giovedì 5 gennaio 2017


giovedì 5 gennaio 2017


martedì 26 gennaio 2016

I torbidi di Riesi e il vice commissario Messana


 

 

 

 


Faccio ricerche sulla Sicilia nel 1919 in internet ed ho la bella sorpresa d trovarvi un mio non recentissimo post ove si spiega l’intricata vicenda del questore Messana nella rivolta dell’ 8-12ottobre a Riesi-

 

Resoconto di ricerche ancora in svolgimento, vi noto qualche sbavatura, talune inesattezze, non poche lacune. Non sono uno storico, in effetti rispolvero le astuzie acquisite nel fare indagini bancarie d‘alto bordo e le utilizzo nel far le bucce a tanti storici più o meno agguerriti.

Certo, oggi non ho più dubbi che Ettore Messana fu catapultato nei torbidi di Riesi. Ingenuo penare che da un lato vi era un movimento contadino della migliore specie come piacque credere al Li Causi in astuta versione, e dall’altra degli agrari già fascisti che difesero i loro privilegi e le loro angarie con  i mitra dell’esercito appena uscito dalla Guerra del 1915-18.

Il 1919 fu il più tragico anno postbellico, con orde di reduci ormai sbandati,  senza arte né parte. Fomentare rivolte, agitare anche vecchie questioni sociali, far rivivere magari gli ardori dei non lontani Fasci Siciliani, dare offa alla fame di terra della Sicilia contadina e sfruttata è cosa bene indagata dagli storici seri.

Non va dimenticato che si parte da lì per arrivare alla soluzione fascista, ma occorrono ancora quattro anni per quell’infausto avvento.

Ettore Messana nel 1919 ha 31 anni. La sua vita privata di quel periodo ci è tuttora ignota. Mi vien fatto di congetturare che proveniva dall’arruolamento nella guerra che si era chiusa l’anno precedente. Risulterebbe munito di laurea. Quel che è certo è che in quel tremendo ottobre siciliano era ancora modesto VICE COMMISSARIO a Mussomeli.

Gli si intima di recarsi a Riesi a sedare torbidi di complessa eversione. Non si capisce bene se gli vengono affidate due mitragliatrici. In fin dei conti è pur sempre un funzionario di polizia civile.  Baldanzoso, sicuro di sé, iattante, autoritario si mette a incarcerare capipopolo neppure facenti parte dei socialisti ufficiali. Ne fa le spese uno spirito balzano a nome Barbera. Ostenta i due mitra che se non capiamo male sono in dotazione di un tenente dell’esercito.

I torbidi s’infiammano, si attenuano.  Si arriva ad una contrapposizione nella pubblica piazza di Riesi. Un agitatore non siciliano, avventuriero noto alle varie questure, vuole a tutti i costi arringare le folli. Messana glie lo impedisce. Alterchi concitati. Partono dalla folla dei colpi di arma da fuoco che feriscono un militare tale Emmanuele. I militari rispondono al fuoco. La folla inferocitasi avventa contro. Militari e carabinieri allo sbando. Ufficiali e poliziotti, ivi compreso il Messana in fuga. Giunge l’ispettore da Roma Trani. Per cautela manda a casa il Messana-

Il tenente dell’esercito, dopo i torbidi, in un cortile appartato viene ucciso con un colpo di pistola alla gola- Per quale ragione ancora non si sa. Denunce penali, inchieste di un generale dei carabinieri il Densa. Quattro mesi dopo il prefetto di Caltanissetta fornisce una relazione al ministero.  Un documento prezioso per noi: si parla degli sviluppi penali e amministrativi di quella sedizione del 1919. Il Messana non vi appare neppure.

Tutto fa pensare che il vice commissario Messana torni a Mussomeli. Vi inizia la sua lenta e ordinaria carriera. Sta sotto Gueli che perseguita il Vizzini in eterno confino di polizia: Vescovi e gesuiti del taglio di Tacchi Ventura perorano la causa del Vizzini. Niente da fare: il comm. Gueli e sicuramente il suo subordinato Messana sono inflessibili. La nuova lotta alla mafia del fascismo fu cosa seria, Mori o non Mori. Messana non raccomanda neppure qualche suo parente che a Roma aveva fatto il discolo e si becca insieme ad un colonnello della M.V.S.N. avvilenti e durevoli provvedimenti di polizia.

