giovedì 12 gennaio 2017

Signora Cernigoi lei scrive ed afferma che il fascismo 'creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari, [mise] a dirigere la questura di Lubiana .....il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.'

Mi scusi signora, ma il Ministero degli interni di allora chi doveva mndare a dirigere la neo questura di Lubiana? dei nemoci dell'Italia? Mandò Messana.

E chi era Messana?

Messana era un validissimo funzionario in carriera che non stava in Sicilia agli ordini di Gueli. Tutt'altro.

Messana dopo, se vuole l'incidente di Riesi in cui nessuna colpa gli si poté addossare e nessuna sua reponabilità è storicamente emersa, aveva fatto grande carriera ma al Nord, nella Venezia Giulia. E qui altro che famiglio dell'OVRA era stato. Guardi che raccomta uno stolico locale, Eugenio Napoleone Messana.

Lo storico locale Messana  a pag 359 di un  suo rigonfio testo su Racalmuto ha l'occasione di parlare di questo grande Racalmutese, il suo bistrattato Ettore Messana. Ci dice quel microstorico che già nei primi degli anni Trenta il Messana, il poliziotto non gradito al sedicente foglio di Sciascia, MALGRADOTUTTO se ne stava a BOLZANO e nel Nord aveva fatto carriera sino ad essere arrivato a VICE QUESTORE di quel capoluogo ove Gueli non aveva influenza alcuna, ove la mafia non aveva alcun potere  né alcuna influenza, ove l'OVRA non riguardava Meassana anzi.

Ecco che ci narra il caro nostro 'Geniu' (che non ha in simpatia il suo omonimo anche se lontano parente): " Calogero Picone Chioso  dovette fuggire  da Racalmuto per non incappare  in qualche processo davanti il tribunale speciale istituito da Mussolini contro l'opposizione di ogni colore .... riparò a Bolzano in casa di ETTORE MESSANA, suo amico d'infanzia ed ex compagno [entrambi erano stati socialisti],  già vice questore in quella città. I due erano tanto intimi che si chiamavano compari. Ettore Messana intanto una mattina arrivando in questura trovò  un telegramma firmato dal Ministro dell'Interno, così concepito: Dicesi ricercato antifascista Calogero Picone aggirasi  nei pressi di codesta città; pregasi disporre accurati servizi onde assicurarlo giustizia prima che valichi frontiere.
 Il telegramma valeva un ordine di Mussolini, Il ricercato era l'ospite suo campare e suo paesano. Tornatosene a casa, aspettò  che finisse il pranzo, poi si  chiamò in disparte il compare e glielo esibì. Il povero Liddu Chiodo non seppe che dire, Ettore Messana gli assicurò che lo avrebbe messo in salvo  lui oltre il confine. Verso sera gli procurò un passaporto con false generalità e lo fece scortare fino ad Innsbruck  da due agenti".

Signora Cernigoi se l'OVRA scopriva questa connivenza del Messana con un antifascista, il Messana veniva licenziato e avrebbe avuto grossi guai con la giustizia. Messana se ne fregava dell'OVRA. Altro che agente dell'OVRA come lei Casarrubea e l'ANPI di Palermo andate scrivendo calunniosamente.

A Picone Chiodo Racalmuto ha dedicato una strada, A chi rischiò la galera per salvargli la vita certi insolenti all'apice della attuale Casa Comunale neppure mi permettono di fare la debita celebrazione di un sì gran signore e meritevole grand-commis dello Stato.

Calogero Taverna [segue]




Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori.
Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.

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