, poi - persino per i
grafomani di Malgrado Tutto - tout court “Capo del Banditismo” siciliano dei
tempi di Giuliano di Montelepre
E’ da un anno che rinvengo documenti, notizie, collegamenti
storici e cronachistici che ridicolizzano tutti e tre siffatti calunniosi
addebiti. Niente da fare. Ci si mette ora Malgrado Tutto. Contrabbanda per oro
colato un malaccorto rapporto di un ispettore che cercò di scaricare
sull’ultima ruota del carro, un insicuro vicecommissario giovane e forse
addetto al commissariato della lontana Mussomeli, responsabilità (se tali poi
erano) della Benemerita Arma dei carabinieri dello Stato Maggiore dell’esercito
e persino del Prefetto di Caltanissetta, volendo noi escludere quelle del
politico del luogo, l’on. Pasqualino Vassallo.
Figurati quando scopriranno che anche un generale dei
carabinieri scese a Rieti! A loro non importa che anche quello scarica barile
finì in modo miserevole. Che nulla ebbe poi a venire addebitato al Messana che
poté senza raccomandazioni e senza appoggi politici (di grazia non parliamo di
mafia e di fascismo) assurgere ad altissimi gradi ed a gloria nazionale.
Delenda Cartago: il giudice ora è Malgrado Tutto.
Mi si dice: ma guarda che un assistente universitario,
avendo tempo da perdere, si è recato a Roma e ha trovato il fascicolo personale
di Messana. Frottola: il fascicolo personale di Messana è ancora top secret al
Viminale. Quell’assistentucolo si partì da Palermo per Roma ove non poté starci
molto perché Roma è la città più cara d’Italia. Io invece a Roma ci sto e il
primo piano dell’Eur ove si studia l’archivio centrale di stato è come casa
mia: basta che prenda il 31 e vi arrivo in meno di venti minuti.
Se non fosse comico sarebbe tragico che a fare gli
accusatori d’inflessibile morale è gente, racalmutese purtroppo, i cui
fascicoli personali dimorano in certi Giochi di Potere. Vorrò vedere i loro
pronipoti quando si vedranno infilzati perché qualcuno ha trovato una lettera
anonima o un eccesso di zelo di qualche maresciallone dell’antimafia che ne
dice peste e corna. Ma furono assolti, non vi fu luogo a procedere. Per i pennivendoli
del futuro sarà la stessa pacchia dei pennivendoli del presente: dagli
all’untore, dagli al mostro. Ma quella chi è? È la pronopite di colui che se ne
andava a mangiare a Racalmuto il verro volpino a Gargilata. Divorzio
assicurato, carriera stroncata.
Ma già anche a Racalmuto, anche in Malgradotutto si pensa
che il reprobo, l’immorale stragista di stato, il criminale di guerra, il
capomafia immondo non può che essere l’altro, l’antipatico, il politico di
parte avversa, quello che diventò sindaco, assessore, commissario di pubblica
sicurezza persino commendatore (solo 500 in Italia) di san Maurizio e san
Lazzaro, che è poi ancora una commenda di riferimento di Casa Savoia.
La Cernigoi spara. Il Messana (sostanzialmente in quel tempo
esautorato questore nella strana provincia di Lubiana), dopo avere trucidato
chissà quanti partigiani titini, per premio nel 1942 fu insignito della
commenda di Casa Savoia (che all’epoca manco esisteva). Una panzana così grossa
dovrebbe passare sotto silenzio non tanto per rispetto della signorina titina
quanto per decenza ed amor patrio; invece Malgrado Tutto pur di impedirmi di
chiedere la titolazione di una strada ad Ettore Messana me la propina con
grosso risalto tipografico a maggior mio scorno.
Sia chiaro io me ne fotto e in fondo me la rido: mi stanno
facendo tanta pubblicità e quindi ringrazio. Ma mi fa senso che si presti ad
una sì indegna diffamazione quel giornaletto che si vanta di essere sempre
quello del moralista Sciascia, che invero in tutta la sua vita amò solo la
ricerca della verità, soprattutto controcorrente.