Il fascicolo personale dell’ufficiale di polizia Ettore Messana sta ancora segreto al Viminale; non risulta  versato all’Archivio centrale di Stato.

Certi trafugamenti di carte avvenuti di certo all’epoca di Li Causi quando i comunisti erano ancora al potere, sono troppo avulsi da un contesto enormemente intricato per fare STORIA.

Con questo spirito e con queste riserve mi rileggo questo mio non recentissimo post. L’ANPI di Palermo mi pare vada messa sotto accusa. I monumenti di Riesi, finanziati non so da chi, sono disdicevoli. Non fanno storia. Direi: fanno sospettare corruzione, malversazione, dispersione di fondi pubblici. Mescolare politica e cronaca, memoria e pervicacia, accondiscendenze e film di propaganda:  classiche etichette di una Sicilia che non amo.

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  Nel 1919 - basta avere un minimo di cognizioni storiche - la Sicilia è sotto Orlando e quindi Nitti. Ora potete immaginare voi un giovanissimo funzionario di P.S. che fa sparare sui contadini perché già fascista sino al midollo. Qui si fa ideologia preconcetta faziosa e astiosa. Anch'io ne sono impregnato. Ma ciò non fa storia fa solo infamia, calunnia, minchioneria pseudo storica. Quanto alle faccende dell'OVRA di Lubiana e della intricata e finora per nulla chiara vicenda del bandito Giuliano, a suo tempo

 

 

 

 

 

Leggo in una pubblicazione per commemorare Orcel questo apodittico spunto. La pubblicazione è del 2012- Basta usare il motore GOOGLE - Riesi stage 1919 e l'infamia la si può leggere tutta. Ritenendola infamia noi qui la riportiamo per sbriciolarla:

 

Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!

 

In quella stessa videata su Riesi, è riportata direi piuttosto attendibilmente la famosa faccenda della mitragliatrice messa lì e usata per falcidiare dimostranti piuttosto malintenzionati. Si pone a questo punto un interrogativo. Chi come e quando fu dato l'ordine di sparare sui dimostranti. Poteva Messana commissario manco trentenne essere il responsabile di un siffatto crimine. Se lo fu dove stanno i documenti che lo provano. Come mai un ufficialetto di prima nomina non venne subito radiato dalle forze dell'ordine. Poteva nel 1919 Ettore Messana essere un "fascista della prima ora". Un commissario ventinovenne assolutamente non ha non può avere settarie concezioni politiche. Questo vale persino ora, figuriamo nel 1919. Nel 1919 il fascismo è di là da venire. Il fascismo in Sicilia arriva tardi come forza egemone- Nel 1919 - basta avere un minimo di cognizioni storiche - la Sicilia è sotto Orlando e quindi Nitti. Ora potete immaginare voi un giovanissimo funzionario di P.S. che fa sparare sui contadini perché già fascista sino al midollo. Qui si fa ideologia preconcetta faziosa e astiosa. Anch'io ne sono impregnato. Ma ciò non fa storia fa solo infamia, calunnia, minchioneria pseudo storica.  Quanto alle faccende dell'OVRA di Lubiana e della intricata e finora per nulla chiara vicenda del bandito Giuliano, a suo tempo
credo che ci stia anche nella seconda foto: stessa collocazione, stesso atteggiamento: il solito viso reclinato. Cosimo La Rocca era primo cugino di mia madre. Eravamo parenti ed eravamo molto affezionati. Nella prima foto Cosimo viene ritratto dopo la sua interpretazione di HO UCCISO MIO FIGLIO; parte di riguardo ma come coprotagonista. Nella seconda è reduce come protagonista da una performance di eccezionale talento. Aveva una vis comica straotdinaria. Stavolta senza regista, solo con una discussa direzione di Guido Picone, aveva avuto un sucecsso nell'esilarante veste del Nardo della Pastorale di Padre Fedele. Recitava in dialetto ed fu spassosissimo con la sua cadenza palermitana. Poi al Carmine padre Arrigo cercò di imitarci ma mi dipiacece per il mio parente Totuccio Scimè non ci fu paragone. Caro Cosimino, ovunque tu sia, SALVE. Calogero Taverna
Storia di Malgrado Tutto Sin dal primo numero ha avuto la firma di Leonardo Sciascia





Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi

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RICOSTRUZIONI. L’eccidio di Riesi: 8 ottobre 1919. I contadini tentano di occupare un feudo, si radunano in piazza, ma vengono fatti bersaglio della mitragliatrice dei soldati. Tredici contadini uccisi, un militare ferito. Quell’azione era guidata dall’allora vicecommissario Ettore Messana, originario di Racalmuto. Lo studioso di storia locale Calogero Taverna chiede che Racalmuto gli intitoli una via. Le carte dell’inchiesta ufficiale, pubblicate per la prima volta da Malgrado tutto, spiegano perchè non si può dedicare una strada a quel funzionario di polizia

La storia è antica, ma molto semplice. Uno studioso di storia locale, Calogero Taverna, appassionato delle vicende di Racalmuto alle quali dedica molto impegno, da qualche tempo ha deciso di riabilitare la figura del questore Ettore Messana, ingaggiando polemiche con chi si permette di sollevare ombre sul passato di questo funzionario di polizia che, da molti storici, è dipinto a luci e ombre.
Ettore Messana, nato nel 1888, cominciò come commissario in Sicilia, in seguito diventò questore di Lubiana, nei territori occupati dal fascismo, fu trasferito quindi a Trieste. Ricompare nel dopoguerra in Sicilia, a capo dell’Ispettorato generale di pubblica sicurezza incaricato di dare la caccia ai banditi e in particolare a contrastare le azioni della banda di Salvatore Giuliano. In questi passaggi, gli storici hanno sottolineato alcuni comportamenti ambigui, ancora oggi oggetto di studi che riguardano lo stesso Messana e molti altri suoi colleghi dirigenti di polizia che attraversarono il periodo fascista per approdare poi alla Repubblica. Lo storico palermitano Vittorio Coco sta proprio approfondendo il ruolo degli apparati di pubblica sicurezza tra fascismo e dopoguerra.
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
E proprio a Vittorio Coco dobbiamo la cortesia di averci fornito alcune pagine tratte dal fascicolo di Ettore Messana, nelle quali il capo dell’Ispettorato regionale di Pubblica Sicurezza, commendatore Traina, viene inviato a Riesi dopo la strage dell’8 ottobre 1919 (nella quale restarono uccisi tredici contadini che protestavano) per accertare i comportamenti dell’allora vice commissario Ettore Messana, dei soldati e della truppa che sparò contro la folla di contadini. Il giudizio disciplinare su Messana è abbastanza severo. E dovrebbe bastare quest’inchiesta a convincere lo stesso Calogero Taverna che è impossibile, al momento, dedicare una strada o una piazza di Racalmuto al nome di questo funzionario di polizia considerato, dai suoi superiori dell’epoca, responsabile di avere tenuto dei comportamenti che provocarono la strage.
 

