|
Prima di addentrarci in questo lungo e in definitiva tedioso
post, stralcio questo passo che suona a totale discolpa del Messana e
ad accusa agli inverecondi denigratori del Messana di tutti i tempi e
di tutti i regimi. Vorranno mttere in dubbio anche questa limpida
pagina che suona a grande merito del coraggioso ed eroico
racalmutese ETTORE GIUSEPPE TANCREDI MESSANA: Il
12 maggio il questore
Ettore
Messana che continuava ad opporsi ai metodi dei militari e non
accettava la subordinazione delle forze di polizia fu sostituito con
il questore
di Cuneo
Domenico
Ravelli[50]
e il 27 maggio Robotti, approfittando
dell'assenza di Grazioli che era a Roma per motivi di servizio, emise
disposizioni che posero sotto il suo comando tutte le forze di
polizia della Slovenia[51].”
.
Sab 06/08/2016
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Messana
assolto da criminale di guerra, Malgrado Tutto condannabile
Signor Egidio
Terrana,
Lei che ancora insiste a considerarmi un fazioso nel difendere il MESSANA mi vuol dire come si fa a credere che sua Eccellenza Ettore Messana possa minimamente venire considerato un CRIMINALE DI GUERRA come sarebbe piaciuto al compagno onorevole comunista LI CAUSI, se ben guardiamo questo obiettivo ed autorevole studio?
Di grazia me ne vuole indicare qualche dato qualche grave sospetto , qualche indizio di qualsiasi specie.
Scrivendo il suo giornale MALGRADO TUTTO - e persistendo - quello che scrive calunniando il MESSANA, non commette diffamazione aggravata a mezzo stampa?
Cosa ha da rispondere alla signora Giovanna Messana a rettifica della lettera insolente che lei signor Egidio Terrana, scrisse un paio di anni fa?
Gradirei risposta.
Calogero Taverna
Emilio Grazioli
Lei che ancora insiste a considerarmi un fazioso nel difendere il MESSANA mi vuol dire come si fa a credere che sua Eccellenza Ettore Messana possa minimamente venire considerato un CRIMINALE DI GUERRA come sarebbe piaciuto al compagno onorevole comunista LI CAUSI, se ben guardiamo questo obiettivo ed autorevole studio?
Di grazia me ne vuole indicare qualche dato qualche grave sospetto , qualche indizio di qualsiasi specie.
Scrivendo il suo giornale MALGRADO TUTTO - e persistendo - quello che scrive calunniando il MESSANA, non commette diffamazione aggravata a mezzo stampa?
Cosa ha da rispondere alla signora Giovanna Messana a rettifica della lettera insolente che lei signor Egidio Terrana, scrisse un paio di anni fa?
Gradirei risposta.
Calogero Taverna
Emilio Grazioli
“ Prima di addentrarci in questo lungo e in definitiva tedioso post, stralcio questo passo che suona a totale discolpa del Messana e ad accusa agli inverecondi denigratori del Messana di tutti i tempi e di tutti i regimi. Vorranno mttere in dubbio anche questa limpida pagina che suona a grande merito del coraggioso ed eroico racalmutese ETTORE GIUSEPPE TANCREDI MESSANA: Il 12 maggio il questore Ettore Messana che continuava ad opporsi ai metodi dei militari e non accettava la subordinazione delle forze di polizia fu sostituito con il questore di Cuneo Domenico Ravelli[50] e il 27 maggio Robotti, approfittando dell'assenza di Grazioli che era a Roma per motivi di servizio, emise disposizioni che posero sotto il suo comando tutte le forze di polizia della Slovenia[51].”
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
on. Emilio Grazioli |
|||
---|---|---|---|
Luogo nascita |
Zibido
San Giacomo |
||
Data nascita |
26 ottobre 1899 |
||
Luogo morte |
Milano |
||
Data morte |
15 giugno 1969 |
||
Professione |
Politico |
||
Partito |
PNF |
||
Legislatura |
XXX |
Emilio
Grazioli
(Zibido
San Giacomo,
26
ottobre
1899
– Milano,
15
giugno
1969)
è stato un politico
e prefetto
italiano.
