Ricevo e mi piace condividere questo articolo del mio Amico Alfonso M. Iacono
IL TIRRENO
13 NOVEMBRE 2017
Ho un figlio di 11 anni. E’ appena uscito dalle elementari e fa la prima media. Alle elementari faceva il tempo pieno e mangiava alla mensa. Tante volte si lamentava insieme ai suoi compagni perché diceva che i piatti arrivavano talvolta collosi, talvolta freddi, talvolta collosi e freddi e inoltre la dieta giornaliera, per quanto corretta dal punto di vista dell’equilibrio tra proteine, vitamine, ecc., era, per così dire astratta, non teneva conto cioè del fatto che i bambini sono bambini e se porti loro piatti che non amano, non mangiano. Viziati? Non credo, ma il fatto è che in tanti non mangiavano dovrebbe far riflettere su come, troppo spesso, il politically correct, cioè in questo caso una dieta teoricamente perfetta, risulti sbagliata perché non tiene conto del fruitore. Mi è capitato anche di essere moroso con i bollettini della mensa. Non era previsto il pagamento online e spesso il bollettino che avrei dovuto fare alle poste o da un tabaccaio restava in tasca. Ammetto la colpa. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se il sindaco avesse deciso, così come ha fatto la prima cittadina di Montevarchi, di mettere a pane e olio mio figlio insieme a tutti gli altri alunni i cui genitori erano insolventi. Mi immagino la scena a mensa. I figli di famiglie sicure di sé economicamente e culturalmente avrebbe protestato o si sarebbero messi a ridere e a scherzare pensando di raccontarlo a papà e a mamma. I figli di famiglie insicure economicamente e culturalmente si sarebbero sentiti umiliati e si sarebbero silenziosamente vergognati. Umiliazione e vergogna che poteva forse essere lenita dal fatto che anche gli altri bambini erano a pane e olio, ma che sarebbe rimasta come una ferita tale da far odiare loro sia i genitori sia la scuola. Pane e olio: un vero miglioramento economico e sociale! Un tempo quelli che venivano punti e finivano in galera venivano messi a pane e acqua. Il passaggio dall’acqua all’olio (extravergine?) segna tutto il passaggio di una società come la nostra il cui autoritarismo sti diffonde sotto il manto di una democrazia sempre meno democratica e sempre più stupida. Il danno pedagogico fatto dalla sindaca di Montevarchi è enorme perché tradisce ogni nozione comune di diritto allo studio per tutti e ogni principio elementare della costituzione. Ha violato la privacy delle famiglie e questo, se non sbaglio, è un reato grave. E’ anche un danno morale aggravato dal fatto che a produrlo è stata la prima cittadina. Su quale base si fa cadere sui figli ciò che hanno fatto i genitori? Su quale base si ha diritto di umiliare dei bambini che vanno a scuola per apprendere non solo il sapere ma anche a stare in una comunità di cittadini su basi di eguaglianza? Si obietterà: tutto questo non avveniva se i genitori pagavano. Come si dice delle donne stuprate e come di recente ha ribadito un demoniaco prete di Bologna: se l’è cercata! I genitori se la sono cercata e dunque sarebbe giustificato punire i figli. I genitori non hanno pagato, è vero, ma è per questo che vengono puniti i figli? Sa di una minaccia del tipo: se non fai il tuo dovere ce la prenderemo con i tuoi figli. A quale criterio di giustizia e di equità fa riferimento una cosa del genere? E’ la classica logica, orrenda e sciocca al contempo, della vendetta che si sostituisce alla giustizia, un vero e proprio ritorno alla barbarie. Da padre mi domando come faccio a difendere e a proteggere mio figlio da persone così in un mondo in cui ogni forma di comunità si dissolve e tende a uccidere alcuni beni che sebbene individuali sono e dovrebbero essere comuni come la dignità della persona e il loro diritto all’eguaglianza. Sì, perché il danno peggiore che ha fatto la sindaca di Montevarchi è stato quello di umiliare la dignità di alcuni bambini e quindi di tutti noi.