ECCO IL TESTO DEL RAPPORTO

[Dalla scrittura si evince che il rapporto probabilmente fu trasmesso per telegramma]
Ministero dell’interno – Direzione generale della Pubblica Sicurezza – Roma, 17 ottobre 1919
Per notizia di codesta On. Divisione si comunica quella parte dei rapporti ricevuti dall’Ispettore Generale della P.S. Comm. Trani inviato per un’inchiesta a Riesi (Caltanissetta) che si riferisce al contegno tenuto dal Vice Commissario Messana Ettore in occasione dell’agitazione agraria scoppiata in detto Comune e del conflitto avvenuto colà l’8 ottobre.
“Questi contadini divisi in tre associazioni non hanno partecipato tutti agitazione iniziata sostenuta dalla lega agricola nella quale predominano pochi socialisti ufficiali. Solo primi mesi corrente anno agitatore Butera Giuseppe riuscì costituire lega sfruttando credenza Comune fra reduci di guerra che ritengono debba essere concessa terra. Propaganda negli ultimi tempi assunse forme rivoluzionarie cercando spingere avanti contadini atti violenza inscenando sciopero agrario con promessa che terre lasciate incolte sarebbero state cedute contadini giusta decreto prefettizio 15 settembre circa obbligatorietà coltivazione cereali.
Contro azione dirigenti lega svolgeva sua opera Vice Commissario Messana Ettore venuto qui missione da Mussomeli credendosi incoraggiato telegrammi Prefetto Sottoprefetto che chiedevano provvedesse energicamente perchè libertà lavoro fosse tutelata venisse impedita qualsiasi violenza procedendo norma Legge.
Però Prefetto a richiesta rinforzi telegrafava che ne inviava limitatamente con due mitragliatrici utili scopo intimidazione impressione aggiungendo doversene avvalere caso assoluta legittima difesa dopo esauriti mezzi ordinari caso impossibile in quanto avrebbe sempre inviato funzionari forze.
Azione Vice Commissario P.S. si rivelò con arresto segretario lega Butera Giuseppe con altri nove leghisti denunciati con altri sette tutti per istigazione delinquere violenza privata attentati libertà lavoro. Arresto produsse stasi agitazione ma mattina 7 corrente giunse inviato partito socialista Angeletti Alfredo che con violenza linguaggio propositi spinse contadini organizzati attuare occupazione terre e mattina 8 corrente guidò massa oltre mille contadini montati cavallo alcuni armati fucili con bandiera rossa in testa ad impadronirsi terre feudo Palladio.
Ettore Messana
Ettore Messana
Vice Commissario con forza disponibile in tutto 48 e con le due mitragliatrici si recò campagna ed intimò contadini riuniti sgombero feudo cosa che ottenne. Contadini che avevano circondato fabbricato ove trovavasi Gabbellotto si diressero paese riunendosi piazza centrale per sentirvi discorso dell ‘Angeletti. Sopraggiunse Vice Commissario con forza e fece intimazioni scioglimento assembramento. Lo Angeletti alle intimazioni interruppe discorso avvicinandosi Vice Commissario richiedendolo di fargli finire discorso ma Vice Commissario insistette sul dovere di sciogliersi ed allora Angeletti chiese che avesse ritirato forza che anche assembrati si sarebbero allontanati che diversamente avrebbe dato luogo eccidio.
Vice Commissario visto che la forza stava per essere accerchiata dispose venisse ritirata ma intanto dalla folla partivano colpi sassi che contunsero due soldati e quattro colpi rivoltella uno dei quali ferì soldato Jannanone che alla sua volta cominciò a sparare contro gli assembrati seguito in ciò dagli altri soldati. Intanto soldati incominciarono a sbandarsi per una via che dava alla campagna abbandonando due mitragliatrici alcuni fucili dandosi tutta fuga, affidandosi ognuno iniziativa individuale.
Azione ufficiali funzionario rivelatisi nulla appena iniziossi sbandamento truppa agenti forza pubblica.
Questa notte per misure prudenza saranno allontanati Vice Commissario P.S. e agenti e soldati con ufficiali che presero parte conflitto.
Da risultato indagini risulta agitazione contadini causa propaganda avvelenatrice ha assunto carattere di irriconcillabilità essendosi fatto credere potersi conseguire possesso terre. Però contadini pur ritenendo conseguire tale possesso terre non hanno preordinato alcun piano, e movimento scomposto poteva essere contenuto con trattative aspettando ritorno calma riflessione.
Azione Vice Commissario P.S. se trovava consenso proprietari gabellotti doveva apparire provocatrice facendo situare per alcuni giorni mitragliatrice sopra campanile di fronte locali lega resistenza senza alcuna immediata necessità.
Arresto segretario lega e nove soci non flagrante delitto furono ritenuti arbitrio polizia e dopo conflitto si è fatta circolare insinuazione che Vice Commissario P.S. sia stato comprato proprietari per tale azione. Azione contadini mattina 8 corrente si rivela remissiva in campagna e se in piazza vi fu chi sparò contro truppa nessuna manifestazione collettiva si ebbe da accertare propositi contro forza, Autorità, classi sociali. Scomposta fuga Vice Commissario P.S. forza pubblica ufficiali soldati non trova attenuanti contegno massa contadini popolazione che non commise eccessi di sorta, lasciado che soldato rimasto ferito in piazza si rialzasse si portasse propria abitazione di altro soldato ricoverasse e medicossi casa contadini ove fu bene accolto.
Nessuna manifestazione ostile fu fatta. Un vice brigadiere carabinieri venuto paese durante azione in piazza ai soldati e ufficiali rimasti in paese ai pubblici funzionari ad uffici pubblici ed ai cittadini. Gli uccisi furono collocati vicino chiesa furono fatti funerali senza alcun atto ostile verso alcuno, ciò che prova errate notizie fornite Vice Commissario P.S.”