6 dicembre 2014
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Caalogero Taverna su Si può dedicare una strada a
quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi
•Giuseppe Casarrubea su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul
ruolo del questore Messana nella strage di RiesiMalgrado Tutto Web
6 dicembre 2014
Caro Taverna. Io non ho mai voluto incastrare nessuno. Mi
hanno chiesto - ora non ricordo chi - dei documenti alcune persone che sanno
che ho un archivio e ne ho inviato solo un paio, non di più. Lungi da me
considerare tale gesto come un'azione contro di lei che fa, molto
dignitosamente, il suo lavoro. Le auguro un buon Natale e buone festività.
La ringrazio, professore. Non ne dubitavo affatto. Ricambio
con infinita stima ogni voto augurale per le prossime feste natalizie.
8 dicembre 2014
Pubblico questa densa lettera del Messana. Messana uomo
delle bande siciliane? non mi pare; Messana amico degli americani? non mi pare.
Messana uomo degLi agrari? Non mi pare. Messana "capo del banditismo
politico siciliano"? mi dispiace per Li Causi: o ha le traveggole o
imbroglia. E gli storici d'oggidì? Non mi pare che abbiano confidenza con
questa documentazione. Forse Malgrado Tutto saprà tirare il coniglio dal
cappello del suo preconcetto denigrare il grande compaesano.
10 dicembre 2014
Il professore Giuseppe Casarrubea , uomo di Partinico e già
questo dice tanto - come dire con DNA erinno che è poi sangue né siculo né
sicano - è uomo di seria cultura, accigliato ma né arrendevole né inflessibile.
Ama la verità storica, quellta che si riesce a distillare da documenti e carte
d'archivio, da ricerche e contestualizzazioni, da bloccarsi appena emergono
aporie, incertezze, dubbi, la verità contrapposta a quella che persegui.
Ora dirige, persgue a Partonico l'Archivio Casarrubea
(wwwcasarrubea.wordpresscom). E' un archivio più denso di quello ell'ACS. L'ho
potuto sperimentare quando in Malgrado Tutto non so chi vi poté acquisire
qualche foglio che svelava a dire di un ispettore generale di PS che il
Meissana nel 1919 si era dipartito da Mussomeli con una mitraglia male
interpretando i desiderata dei suoi superiori. Ne sono rimasto perplesso. Ne ho
scritto al Casarrubea che senza adesione alle mie tesi credo che abbia corretto
il tiro e Malgrado Tutto sia rimasto sguarnito di quanto pesava fosse demolitore
di certe mie ricognizioni in difesa del Messana.
Vi fu un tempo in cui non sapendo chi fosse il Casarrubea -
non sono uomo di studi storici - osai essere sgradevole. Gli ho chiesto scusa;
credo che abbia capito e tollerato.
Riporto sù un suo blog molto duro verso il mio compaesano
l'ispettore generale di PS Ettore Messana. A me pare che il professore fa male
ad appoggiarsi ad una triestina, la Cernigoi che storica non è ma semplice
maniaca di scoop storici. Incappa in topiche colossali. La vicenda di Messana a
Lubiana va tutta riscritta. Cercheremo di dare qualche spunto noi che però
storci non siamo. Sul ruolo di Messana a Portella della Ginesrra o nei rapporti
con Giuliano credo che le mie carte ci portino in territori non molto
investigati sino ad adesso.
Limitiamoci qui all'accusa del Licausi avverso Messana
tendente a farne dell'allora manco commissario giovane Messana un feroce
stragista di Stato. Abbiamo fatto ricerche, abbiamo indagato con le tecniche
ispettive della Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia. Noi
arriviamo a conclusioni opposte. Ma qui il Casarrubea ci pare guardingo, cauto,
pensoso. Non si fida di Commissari e generali che hanno tesi di comodo,
interessi castali da difendere anziché ragguagli su verità che poi dovrebbero
venire acclarate in sede processuale. Qui il Casarrubea si limita a scrivere -
diversamente dal suo solito - che il Messana "nel 1919 lo troviamo
impelagato nella strage di Riesi. Tiene 'a battesimo', a modo suo, le lotte
contadine. Venti morti!". Un modo diciamo - ci perdoni il professore - di
dire tutto e dire niente.