Fu
Alto
Commissario
della provincia
di Lubiana
e nel corso della sua gestione si batté a lungo ma inutilmente
per l'italianizzazione
dei nuovi territori annessi[1].
Emilio Grazioli
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on. Emilio Grazioli |
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Luogo nascita |
Zibido
San Giacomo |
||
Data nascita |
26 ottobre 1899 |
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Luogo morte |
Milano |
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Data morte |
15 giugno 1969 |
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Professione |
Politico |
||
Partito |
PNF |
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Legislatura |
XXX |
Emilio
Grazioli
(Zibido
San Giacomo,
26
ottobre
1899
– Milano,
15
giugno
1969)
è stato un politico
e prefetto
italiano.
Fu
Alto
Commissario
della provincia
di Lubiana
e nel corso della sua gestione si batté a lungo ma
inutilmente per l'italianizzazione
dei nuovi territori annessi[1].
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Partecipò all'Impresa di Fiume con D'Annunzio[2] e aderì al Partito Nazionale Fascista fin da giovane raggiunse il grado di centurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale[3]. Federale di Trieste nel 1939 Grazioli fu nominato nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni[3].
Alto commissario[modifica | modifica wikitesto]
Il 6 aprile 1941 l'Asse invase la Jugoslavia, che capitolò rapidamente. Già a metà mese Grazioli fu nominato Regio Commissario Civile dei territori della Slovenia occupati, carica convertita in quella di Alto Commissario della Provincia di Lubiana alla sua istituzione il 3 maggio 1941[4]. Nonostante una apposita circolare emanata dal generale Vittorio Ambrosio sottomettesse le autorità civili dei territori occupati all'autorità militare Grazioli cercò di svolgere comunque le proprie funzioni in maniera autonoma[5]. Il 12 agosto 1941 Grazioli fece istituire il pubblico registro della popolazione e pochi giorni dopo rese obbligatoria la denuncia dei nuovi nati[6]. Secondo i primi approsimativi dati raccolti la popolazione era composta da 280-400mila abitanti[6].
Il vescovo Gregorij Rožman e il commissario Emilio Grazioli
Con
la costituzione anche a Lubiana il 21 ottobre 1941 della
federazione dei fasci
di combattimento
Grazioli ne divenne segretario federale fino al febbraio 1942
quando cedette la carica a Orlando
Orlandini[7].
Insieme iniziarono a creare anche nella nuova provincia le
organizzazioni fasciste già presenti nelle altre provincie
come la GIL,
l'OND
e il GUF[8].
A differenza di queste organizzazioni che ebbero un discreto
successo tra gli sloveni (la Gioventù
italiana del littorio
ebbe l'adesione di cinquemila giovani di cui millecinquecento
nella sola Lubiana[8])
il locale PNF, limitato solo ai cittadini italiani ebbe scarso
seguito[8].
L'obiettivo che Grazioli si pose fu di integrare la nuova
provincia, siappur con una forte autonomia, all'interno del
regno d'Italia il tutto senza alienarsi le simpatie di ampie
fasce della popolazione che vedevano nell'Italia una
protezione dal nascente movimento titino[9].
Tutti i vecchi funzionari sloveni sospesi nel corso
dell'invasione, e di cui Grazioli diede una ottima
valutazione[10],
furono riassegnati ai propri incarichi e in caso di esubero
riassegnati ad altri incarichi[11].
Su interessamento sempre di Grazioli l'ordine pubblico fu
sottratto all'esercito e fu costituita la questura
di Lubiana che fu affidata al questore
Ettore
Messana[12].
Il 26 maggio 1941 fu nominata una Consulta cui furono chiamati
a farne parte diversi esponenti politici locali[13],
tuttavia il carattere formale del nuovo istituto spinse nelle
settimane seguenti molti membri ad abbandonarla[13].