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3 Responses to Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi

  1. 1 dicembre 2014 a 18:31
    Per capire meglio vorrei chiedere a Calogero Taverna: se fosse chiamato a pronunciare un discorso in occasione della scopertura della targa della ipotetica nuova via, cosa direbbe?
  2. 1 dicembre 2014 a 19:16
    Parecchi documenti obbligano a sospendere un atto amministrativo-politico come quello di intitolare una strada a Messana: soprattutto quelli che riguardano le accuse presentate dalla Commissione delle Nazioni Unite, per crimini di guerra, nel 1945 e quegli altri che dimostrano con quanto rigore Messana, allora questore di Lubiana, organizzò le deportazioni dei partigiani jugoslavi e delle loro famiglie in Italia e in Croazia, nel 1941-1942.
  3. 1 dicembre 2014 a 20:00
    Se Malgradotutto prima di accodarsi a denigratori della gloria paesana il comm.di San Maurizio e San Lazzaro Ettore Messana mi avesse consultato, GRATUITAMENTE avrei impedito siffatte scivolate di stile e di correttezza anche storica. I fatti veri furono altri e sono incontestabili. Un rapportino postumo magari sobillato da chi aveva interesse a sviare le gravissime responsabilità di autorità amiche vale poco se non lo si contestualizza,non se ne vede che fine avrebbe fatto e perché. Ho consultato tanta stampa coeva, tante relazioni, tanti documenti e posso affermare senza tema di smentita che nulla di quanto sopra corrisponde a verità storica. Non sono giornalista, non sono scrittore, non sono storico; sono solo un ex ispettore bancario e fiscale che era aduso a colloquiare con il dio ascoso in carte, documenti, elaborati e relazioni: solo che trattandosi spesso di banche correggevo: il dialogo è con il demone ascoso. Se la signora Giovanna Messana si deciderà a sporgere denuncia contro i denigratori disinformati di suo nonno, certo non mancherò di fornirle tutta la mia modesta assistenza. Solo un piccolissimo codicillo: non si scriva che si tratta del fascicolo personale di sua eccellenza l’ispettore generale di PS Ettore Messana- Quel fascicolo personale che io vado da tempo cercando è ancora top secret al Viminale e sono là poliziotti per divulgarne i segreti. All’ACS stanno i fascicoli personali versati nel 1973. Messana non c’è.

giovedì 12 marzo 2015

Iniziamo con Riesi - 9 ottobre 1919 - ETTORE MESSANA non fu stragista di Stati. Calunnia di Li Causi e consorti.


AMMATULA TI SPICCI E FA’ CANNOLA/CA LU SANTU Eì DI MARMARU E NUN SUDA.

