Ecco l'ambigua fila dei palchi ottocenteschi del Teatro
Regina Margherita, prima dello scempio da definire sciasciano: lui ci
portò quell'architetto veneziano che mal
ridusse questi palchi del "peccato". Peccato e peccato di lussuria.
Alcuni si erano ARRICCHITI NELL’0TTOCENTO CON LO ZOLZO, TANTISSIMI ERANO
DISCESI NELLA PIU’ MESCHINA MISERIA
CERCANDO UN INTROVABILE ZOLFO.LA CRESTOMAZIA LOCALE CON I MATRONA AL POTERE
VOLEVA DIVERTIRSI. TASSANDO SI FECE QUESTO OPULENTO TEATRO. VENVANO LE
COMPAGNIE DI OPERETTE. TANTE BALLERINE, BELLOCCE, DISPINIBILI E COSI' PER I
GALANTUOMINI LOCALI CHE DISPONEVANO DI UN PALCO A TEATRO, QUEL PALCO DIVENIVA UNA
COMODA E PROSSENETICA ALCOVA. TANTI DI QUEI SIGNOROTTI CONTRASSERO MALI BLENARROGICI.
AL CIRCOLO UNIONE VI ERANO MEDICI SORNIONI MA ALLA FINE AVEVANO COMPRENSIONE
PER QUEI DISCOLI E FEDIFRAGHI CONSOCI E LI CURAVANO. UN PRETE, PERSINO
CONSIGLIERE COMUNALE, UN TAL PADRE GIUDIC0E (SE NO ANDIAMO ERRATI) TUONAVA
CONTRO LE SPESE DI ASSOLDAMENTO DELLE COMPAGNIE TATRALI, FUCINE DI PECCATO CONTRA
SEXTUM. NON CREDO CHE FOSSE PER RIGORI MORALI, FORSE PER MALCELATA INVIDIA. LlUI
IL PALCO NON L'AVEVA NE’ POTEVA FREQUENTARLO: ERA PRETE.
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