Quello che il Messana farà (ma noi sappiamo che non è così)
Messana appunto lo fa (o l'avrebbe fatto) dopo.
Noi non abbiamo tesi preconcette. Se ci dimostreranno che
sbagliamo ne prenderemo ben volentieri atto. Ma con prove alla mano.
10 dicembre 2014
Caro Lillo, il sole non si può nascondere con il colabrodo.
E, purtroppo, il colabrodo di moltisimi storici e ricercatori ha i buchi in
gran parte otturati.Bisogna avere pazienza e umiltà, perchè con un pò di fatica
si facciano passi avanti. Sono convinto che anche per Lei, questa non è una
storia di campanile, ma un pezzo di verità che ne illumina altre. Buone vacanze
natalizie.
Grazie professore!
Io me ne frego del campanile. Ma mi fa piacere che un
poveraccio figlio di una sbrindellata famiglia sia potuto arrivare al top della
Polizia di Stato.Ma cerca, dibatti e controbatti, comincio a convincermi che il
Messana era un mediocre che fu sfruttato, ma sempre impari al compito, veniva
destituito, facendosi credere che era un malefico.
Cosa fece o non fece il Messana a Riesi si potrà sapere solo
quando (e se) il Viminale farà il versamento del suo fascicolo personale.
(l'ultimo versamento del proprio personale risale al 1973e Messana non c'era).
Ho cercato a Caltanissetta e non ho trovato (o non mi hanno fatto trovare)
NULLA:
Indizio significativo!
veramente NON è APPARSO INDIZIO DI Alcunché. NEL 1919 A
CALATANISSETA NON C'ERA ANCORA LA QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE.
NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.
17 dicembre 2014
Ancora oggi restiamo infilzati dalla acuminata penna della
signorina Cernigoi in la Nuova Alabarda del 20 giugno scorso con questo
truculento escatollo:
La Nuova Alabarda
20 giugno
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
"Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale
Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali de...i quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona."
Nel traballante gergo italico della slava non riusciamo a
capire se "questa persona" su cui ritiene "opportuno rinfrescare
la memoria" siamo noi o il malcapitato incolore Ettore Messana.
Tralascio talune insulsaggini di esordio per un punto che
dovrebbe rinverdire la nostra memoria o fare ingiustizia di quella del Messana;
eccolo:
"Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale
militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice
Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e
militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita
delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”."
Non abbiamo avuto bisogno di andare lontano, di raggiungere
Lubiana o chissà qualche altro diabolico archivio. Ci è bastato prendere qui a
Roma il 31 sotto casa mia e subito all'ACS italiano. Tra le carte del SIS, come
dire i corpi segreti del Viminale appena uscito dal dopoguerra del 40-45 ecco
un fascicolone di ben 64 cartelle dense dense. Certo, non è l'originale, ma non
c'è da dubitare che sia genuino, autentico. Sta lì non so da quando - si
potrebbe appurare - e vi sta perché effettivamente il Messana nel dopoguerra fu
qui sotto inchiesta ma tutto si ridusse in "ci scusi, baggianate
titine". la prova? Seguiamo il fascicolo.
Il fascicolo parte dalla REGIA QUESTURA DI LUBIANA, n. 05698
Gab° di Prot. e riguarda la DENUNZIA A CARICO DI
1) Tomisic Michele di Antonio;
2) Bernot (in Tomsic) Vida di Giovanni;
3) Macek (in Kardelj) Giuseppin di Francesco;
4) Marinko Michele di N.N.;
5) Slander Maria fu Luigi;
6) Hodoscek Kalman fu Milan;
7) " Giuseppe "
8) Simcic Martino di Giovanni.
Quale 'accusa? " falso ai sensi degli art. 482 - A 75 e
476 C.P.; associazione sovversiva e propaganda sovversiva ai sensi degli art. 4
e 5 del Bando del Duce; ecc.
Che si tratti di quellAnton Tomsic della Cernigoi? Nessun
dubbio.