Detto sentito sin da bambino in quel di Racalmuto: Sciascia me lo illustra così: «Inutilmente ti pettini e ti arricci (cannola = boccoli) / perché il santo è di marmo e non suda. E’ tutta in due versi  - una canzone di sdegno, cantata cioè a disdegno di una donna prima amata. Si poteva sino a vent’anni fa, sentirla nella campagna  solitaria, di sera: gridata più che cantata. Ma più spesso la si diceva a modo di proverbio, di sentenza: a figurare una situazione in cui, a chi vuol tornare all’amore, all’amicizia, alla fiducia di prima, si oppone gelida indifferenza. Si noti anche come  nel nominare la materia di cui è fatta la statua del santo venga ad affermarsi scettico  pregiudizio nei riguardi dei miracoli: il marmo che non suda, che non può sudare; da non credere, dunque, ai tanti conclamati prodigi  di simulacri che sudano, che lacrimano, che sanguinano.  Nell’ordine di un tale materialismo  è il mimo del contadino che sradica un pero che non dà frutto e lo vende a uno scultore che ne cava la statua di un santo; sicché quando il contadino va in chiesa e la vede sull’altare, intorno i fedeli in preghiera, sa dell’inutilità di pregarlo: “Piru ca mai a lu munnu ha’ fattu pira/ pira ‘un ha’ fattu e miraculi vo’ fari? (pero che mai al mondo hai fatto pere/ pere non hai fatto e miracoli vuoi fare?»


Noi la sapevamo on una variante: ammatula a t’annachi e fa cannola, lu santu è di marmaru e nun suda.  Quell’annacarsi (dndolarsi, sculettare) ci tormna più gradito. Diciamo che framcamente tutto quel rivestimento laico, scettico, non mi preche i contadinio chi come me contadino non era eppure la strfetta la diceva., non ci era abituale. Scremato il tutto, il detto valeva per dire è intuile che ti dai da fare, il santo è di marmo e non suda, non si commuove. E cosìcoglio rivolgermo ai miei cari redattori (o redttore-avvocao) di Malgrado Tutto. E inutle che si ANNACA e fa boccoli tererai, la facenda Messamaè comeho investigato e quindi il volerlo dannare senza sapere è di isipeza  apocalisstca (bestemmiano ciò che ignorano) che poi frase giovanninea non è essnomi stmane stagliato) ma un di tale SAN GIUDA che ebbe a scriverla verso il 65°anno.


Partì a razzo il compagno Li Causi:

-         Messana “stragista di Stato” il 9 ottobre a Riesi;

-         Messana “criminale di guerra” a Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio del ’42;

-         Messana “capo del banditismo ‘politico’ dal 1945 al luglio del 1947 ai tempi del bandito Giuliano.

I nostri studi, le nostre ricerche hanno appurato che a Riesi Messana se ci fu, fu un modesto esecutore di ordini e non certo uno stragista. Proprio qui cerchiamo di essere in proposito il più esaurinti possibile su questa prima  calunnia licausiana, tTargata PCI.


Caro Malgrado Tutto è inutile che ti annachi a fai cannola, Messana non poté essere lo stragista di Stato che per accaparrarsi fondi comunitari Riesi cercò di accreditare, trovando assenso  nel foglio sciasciano e addirittura credendo che qualche professore poté avere accesso in Viminale  e consultare il “fascicolo personale” del Nostro Ettore Messana. Niente da fare. Il fascicolo per ora – fino a quando non lo depositeranno  all’Archivio Centrale dello Stato all’EUR- è top secret per tutti. Figurarsi per i denigratori di Messana-  



MI SCRIVONO e reitero qui sotto che di una  calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato vittima il gr.uff. comm. dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.

Non credo che dopo la gran mole di documenti e ricerche che con qualche merito ho acquisito e pubblicato, possano avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni.

Reputo  che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto. Non così la Cernigoi, una testarda goriziana, che persiste nelle sue denigrazioni dell’intemerato Messana. Credo che abbia voglia di subire querele penali e soprattutto citazioni civili per risarcimento adnni. Quanto al Lucarelli non abbiamo avuto modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si vedrà. •


IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI


Il crucifige di Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente, pronunciato nella Seduta del 15 luglio del 1947.