La consulta si sciolse definitivamente nel
novembre[14].
Massima
attenzione fu riservata all'ambito universitario in cui gli
insegnanti furono accuratamente selezionati e molti elementi
furono tratti dal movimento nazionalista "Guardia
nella tempesta"
del professore Lambert
Ehrlich[15]
ma ciononostante l'Università
di Lubiana
divenne un centro di propaganda nazionalista anti
italiana[15].
L'azione
di Grazioli nei primi tempi fu improntata al rispetto della
cultura slovena nei confronti della quale non fu tentata
alcuna italianizzazione
forzata
anche perché si riteneva che l'assimilizione sarebbe comunque
avvenuta col tempo come conseguenza della superiore cultura
italiana[16].
L'azione di Grazioli che si differenziava dalla politica
tenuta nei confronti degli slavi dell'area giuliana attirò su
Grazioli l'ironico soprannome di "slavo
onorario"[13].
Nei
mesi a seguire l'occupazione italiana gli atti di ostilità di
parte della popolazione slovena incominciarono a manifestarsi
sempre più apertamente e Grazioli, a seguito dell'uccisione
di un soldato tedesco, ordinò a partire dal 1º agosto un
ampio rastrellamento guidato dalla questura di Lubiana che si
concluse solo il 10 agosto 1941[17].
Nel corso del rastrellamento si ebbe un caduto tra i nuclei OF
e un gendarme sloveno inquadrato nella gendarmeria
italiana[17].
Seguirono poi numerosi attentati sulla tratta ferroviaria tra
Postumia e Lubiana[17].
Intanto le autorità militari, rappresentate dal generale di
corpo d'armata Mario
Robotti,
a seguito del perdurante stato di ribellione di diverse fasce
della popolazione iniziarono a lamentare il particolare
"status giuridico" della provincia che impediva
azioni energiche[18].
L'11 settembre 1941, Grazioli nel tentativo di dimostrare ai
militari di essere in grado di mantenere il controllo sulla
provincia diramò un bando che comminava la pena di morte per
quanti avessero preso parte ad attacchi contro i militari
italiani e ordinando un imponente rastrellamento a sud di
Lubiana tra il monte Krim
e Mokrec[19].
L'operazione fu sostanzialmente fallimentare e Robotti ebbe
buon gioco ad escludere Grazioli da altre azioni militari[19].
Grazioli fu in pratica relegato ad amministrare il solo
capoluogo[20].
Gli
attacchi partigiani si susseguirono e il 25 settembre in un
attentato fu ferito il generale sloveno Leon
Rupnik
mentre il 5 ottobre in uno scontro a fuoco furono uccisi due
militari italiani[20].
Il 7 ottobre una bomba fu fatta esplodere alla fiera di
Lubiana senza provocare vittime, fu rapidamente individuato il
responsabile in un iscritto al partito comunista e
fucilato[21].
Grazioli, ritenendo che la situazione fosse ancora gestibile
continuò ad opporsi ad una militarizzazione della
provincia[20].
L'esercito iniziò al contempo ampia azione di rastrellamento
inviando la Divisione
di Fanteria "Granatieri di Sardegna"
nuovamente sul monte Krim
e il Mokrec
che si concluse il 28 ottobre[21].
Ciononostante anche alcuni presidi italiani iniziarono ad
essere attaccati come quello di Loz
e di Bezuliak
e in entrambi i casi vi furono caduti in entrambi gli
schieramenti[22].
Da questi avvenimenti Robotti trasse maggior convinzione di
trovarsi ad operare in un paese ostile in cui la popolazione
parteggiava apertamente per i partigiani[23]
pertanto dispose che i presidi sarebbe sempre stati tenuti in
allerta e che in caso di attentati si sarebbe giustificata una
reazione rapida e violenta e in caso di bisogno si sarebbe
provveduto ad incendiare l'eventuale villaggio[24].
