NE E'' PASSATO DI TEMPO, MA NULLA. VOX CLAMANTIS IN DESERTO. QUALCHE PANNICELLO CALDO; SE NON PUOI PAGARE SUBITO PAGA IN SEI RATE. E DOPO? E CHE NE SO?. VEDRAI CARO CONTRIBUENTE RACALMUTESE: TI ATTENDONO, SE TI ACCORDO PER IL 2006, ALTRE SETTE RECUPERI E SANZIONI IN AUMENTO, CON TARIFEFFE DUPLICATE, TRIPLICATE, QUADRUPLICATE. NON CI CREDI? VEDRAI1. SPERA SOLO CHE SI APRANO PRESTO LE CAMERE E QUALCOSA CREDO CHE POTRO' FARE. TEMANO, LOR SIGNORI! SE SAVI PROVVEDANO ALL'AUTOTUTELA, SI AUTOTUTELINO. QUANTO AI COLPVOLI DIMENTICHI, AI NOSTRI AMMINISTRATORI INSOMMA, CHE POSSO FARCI: HANNO VOGLIA DI DORMIRE. AMANO LO STRUZZO.
Venni da Roma convinto che le strutture comunali agrigentine
avessero torto al 100 per 100 nel reclamare in limine tarsu precorsa aggravando
i loro atti di balzelli usurari e sanzioni enfiate di responsabilità soggettive
e patrimoniali. Cifre ballerine fioccavano, due mila, no sei mila; 14 mila, sì
ma per l’intera provincia. Mazzate individuali per centinaia di euro
moltiplicabili per sei o forse sette esercizi.
Arrivato a Racalmuto: una babele tributaria. I maestri, i
legali, i persuasori (ed anche gli incettatori) pullulavano. Le pubbliche
autorità? In quiescenza. Finalmente Rizzo aggancia una avvenente signora e tra
poche cose giuste spara di grosso. Una chicca: è Racalmuto che ha chiesto
questo castigo di dio tributario. Lo stesso Rizzo aggancia poi il Responsabile
massimo dell’ufficio tributi del Comune che dovrebbe smentire l’avvenente
signora. Risultato:un paio di excursus fuori tema,una qualifica azzardata della
Tarsu come imposta patrimoniale, una voglia di sostituirsi al Legislatore per
avere leggi di comodo (per il suo disorientato ufficio). Non vero che era stato
il Comune che aveva postulato la tassazione retroattiva. Solo vi era stata una
AUTORIZZAZIONE nell’agosto del 2010 da parte dell’autorità allora al vertice
del Comune. La Gesa Ato spa aveva avuto un’altra AUTORIZZAZZIONE nel gennaio
del 1995 a gestire tutto essa l’intera
baracca della Tarsu a Racalmuto.
I miei scarni ricordi universitari mi mettono in forse: ma
forse si voleva dire affidamento di pubblico servizio nel caso del 1995 e affidamento
di indagini accertative nell’agosto del 2010. Quindi l’avvenente signora finiva
coll’avere ragione e a dir poco la censura politica ricadeva sui politici
racalmutesi.
Essendo notoria la mia voglia di far polemica comunque e
dovunque, avrei qui voglia di sbizzarrirmi nel punzecchiare questo o quello, ma
essendo la cosa seria e talora anche drammatica, me ne astengo. Vengo a sapere
che un contadino riceve una cosa per cui gli si chiede una super tarsu per una
sua robba lontana non so quanti chilometri, estesa quattrocento metri. Sicuro
un baglio collabente. Né acqua, né luce né gas, ma sciaguratamente dichiarato
al catasto un paio di anni fa. A quello gli viene l’infarto, tutti quei soldi
non ce l’ ha! Non ci si può ridere sopra.
Ma non tutto è così: mi sono accorto che il mio 100% scende
forse al 70%, ma è un 70% esiziale per la pubblica amministrazione o meglio per
politici, dirigenti, impiegati, incaricati di pubblico servizio che da un lato
temono giustamente di subire le mannaie della corte dei conti (a dire il vero
mi pare molto quieta in Sicilia) e dall’altro sono astuti a cautelarsi
inventandosi evasori ed elusori (hanno imparato questo termine e ne fanno uso
ed abuso).