IL TIRRENO
13 NOVEMBRE 2017
Ho un figlio di 11 anni. E’ appena uscito dalle elementari e fa la prima media. Alle elementari faceva il tempo pieno e mangiava alla mensa. Tante volte si lamentava insieme ai suoi compagni perché diceva che i piatti arrivavano talvolta collosi, talvolta freddi, talvolta collosi e freddi e inoltre la dieta giornaliera, per quanto corretta dal punto di vista dell’equilibrio tra proteine, vitamine, ecc., era, per così dire astratta, non teneva conto cioè del fatto che i bambini sono bambini e se porti loro piatti che non amano, non mangiano. Viziati? Non credo, ma il fatto è che in tanti non mangiavano dovrebbe far riflettere su come, troppo spesso, il politically correct, cioè in questo caso una dieta teoricamente perfetta, risulti sbagliata perché non tiene conto del fruitore. Mi è capitato anche di essere moroso con i bollettini della mensa. Non era previsto il pagamento online e spesso il bollettino che avrei dovuto fare alle poste o da un tabaccaio restava in tasca. Ammetto la colpa. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se il sindaco avesse deciso, così come ha fatto la prima cittadina di Montevarchi, di mettere a pane e olio mio figlio insieme a tutti gli altri alunni i cui genitori erano insolventi. Mi immagino la scena a mensa. I figli di famiglie sicure di sé economicamente e culturalmente avrebbe protestato o si sarebbero messi a ridere e a scherzare pensando di raccontarlo a papà e a mamma. I figli di famiglie insicure economicamente e culturalmente si sarebbero sentiti umiliati e si sarebbero silenziosamente vergognati. Umiliazione e vergogna che poteva forse essere lenita dal fatto che anche gli altri bambini erano a pane e olio, ma che sarebbe rimasta come una ferita tale da far odiare loro sia i genitori sia la scuola. Pane e olio: un vero miglioramento economico e sociale! Un tempo quelli che venivano punti e finivano in galera venivano messi a pane e acqua. Il passaggio dall’acqua all’olio (extravergine?) segna tutto il passaggio di una società come la nostra il cui autoritarismo sti diffonde sotto il manto di una democrazia sempre meno democratica e sempre più stupida. Il danno pedagogico fatto dalla sindaca di Montevarchi è enorme perché tradisce ogni nozione comune di diritto allo studio per tutti e ogni principio elementare della costituzione. Ha violato la privacy delle famiglie e questo, se non sbaglio, è un reato grave. E’ anche un danno morale aggravato dal fatto che a produrlo è stata la prima cittadina. Su quale base si fa cadere sui figli ciò che hanno fatto i genitori? Su quale base si ha diritto di umiliare dei bambini che vanno a scuola per apprendere non solo il sapere ma anche a stare in una comunità di cittadini su basi di eguaglianza? Si obietterà: tutto questo non avveniva se i genitori pagavano. Come si dice delle donne stuprate e come di recente ha ribadito un demoniaco prete di Bologna: se l’è cercata! I genitori se la sono cercata e dunque sarebbe giustificato punire i figli. I genitori non hanno pagato, è vero, ma è per questo che vengono puniti i figli? Sa di una minaccia del tipo: se non fai il tuo dovere ce la prenderemo con i tuoi figli. A quale criterio di giustizia e di equità fa riferimento una cosa del genere? E’ la classica logica, orrenda e sciocca al contempo, della vendetta che si sostituisce alla giustizia, un vero e proprio ritorno alla barbarie. Da padre mi domando come faccio a difendere e a proteggere mio figlio da persone così in un mondo in cui ogni forma di comunità si dissolve e tende a uccidere alcuni beni che sebbene individuali sono e dovrebbero essere comuni come la dignità della persona e il loro diritto all’eguaglianza. Sì, perché il danno peggiore che ha fatto la sindaca di Montevarchi è stato quello di umiliare la dignità di alcuni bambini e quindi di tutti noi.
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