Taddeo Orlando, Emilio Grazioli, Mario Robotti durante una manifestazione a Lubiana
Il
29 ottobre, in occasione della ricorrenza della caduta
dell'Impero
austro-ungarico
nel 1918, avvenne la prima manifestazione anti italiana
organizzata dal Fronte
di Liberazione del Popolo Sloveno
così in alcune scuole di Lubiana furono osservati due minuti
di silenzio mentre dai balconi di alcuni palazzi apparvero
bandiere slovene con al centro la stella
rossa[24].
Il 7 novembre si svolse la prima riunione ufficiale tra
l'autorità civile rappresentata da Grazioli e l'autorità
militare rappresentata da Robotti in cui si discusse dei
reciproci conflitti di competenza[25].
Si decise che in ogni caso le azioni di rastrellamento
sarebbero state prerogativa dell'esercito[26].
In più fu creato in Lubiana un tribunale militare facente
capo alla 2ª
Armata
e il Tribunale
speciale per la difesa dello Stato
di Trieste estese le sue competenze anche sulla
Slovenia[27].
Una
operazione di polizia permise il 18 novembre di scoprire la
base dello "Sloveno
Club"
all'interno della facoltà di ingegneria di Lubiana e dallo
studio dei documenti rinvenuti si riuscì a ricostruire
l'organigramma del Fronte
di Liberazione
ed arrestare numerosi aderenti[27].
Il
1º dicembre in occasione dell'anniversario della fondazione
del Regno
dei Serbi, Croati e Sloveni
a Lubiana e a Novo Mesto il Fronte
di Liberazione
indisse nuove manifestazioni in questa occasione cercando
anche un terreno in comune con le organizzazioni nazionaliste.
Nuovamente nelle scuole furono osservati due minuti di
silenzio e nel pomeriggio dalle 19 alle 20 vi fu uno sciopero
pressoché totale[28].
Nel corso dello sciopero fu fatta anche esplodere una bomba in
una strade del centro cittadino che non provocò vittime.
Colti di sorpresa i militari di un drappello della "Granatieri
di Sardegna"
e della MVSN
aprirono il fuoco in strada e contro le finestre uccidendo due
passanti, fu inoltre ferito Slavko Grikar che lavorava presso
l'Alto Commissariato retto da Grazioli[29].
Grazioli relazionò minimizzando i fatti e ponendo l'accento
sulla reazione dei militari di presidio che si erano lasciati
sfuggire la situazione ed avevano aperto il fuoco contro dei
civili[30].
La notte tra il 4 e il 5 dicembre un presidio dei "Granatieri
di Sardegna" fu assalito dai partigiani presso Preserje e
registrò due vittime mentre il 5 dicembre a Lubiana nel corso
di una imboscata furono uccisi cinque militari italiani[31].
Nel corso dei rastrellamenti che seguirono furono arrestati
numerosi sospetti[31].
Grazioli il 21 giugno 1942 a Kočevje
Negli
stessi giorni il Tribunale
speciale
iniziò il primo grande processo contro 56 sloveni arrestati
nei mesi precedenti nel corso dei rastrellamenti. Nel corso
del processo Grazioli ricevette numerose richieste di clemenza
da numerosi esponenti del collaborazionismo filo italiano tra
cui gli ex bani
della Slovenia Marko
Natlačen
e Drago
Marusec,
Juro
Adlešič
sindaco di Lubiana il vicesindaco Vzodimir
Ravnihar
e il vescovo Gregorij
Rozman[32]
e anche per non incrinarne il rapporto chiese di rivolgere la
repressione solo contro la "minoranza sovversiva"[14].
Il processo terminò il 14 dicembre con 9 condanne a morte e
numerose condanne a pene detentive, quattro condanne a morte
dopo le domande di clemenza inoltrate nei giorni precedenti
furono commutate in condanne all'ergastolo[33].