Poveri racalmutesi. Si aggiungono falsi profeti (a dire il
vero più promessi che acquietanti). Lo sconcerto sta per essere totale. Commissari,
ministri, prefetti, questori procuratori della repubblica qualcosa dovrebbero
fare. Se Bisanzio brucia, bloccano la via Roma per far passare mastodontici TIR
della RAI e riprendere il giorno della civetta del nipote del grande nonno. Il comune si indebita
per oltre 29 mila euro per aprire e rendere agibile (per lo spazio di una
sera?) un teatro costosissimo ma nato morto. Se Bisanzio brucia, la ministra
non se ne accorge o nessuno l’avverte e fa disporre un imponente servizio d’ordine
per potere venire ad assistere all’ennesima replica a Racalmuto di un obsoleto
lavoretto su una civetta che canta di giorno (a Racalmuto invero a cantare sono
ora tanti e non sono civette , ma pentiti a pagamento).
Frattanto là dove nulla si sente al castello chiaramontano,
nelle sale d’attesa dei legali, nei blog datori di libertà paesana, nei
nonostante cari a Sciascia si pontifica, si discetta, si teorizza, si suppone e
dissennatamente talora si consiglia.
A me vien fatto di pensare che:
a)
Quelle
che arrivano o sono notifiche bonarie o sono accertamenti afflittivi; se
notifiche bonarie non v’è interruzione di decadenza (decadenza e non
prescrizione mi fa acutamente osservare l’avvocato Carmelo Brucculeri e gli devo
dar ragione per quello che ho appreso al SECIT). Se sono accertamenti e
contengono solo indimostrati sospetti di evasione o di elusione, nel momento in
cui si azzardano gli accertatori (pubblici ufficiali o incaricati di pubblico
servizio ) a farne afflittiva contestazione, la cosa diviene scottante
sfiorandosi – ma solo sfiorandosi? – il falso in atto pubblico o la pretesa del
non dovuto . Se, come pare, si sono presi i dati catastali del 2011 e si sono
incrociati con le realtà impositive del
2006, quali pastrocchi possono venire fuori? quali pastrocchi sono venuti
fuori?
b)
Se
obbligo di denuncia c’era essa scattava al momento del licenziamento del
regolamento del 1995; le sanzioni per omessa denuncia retrocedono a quell’anno
e sono belle e andate per decorrenza di termini; volere applicare siffatte
denunzie al 2006 è un bell’arbitrio che può uscire dalla bocca di qualche
dirigente loquace ma che non avrebbe accoglimento presso organi tutori; se
l’obbligo di denuncia è di annua ricorrenza, allora per ogni anno scatterebbe
l’obbligo e quindi se del caso la sanzione;
c)
Con
il varo del regolamento del 1995 il comune doveva attivarsi per la definizione
del perimetro cittadino e per le indicazioni delle aree extra cinta comunale
soggette a riduzioni di fascia A e quelle di fascia B etc. e non pensare che un
cittadino si metta a misurare i metri di distanza dal cassonetto più vicino che
oggi è qui e domani è là: In caso di inadempienze delle autorità competenti
comunali chi paga? I responsabili dinanzi alla corte dei conti e le loro colpe
la Gesa ATO non può obliare, non ha le chiavi di san pietro di sciogliere o di
legare e soprattutto non può essa stabilire sanzioni solo a partire da 2006.
d)
Il
regolamento è cosa strana; rimartella la legge o meglio il decreto nazionale;
vago questo ancor più vago quello: ne discende una interpretazione di comodo
come agevolmente si può dimostrare chiedendo cosa hanno combinato sindaci,
assessori, consiglieri comunali e soprattutto dirigenti degli uffici
competenti: mi risulta che tanti di loro stanno subendo gli avvisi de quo (o
avrebbero dovuto notificarglieli) per avere agito come tutti i contribuenti
racalmutesi in base ad interpretazioni di comodo (seconde case, magazzini,
garage, case di campagna). Costoro non sono in mala fede, solo hanno applicato
i criteri interpretativi di norme e regolamenti che ora una azionaria non accetta. Ex nunc?
No! Ex tunc? Se ex nunc rimodulino i regolamenti e non si rompano le scatole ai
contribuenti, se ex tunc si proceda contro dirigenti ed amministratori in evidente
conflitto di interessi.
Si mettano d’accordo e dicano: le carte che hanno
inviato sono accertamenti o sono notifiche bonarie: tutte e due le cose non
possono coesistere coevamente. Un mio consiglio non si faccia nulla: si aspetti
la cartella: arrivando fuori tempo massimo si proceda presso la commissione
tributaria per la parte fiscale chiedendone la sospensione o sgravio che dir si
voglia e presso le autorità giudiziarie per gli abusi riscontrabili. Basterebbe
un certificato catastale STORICO che evidenzi differenze tra il 2006 e il 2011
ed il pubblico ufficiale è bello e fritto. E i commissari? Certo se fossero
politici avrebbero già impedito questo deleterio deflagare di atti nulli se non
indebiti, come burocrati credono di potersene lavare le mani? E no! Signori ..
per lo mano una culpa in vigilando scatta
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