"Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. (…)”.
Così scrive un tal Ricciardelli, uomo 'giusto' per gli irpini suoi compaesani ma famigerato sgherro della questura, nella fascista sezione 'politica, triestina.
Intanto al dottore Carollo dico:- come poteva il Gueli fare quegli eccidi in Sicilia nel tempo che se ne stava in Slovenia a capo appunto del 'famigerato Ispettorto Speciale di polizia' di cui non faceva parte Messana che peraltro non poteva essere amico del Gueli. Questi non ebbe certo frequentazione alcuna col Messana. Non certo in Sicilia perché quando Guelì proseguì più meritevolmente la lotta alla mafia iniziata dal celebre prefetto Mori (si ricordi che Gueli fu accanito nel lasciare Vizzini al confino nonostante raccomandazioni di prelati e di autorevoli personaggi come il noto padre Gesuita Tacchi Ventura), Messana stava a Bolzano, e dopo se Gueli fi quel personaggio che dice Senise nell'imprigionamento di Mussolini a Campo Imperatore, Messana stava in dissidio con gerarchi e generali alla Roatta a Lubiana. E quando promosso per venire rimosso stava a Trieste non 'aveva l'animo del fascista'.
Leggiamo (pag. 142 e segg. del memoriale di Senise). "Qualche giorno dopo infatti venne da me il bravo questore di Trieste, Messana, che proprio non aveva l'animo del fascista. Egli nel sentire da me l'interpretazione autentica del telegramma, che aveva perfettamente intuito, lasciò esplodere l'intima gioia, all'idea di quegli arresti che auspicava col cuore!
Quando ritornò a Trieste compilò l'elenco, comprendevi tutti i gerarchi, a comiciare dal suo prefetto Tamburini e senza smettere nessuno dei capoccia che deliziavano la provincia. Per la delazione di alcuni funzionari infedeli la cosa si seppe in federazione e poi a Roma alla segreteria del partito.
Si può immaginare che cosa avvenne, contro il questore e contro di me. Il Duce non mi disse niente: me ne parlò Buffarini. Io gli mostrai il mio telegramma e gli feci toccare con mano quanto benevoli fossero i miei sentimenti verso i gerarchi fascisti!
Sostenni strenuamente Messana e mandai sul posto un energico e assai intelligente ispettore generale, il famoso Cocchia, dopo avergli spegato bene le cose.
L'ispettore ritornò con una relazione dalla quale risultava pienamente la buonafede del questore Messana e si affermava che il segretario federale e il prefetto. che aveva fatto non meno baccano del federale, erano stati tratti in inganno da qei due o tre funzionari infedeli, che si erano macchiati della calunniosa delazione in odio al loro superiore, uomo energoco e rigoroso. Disposi subito la denuncia di questi funzionari al Consiglio di Disciplina. Lo meritavano perché si erano messi al servizio della federazione e avevano tradito il segreto d'ufficio.
Quanto al bravo Messana, siccome dopo tutto quello che era avvenuto non era prudente lasciarlo a Trieste, lo trasferii a Bologna, residenza assai ambita e di suo gradimento, non senza aver prima sottoposto il provvedimento alla preventiva approvazione del capo del governo."
In effetti Messana non potè raggiungere Bologna per opposizioni interne al regime. Restò a Trieste ma dopo l'8 settembre dovette fuggire a Roma non avenfìdo aderito alla RSI di Pavolini che perr le suddette ragion l'aveva in odio. E perché ra Pavolini l'avrebbe fatto fucilare su due piedi in quanto antifascista, altro che fascista della prima ora come hanno scritto in ANPI.
Il precitato Ricciardelli fu pur esso uno dei gerarchetti delatori del Messana. Ne abbe conseguenze e si accese di odio contro il Messana. Finì anche a Dachau, ma sopo pochi giorni potè ritornare a Trieste, dentro la sua famigerata sezione 'politica' della Questura triestina.
Dopo anni, al tempo di Trieste città libera. potè togliersi il sassolino dalla scarpa fornendo a Roma (o cercando, dato che siamo quasi certi che il suo pamplet non vi arrivò mai) una rlincorosa e infondata relazione calunniatrice del suo superiore Messana. Relazione recepita o fornita alla Cernigoi che vi si abbeverò ghiottamente. Passata a Casarrubea, ecco strali e fango e calunnie contro Messana.
Sia chiaro, considero l'ANPI come la mia chiesa, il mio sacrario da 'vetero comunista non pentito' quale sono stato sono e spero di esserlo ancora. Vetero cmunista non a parole ma a fatti come dimostra la mia militanza pericolosa in Via Nazionale 91, con costi e sacrifici personali non indifferenti.
Calogero Taverna
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