Il 16 dicembre il tribunale militare di Lubiana condannò a
morte sette partigiani catturati con le armi che furono
fucilati il giorno seguente[33].
Il
3 gennaio 1942 fu proclamata una nuova astensione dal lavoro
che ottenne un'adesione ancora più ingente delle precedenti.
Il 19 gennaio 1942 il generale Vittorio
Ambrosio
fu promosso Capo
di Stato Maggiore generale,
e sostituito col generale Mario
Roatta
al comando della 2ª Armata. Roatta impostò subito una
condotta aggressiva rispetto al suo predecessore forte anche
di un nuovo decreto che stabiliva che l'autorità militare
doveva intervenire quando richiesto espressamente dall'Alto
Commissario o anche di propria iniziativa limitandosi ad
informare le autorità civili[34].
Nel corso di una nuova riunione tenutasi a Lubiana
il 5 febbraio 1942 fu fatto il punto della situazione tra
Grazioli e Robotti e in sostanza a Grazioli fu tolta la
possibilità di utilizzare reparti militari per condurre
azioni autonome limitando la sua attività nell'impiego della
polizia e dei carabinieri nelle indagini e nella
prevenzione[35].
La recinzione di Lubiana[modifica | modifica wikitesto]
Granatieri di Sardegna di presidio presso la recinzione stesa attorno a Lubiana
Il
21 febbraio 1942 fu segnalata alla questura la presenza a
Lubiana del centro operativo della resistenza slovena[36].
Grazioli e Robotti decisero il 23 febbraio di attuare il
blocco completo della città stendendo intorno alla città
reticolati e posti di blocco per impedire la fuga dei
ricercati e il passaggio fu concesso solamente ai detentori di
uno speciale lasciapassare[36].
Completato il blocco l'intera città fu rastrellata dai
reparti dei "Granatieri
di Sardegna",
della polizia
e della MVSN[36].
Il 28 febbraio erano state arrestate duecento persone tra
queste il dirigente comunista Tonet Tomsic che fu poi fucilato
nel maggio successivo[36].
Nonostante la fuga di molti dirigenti comunisti oltre la
recinzione, l'organizzazione fu decimata e si dovette
ricostituire fuori città[36].
A
seguito dei successi riportati dagli italiani i partigiani
organizzarono un attentato contro il generale Giovanni
Battista Oxilia
che da Zagabria
si stava spostando verso Lubiana per motivi di servizio. Il
generale rimase illeso[37].
Nei giorni seguenti a Novo
mesto
una pattuglia della divisione
"Isonzo"
fu attaccata dai partigiani, mentre a Lubiana fu ucciso in un
attentato Franc Zupanec vicefiduciario del GUF. Un treno fu
assalito e morirono nello scontro due ferrovieri e a Lubiana
furono uccisi altri due sloveni collaborazionisti. Le azioni
partigiane scatenarono il rancore nei soldati italiani che si
lasciarono andare a vari eccessi così il 25 marzo un reparto
dei "Granatieri
di Sardegna"
alcuni villaggi a sud di Lubiana furono incendiati cui si
sommarono uccisioni indiscriminate[37].
Grazioli che tentava inutilmente di arginare l'escalascion
militare vedeva nelle azioni militari gli stessi errori
compiuti dai tedeschi nel nord della Slovenia che avevano
permesso al movimento resistenziale di svilupparsi[38].
A
partire dal 23 marzo, nonostante il parere negativo della
questura e del comandi dei carabinieri, Grazioli ottenne che
le forze dell'ordine alle sue dipendenze sostituissero i
militari presso i varchi della recinzione stesa attorno a
Lubiana[38].
I blocchi furono poi rimossi il 30 dicembre dello stesso
anno[39].
Il progetto Primavera[modifica | modifica wikitesto]
A
protezione del vecchio confine italiano, per evitare che i
partigiani raggiungessero i territori abitati da italiani
Grazioli dispose una coorte della Milizia
Confinaria.