Per il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:

A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»

B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»

C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di sconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.»

Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919;

Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942;

banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947.


Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20.

Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne commissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messana, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi.

MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esercito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.

Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-xaf1/v/t1.0-1/c24.24.297.297/s32x32/155272_1735246543996_3594997_n.jpg?oh=d8ddffa2a5498110cad503c9d54c79ce&oe=5447E922&__gda__=1414298984_50b51a7ebb2ecd1d35e170aadafc61f7

Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre. Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. »

Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti.


LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo.

Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.

Non trascorrono molte ore e il cronista nisseno cerca di completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui fatti di Riesi occorsi alle ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del 1919. Faticando molto, siamo riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm del giornale siciliano. Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a trarre il succo da una siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo molto soffermati sul particolare che artefici del bene e del male di quel giorno furono i Carabinieri, coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti soldati. Emerge charissimamente che ad iniziare a sparare contro la folla furono loro: i carabinieri. Stranissimo, in cronache successive, in rievocazioni paesane, nel veemente attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di Riesi dei primi anni 2000, negli studi seri del Casarrubea, in quelli pasticciati della Cernigoi, nelle esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri messe in scena del Lucarelli televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti giornalisti, questo particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti può pensare che un giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla benemerita arma di aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure tumultuante. Non è elemento questo da rendere inaccettabile che ad essere responsabile di quell'esecrabile eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe commissario Ettore Messana? Come dire Ettore Messana non c'entrò. Solenne infamia quella di volerlo a tutti i costi calunniarlo. Non è giunto il momento di fare ammenda di tutta la diffamazione a mezzo stampa, blog, cinematografo e lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà un caso, quella trasmissione del 2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi analoghi)? La famiglia Messana ha subìto, sta ancora subendo, danni, disagi, colpevolizzazioni, denigrazioni per una così concertata e martellata diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico e pur edotto dei fatti, il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO? Per aggiunta e suggello, ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici vengono dopo, ad eccidio consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino Di Caro il nostro gr. uff. comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, ispettore generale di P.S., dottore Ettore Messana. Carta canta!!! ------------- Caltanissetta 9, giorno "I fatti i Riesi per quanto su essi siano sulle prime notizie alquanto esagerate pure rivestono una gravità non comune. Ve ne mando i particolari nel modo più succinto. Riesi è stato sempre uno dei centri di questa provincia che ha dato non poche volte da dire alle autorità politiche e di pubblica sicurezza dando sovente campo a noi cronisti di intrattenerci delle condizioni poco tranquille della pubblica sicurezza: difatti reati audacemente rari nella storia criminale sono colà avvenuti e non è la prima volta che dimostrazioni ed agitazioni sono degenerate in conflitto. Le agitazioni minerarie poi hanno sempre trovato modo di allignare e di prosperare anche perché la politica di Riesi deve far capolino in tutto. Tra i maggiorenti anche il disaccordo è regnato sovrano per quanto il deputato del collegio, on. Pasqualino, abbia sempre messo in opera tutti i mezzi perché il