Attrice! Parola piena di fascino, splendente e terribile! Il pubblico vede tutta la luce che questa parola riverbera intorno a sé e nulla conosce o cose sovente ingiuste suppone nell’ombra, nella quale, dopo la breve apparizione luminosa e colorita, essa subito scompare. Il poeta ha per materia le parole; lo scultore, il marmo e il bronzo; il pittore, i colori e la tela; il musicista, i suoni e gli strumenti. La materia dell’attrice è se stessa. Per realizzare un’immagine, un ritratto, un sentimento l’attrice opera sopra se stessa. E’ lo strumento musicale della sua musica interiore; si scolpisce, si dipinge, si modella da se stessa. In questo terribile e angoscioso lavoro è la sua gloria e la sua pena maggiore. Ogni sera diversa, ogni giorno mutata, ogni istante dissimile. Oggi eroina d’amore e domani miserevole peccatrice; ieri nutrita di sentimenti antichi, oggi dilaniata da passione moderna; fantasma senza carne in una invenzione poetica e, poi, creatura tutta nervi e sangue in una commedia realistica; fantoccio grazioso nelle favole impossibili, ma reali, e, subito dopo, brutale groviglio d’istinto e di perversità nelle tormentose vicende della nuda umanità. Madre e amante, figlia e sorella, sposa e compagna, amica e demonio, dea e regina, l’attrice tutte le anime infinite, diverse, misteriose e profonde deve avere della donna. Ecco l’attrice! Qual meraviglia se il mondo le guarda con diffidenza e non crede al loro lento, continuo martirio, e non le segue con amore e con assiduità lungo il loro difficile ed aspro cammino? |
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