Inoltre operò la ridistribuzione delle forze dell'ordine alle
sue dipendenze per mantenere i presidi abbandonati
dall'esercito che si apprestava a lanciare una nuova offensiva
in Croazia[40].
In aprile una nuova offensiva partigiana prese di mira le
istituzioni fasciste e il collaborazionismo sloveno[41]
con numerose uccisioni pertanto Grazioli e Robotti decisero
nel corso di una riunione che si sarebbero operate
rappresaglie per ogni militare italiano ucciso ai danni di
partigiani già detenuti[42].
Il
24 aprile 1942 i sei membri della famiglia slovena Jacopin
furono uccisi dai partigiani con l'accusa di collaborare con
le autorità italiane, seguì pertanto una prima rappresaglia.
Grazioli e Robotti emanarono pertanto nello stesso giorno un
bando in cui si avvertiva che se ci fossero state uccisioni di
militari italiani o di esponenti del collaborazionismo, nel
caso in cui nelle 48 ore successive non si fossero catturati i
responsabili, sarebbero stati passati per le armi dei
partigiani già custoditi in carcere[42][43].
Ciononostante il 25 aprile a Št Vid i partigiani uccisero il
podestà, il segretario comunale ed un altro esponentedel
collaborazionismo[44].
Altre uccisioni seguirono i giorni successivi così il 28
aprile avvenne una prima rappresaglia contro otto partigiani
custoditi nelle carceri[45].
Intanto a Lubiana fu deciso da Grazioli e dalle altre autorità
di intensificare i servizi di pattuglia e per l'abbisogna
furono impiegati reparti dell'esercito e gli stessi iscritti
del locale PNF[46].
Nel frattempo Grazioli vista sfumare la possibilità di
ottenere una pacificazione della regione in maniera pacifica
accettò le misure repressive dell'autorità militare[46]
e contribuì con la richiesta a Roma di altri milletrecento
carabinieri per rinforzare i presidi ed evitare di conseguenza
i tragici fatti di Št Vid[47].
« L'Alto
Commissario per la provincia di Lubiana e il Comandante
dell'XI Corpo d'Armata, visto il Bando emanato il 24 aprile
1942-XX, considerato che l'attività criminale dei
comunisti si è intensificata con la minaccia e il
compimento di atti terroristici e di sabotaggio, di
sequestri di persone e di fatti comunque limitativi della
libertà personale, rendono noto: a partire da oggi,
qualora dovessero verificarsi atti terroristici o di
sabotaggio di qualsiasi natura o delitti contro la libertà
delle persone, rimaste infruttuose le indagini per la
scoperta dei colpevoli nelle 48 ore successive al
verificatosi evento delittuoso, saranno fucilati elementi
di cui sia accertata l'appartenenza al comunismo oppure
sicuri favoreggiatori di attività comunque contraria
all'Autorità dello Stato. Nello stesso modo si procederà
qualora, essendosi verificati delitti contro la libertà
delle persone, le persone non saranno rilasciate entro 48
ore dall'evento delittuoso. La misura della repressione
sarà determinata in relazione alla gravità del crimine
commesso e sarà pubblica mediante manifesto. »
|
Anche
in questo caso il bando non ebbe l'effetto desiderato e il 7
maggio un reparto dei "Granatieri
di Sardegna"
cadde in un'imboscata subendo 27 vittime tra cui il comandante
del reggimento il colonnello Latini, 81 furono i feriti[49].
Per rappresaglia nei giorni seguenti a Lubiana furono fucilati
quaranta prigionieri politici. Le imboscate non si fermarono e
furono uccisi altri sei sloveni filo italiani tra cui Lambert
Ehrlich
e Viktor
Rojc
entrambi della "Guardia
nella tempesta"[49].
Grazioli in questo caso propose una rappresaglia esemplare ma
fu convinto dal vescovo Gregorij
Rožman
a soprassedere[49].