pubblico interesse negli uomini pubblici fosse sempre l’ideale da raggiungere. Parecchi anni fa tal Giuseppe Butera, una specie di mattoide, messosi a capo di alquanti incoscienti provocò dei moti gravissimi e si arrivò persino alla proclamazione della repubblica Riesina! Poi venne la guerra e gli odii restarono sopiti mentre Riesi dava un contingente altissimo alla diserzione dando i Tofalo, i Carlino e compagnia bella; bisogna però riconoscere che la maggioranza di quella cittadina è composta di gente per bene, ma intanto basta qualche centinaio di illusi e di sconsigliati perché un intero centro resti in convulsione. Da qualche settimana a Riesi dunque spirava vento di fronda, e ciò nonostante per volere di chi sta in alto tutta la forza disponibile della Provincia di Caltanissetta e el capoluogo era stata distaccata a Roma – a quanto se ne dice – perché l’ordine pubblico della capitale così esigeva. Di modo che i tumulti di ieri hanno trovata la cittadina sguarnita di forza in modo quasi assoluto giacché la forza non si improvvisa specie quando niente affatto tranquilla era la situazione a Caltanissetta, a Terranova, a Castrogiovanni e in molti altri paesi dove l’agitazione agraria è assai intensa e gravida di pericoli. Anzi su proposta del Prefetto pochi giorni fa il Ministero ha mandato qui il comm. Lonardone ispettore generale del Ministero della Agricoltura per la composizione delle vertenze agrarie in Provincia. Intanto così l’on. Pasqualino come l’on. Colaianni e l’on. Lo Piano non avevano taciuto assieme al Prefetto la situazione della Provincia, che ha finalmente bisogno dopo tanti anni di incuria e di indifferenza ogni provvida cura giacché le nostre popolazioni sono assetate di giustizia e di equità. Fatto sta che nelle scorse settimane la situazione a Riesi parve – lo era effettivamente – peggiorata, avvennero degli incidenti gravi la cui trasmissione non ci fu permessa e si procedette all’arresto del Giuseppe Butera e di altri capoccia del socialismo cosi detto ufficiale. Come vi dissi, la politica ha fatto il resto di tal che si è andata rapidamente in questi ultimi giorni creata a Riesi una posizione veramente eccezionale e da destare l’allarme nella cittadinanza e da preoccupare le autorità. L’on. Pasqualino proprio oggi doveva recarsi a Riesi dove egli è tanto benvoluto e stimato, appunto per mettere in opera il suo ascendente presso quella popolazione onde indurla alla quiete ed alla tranquillità. Ma aveva preferito fare prima una corsa a Castrogiovanni per abbracciarsi con l’on. Colaianni che intanto non lascia mezzi intentati per comporre le vertenze di indole economica nei paesi del suo collegio. Dimenticavo dirvi che a Riesi da tempo per dimissioni di parecchi dei suoi membri quel Consiglio Comunale è stato sciolto e l‘amministrazione della cosa pubblica è deposta nelle mani di un R. Commissario, il cav. Scicolone, coadiuvato dal signor Grasso. Si è cercato di togliere ogni pretesto a quelle masse illuse e fuorviate e financo l’approvvigionamento del grano è proceduto in modo assolutamente eccezionale, un vero e proprio trattamento di favore. Ma il pretesto è stato trovato lo stesso e ieri di giorno verso le 11 si iniziarono le prime dimostrazioni che assunsero ben presto il carattere di una violenta ribellione. La pazienza dei pochi carabinieri fu messa a dura prova; qualche soldato fu sputato e preso a sassate e quando fu tentato di disarmarli e quando di certo avrebbero avuto la peggio fecero fuoco e caddero mezza dozzina e forse più di morti. Grida e lamenti dimostrarono che c’erano anche dei feriti e non pochi. La esasperazione della folla inviperita e delle donne raggiunse presto il colmo e la forza impotente dovette ritirarsi lasciando la cittadinanza in balia dei rivoltosi. Sono partiti da qui camions con mitragliatrici e forza in gran numero e si conta di sapere la vera ragione o meglio la causa occasionale della rivolta sanguinosa. Domani e forse oggi stesso l’on. Pasqualino sarà sul posto per spiegare tutta la sua opera autorevole per il ritorno alla tranquillità. Intanto l’autorità giudiziaria ha aperto una inchiesta per accertare le singole responsabilità; parecchi arresti sono stati già operati e pare che moltissimi altri ne seguiranno. Appena noti i nomi dei morti e dei feriti ve ne informerò e vi invierò altri particolari. 0ve sarà il caso. Si sa che i rivoltosi furono poche centinaia di contadini che sono rimasti padroni della città; tutte le comunicazioni, anche quelle telegrafiche, sono interrotte; da Palermo sono stati inviati considerevoli rinforzi La impressione per i fatti avvenuti è delle più dolorose e si spera che l’ordine e la calma possano presto tornare. "

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