18 dicembre 2014
vedo subito ergersi furente qualcuna: ecco l'infamia; cosa
son mai codeste grida mussoliniane? e si manda alla forca qualcuno in forza di
una sovversività sanzionata da incerti articoli di un bando mussoliniano?
Siamo i primi a rimanerne sconcertati. Abbiamo cercato di
capirci qualcosa e buoni lumi abbiamo trovato in questa pagina del SALA: la
riportiamo testualmente. A Lubiana Grazioli si smarrisce ed emana l'11
settembre del 1941 un bando che "era quasi una dichiarazione di stato di
guerra". Veniva comminata la pena di morte pe ogni piccolo segno di
ribellismo partigiano. Veniva istituito un tribunale straordinario di tre
membri che avrebbe giudicato per direttissima. Ma l'Italia è sempre patria del
diritto e così "il bando di Grazioli fu superato dagli analoghi bandi di
Mussolini, di carattere più generale ma non meno drastico, recanti
'Disposizioni penali per i territri annessi al Regno d'Italia' del 3 e 24
settembre 1941".
In questo trambusto legislativo quale responsabilità poteva
avere il subordinato questore di Lubiana Messana? Lo troviamo nelle note del
Sala ma ne troviamo documentato il suo smarrimento la sua irresponsabilità:
scrive al generale T. Orlando , comamdante della Divisione Granatieri di
Sardegna per segnalare l'esautoramento della locale questura che dovrebbe pur
dirigere. In effetti ormai è "tutto un susseguirsi di reciproche
intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di
ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assurgere compiti di polizia
all'insaputa della questura, ora l'Alto Commissario, contro le deposizioni in
vigore, ADIBIVA DEI MILITARI AL SERVIZIO CARCERARIO".
Come fa la Cernigoi ad insistere sulle responsabilità del
Messana? Allude a documenti dell'archicio di Lubiana. Noi le contrapponiamo
questi documenti sull'episodio:
Scrive il Messana il 4 aprile 1942: "nei primi giorni
del dicembre 1941 quest'ufficio era venuto a conoscenza che nelle abitazioni di
via Podmilskakova n. 19 e di via Aljaseva n. 6 p.p. entrambe in questa città,
affluivano numerose persone nelle ore più disparate del giorno, lasciando adito
a sospetti di ogni sorta. Si ravvisò, quindi, l'opportunità di disporre un
abile servizio di appostamento.
Si poté, perciò, ben presto stabilire, anche secondo le
informazioni e notizie risultate alla polizia germanica attraverso
interrogazioni di arrestati appartenenti a bande armate catturati in territorio
occupato dalle truppe tedesche, che le predette abitazioni servivano di
recapito ai corrieri che operavano a favore delle bande armate, recalcitranti a
riconoscere il dominio delle forze dell'Asse nelle zone del cessato governo
iugoslavo e che le persone che vi alloggiavano tenevano contatto con i
partigiani rifugiatisi nelle montagne. Ravvisandosi la imperiosità di una
sorpresa, vennero operate due distinte irruzioni.
In quella eseguita il giorno 9 di detto mese di dicembre,
verso le ore 20,15, all'abitazione di Via Podlmelskova n. 19, furono trovati un
uomo e una donna che, alla richiesta di fornire le loro generalità, dissero di
chiamarsi rispettivamente il primo Smagur Giovanni di Giuseppe e di Dolsak
Francesco nato a Trbovlje il 15 settembre 1903 e resiente a Moronog n. 11,
commesso viaggiatore, e la seeonda Medved Giuseppina fu Francesco e fu Turl
Maria nata a Maribor il 20 febbraio 1914 e residente in Lubiana: Meskanska n.
20 - odontotecnica.
A distanza di circa un quarto d'ora sopraggiunse in
bicicletta una donna, la quale, fermata, disse di chiamarsi Stergar Anna di
Janes e di Potonknik Luigia nata a Borvnika il 15/8/1911 e residente a Lubiana:
Via Podmlsskova n. 19, sarta e nubile." [segue]
19 dicembre 2014
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