Il
12 maggio il questore
Ettore
Messana
che continuava ad opporsi ai metodi dei militari e non
accettava la subordinazione delle forze di polizia fu
sostituito con il questore
di Cuneo
Domenico
Ravelli[50]
e il 27 maggio Robotti, approfittando dell'assenza di Grazioli
che era a Roma per motivi di servizio, emise disposizioni che
posero sotto il suo comando tutte le forze di polizia della
Slovenia[51].
Grazioli si oppose, soprattutto per quanto riguardava la
questura di Lubiana ma alla fine dovette cedere e il 31 maggio
pose tutte le forze di polizia di sua competenza e la milizia
confinaria a disposizione della XI armata[52].
Nel giugno 1942 le forze di polizia della Slovenia furono
rinnovate e assunsero la denominazione di "Divisione
Speciale di Polizia di Lubiana"[53].
Leon Rupnik, podestà di Lubiana il 7 giugno 1942 su designazione di Grazioli
Il
7 giugno un attacco di una grossa formazione partigiana contro
i "Granatieri
di Sardegna"
causò la morte di sette militari e l'esercito italiano reagì
mobilitando l'aviazione che bombardò Tisovec provocando la
morte di circa cento partigiani[54].
Si diede pertanto il via allo studio di un importante ciclo di
operazioni contro i partigiani per restaurare l'autorità
italiana su tutto il territorio[54]
che iniziarono ufficialmente il 16 luglio 1942[55]
e furono affiancate per la prima volta dai volontari sloveni
della Milizia
Volontaria Anti Comunista.
Le operazioni si coclusero l'11 settembre 1942 e il Fronte
di Liberazione del Popolo Sloveno,
perse moltissimo materiale bellico e tra uccisi e catturati
perse circa 3670 uomini[56].
Dai documenti rinvenuti fu inoltre possibile tracciare un
organigramma del movimento partigiano[56].
Ciononostante nelle aree montuose della Slovenia i nuclei
partigiani cominciarono a ricostituirsi e 22 settembre una
compagnia della "Isonzo"
fu attaccata da una formazione croata che aveva sconfinato in
Slovenia subendo 60 caduti e 24 dispersi[57].
Terminate
le operazioni militari estive, a Lubiana si rilevò un clima
differente e la popolazione slovena diede la sensazione di
considerare l'occupazione italiana come il male minore
rispetto al movimento partigiano di ispirazione comunista.
Inoltre i movimenti cattolici, belagardisti
e nazionalisti fautori del collaborazionismo con gli italiani
iniziarono a ottenere sempre più vasti consensi[58].
Grazioli per favorire un ritorno alla normalità il 17
settembre richiese all'esercito lo sgombero di tutti gli
edifici scolastici occupati nell'estate a Lubiana e in altre
città per far ripartire regolarmente l'anno scolastico[59].
La situazione a Lubiana rimase tranquilla fino all'8 ottobre
quando i partigiani uccisero per strada il commissario di
polizia Casimir
Kukovic
e il 13 ottobre l'ex ban (prefetto) della Slovenia jugoslava,
Marko
Natlacen[60].
All'uccisione di quest'ultimo Grazioli rispose duramente
facendo fucilare 32 prigionieri politici tratti dalle
carceri[60][61].
La
morte di Natlacen, la rafforzata possibilità di una vittoria
Alleata nel secondo conflitto mondiale e lo stemperamento
delle posizioni comuniste del Fronte
di Liberazione del Popolo Sloveno
comportarono una diminuita simpatia degli sloveni nei
confronti degli italiani soprattutto nel città di
importanti[62].
Ormai
terminate le operazioni militari Grazioli con una lettera
inviata a Roma il 16 gennaio 1943 tentò di ripristinare
l'autorità civile nella provincia e soprattutto di limitare
l'attività del tribunale militare che di fatto aveva
sostituito il tribunale ordinario[63].
Dopo lunghe discussioni il 17 maggio le richieste di Grazioli
furono rigettate dal Ministero
della Giustizia[64].
Anche la continua richiesta di Grazioli di estendere la
legislazione italiana alla nuova provincia annessa cadde nel
vuoto[1].
Il 5 maggio Grazioli fu nominato prefetto
e il 15 giugno assunse la guida della prefettura di
Catania[65].
Fu sostituito da Giuseppe
Lombrassa.
Prefetto[modifica | modifica wikitesto]
Il
15 giugno Grazioli fu destinato a Catania
insediandosi appena prima dell'occupazione della città da
parte degli Alleati[65]
avvenuta il 5 agosto.
Collocato a riposo a seguito
dell'invasione
della Sicilia
alla creazione della Repubblica
Sociale Italiana
si trasferì al nord[65].
Il 1º ottobre fu rinominato da Salò
come Alto Commissario di Lubiana, ma il capo
dell'amministrazione d'occupazione tedesca, Friedrich
Rainer,
vietò di dar corso all'insediamento, riservando a sé ogni
potere in Slovenia.
Mussolini
ripiegò nominando Grazioli capo
della Provincia
di Bergamo,
in seguito di Ravenna e infine di Torino[65].
La Liberazione lo sorprese quando era a capo della Provincia
di Torino.
Nel dopoguerra si ritirò a vita privata, venendo inutilmente
richiesto dalla magistratura della Repubblica
Socialista Federale di Jugoslavia.
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ a b Marco Cuzzi, p. 259
^ Marina Cattaruzza, p. 217
^ a b Marco Cuzzi, p. 32
^ La carica di natura speciale affidata a Grazioli si basava sulla figura del prefetto, ma assommava anche le più importanti funzioni del Rettore delle ordinarie province italiane dell'epoca. Tale assetto ispirerà la figura del Capo della Provincia che verrà introdotta successivamente nei territori della RSI.
^ Marco Cuzzi, p. 35
^ a b Marco Cuzzi, p. 42
^ Marco Cuzzi, p. 43
^ a b c Marco Cuzzi, p. 44
^ Marco Cuzzi, p. 45
^ Marco Cuzzi, p. 46:"A unanime parere degli esperti inviatimi dai vari Ministeri i funzionari ex jugoslavi e dell'ev Banovina sono in generale di primissimo ordine. Per ragioni anche di carattere politico sarebbe opportuno, dopo la sistemazione di quelli occorrenti per l'amministrazione, poter provvedere all'assorbimento degli esuberanti nelle varie amministrazioni dello Stato o provinciali."
^ Marco Cuzzi, p. 46
^ Marco Cuzzi, p. 47
^ a b c Eric Gobetti, p. 14
^ a b Eric Gobetti, p. 39
^ a b Marco Cuzzi, p. 51
^ Eric Gobetti, pp. 13-14
^ a b c Marco Cuzzi, p. 138
^ Marco Cuzzi, pp. 140 141
^ a b Marco Cuzzi, p. 141
^ a b c Marco Cuzzi, p. 142
^ a b Marco Cuzzi, p. 143
^ Marco Cuzzi, p. 144
^ Marco Cuzzi, pp. 144-145
^ a b Marco Cuzzi, p. 145
^ Marco Cuzzi, p. 147
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^ Marco Cuzzi, p. 151
^ Marco Cuzzi, p. 152
^ Marco Cuzzi, p. 153
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^ Marco Cuzzi, p. 155
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^ Marco Cuzzi, pp. 165-166
^ Marco Cuzzi, p. 166
^ a b c d e Marco Cuzzi, p. 175
^ a b Marco Cuzzi, p. 184
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^ Marco Cuzzi, p. 186
^ Marco Cuzzi, p. 189
^ a b Marco Cuzzi, p. 193
^ Eric Gobetti, p. 83
^ Marco Cuzzi, pp. 193-194
^ Marco Cuzzi, p. 194
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^ a b c Marco Cuzzi, p. 199
^ Marco Cuzzi, p. 200
^ Marco Cuzzi, p. 201
^ Marco Cuzzi, pp. 201-202
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