MI SONO DOMANDATO: ma chi era questa Ligresti e soprattutto che era 'sta FONSAI. Fonsai dovrebbe stare per fondiaria della SAI, un colosso delle assicurazioni. Ma chi era questa Ligresti capace di prendere un figliolino fragilino della futura Ministra guardiasigilli, con spirito davvero profetico, e farlo direttore generale a cinquecentomila euro all'anno, che però detratte le tasse si dimezzano e che poi pur non avendone stima gli molla - a carico della Fondiaria della Sa - non si sa bene se un milione e mezzo o tre milioni e mezzo o cinque milioni e mezzo di euro a titolo di buonuscita? Leggo e trovo un articolo qualunque. Lo riporto qui anche per dire a Totò: non ho certezze, cerco di capire; non sono illuminato di quella specie di spirito santo in veste di Grillo parlante. Quanto alla buona uscita, non saprei spiegarmi quegli importi sempre enormi sia che siano della fascia piccola sia grande sia media.
Mi metto a leggere la pag. 27 di una sconcertantissima confessione di un grandissimo banchiere ora in disuso, che pur stimo tanto, consono al mio gusto di andare controcorrente: A domanda: "... ha giudicato più conveniente trattare una resa addolcita da una buona uscita di 16,6 milioni di euro che si aggiungevano ai 3,3 del compenso annuale?" Risposta: " Volgarità. Non mi è stato versato nulla più di quanto era già previsto dagli accordi stipulati al momento dell'incarico. In piena trasparenza fiscale, ci tengo a dirlo. Del resto, il compenso alle Generali era in linea con quanto in precedenza ricevevo a Mediobanca. società di rilievo grande, e però minore rispetto alla compagnia. Infine. come può constatare lei stesso, diversamente da tanti altri presidenti e amministratori delegati in uscita, non ho preso impegni al silenzio che di solito, vengono lautamente retribuiti a parte. Ero e resto uomo libero."
Ah, già! ho capito: anche per Peluso la solita storia delle buone uscite per "accordi stipulati" in ordine alle anzianità convenzionali. Ne ho parlato e molto nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Si può consultare se pero non si ha in uggia il mio stile che la epidaurica signora, d'accordo con il patologo-clinico dal barbarico latinorum, bolla come "aulico".
INCHIESTA Fonsai, Giulia Ligresti: «Tutta colpa di mio padre»
Salvatore nel mirino della figlia. Che spiega ai magistrati: «Lui assumeva tutte le decisioni».
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Giulia Ligresti insieme con il padre Salvatore.
(© Imagoeconomica) Giulia Ligresti insieme con il padre Salvatore.
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Pensava che con la sua uscita di scena si sarebbero placate le voci sul suo conto. Invece il caso che ha coinvolto il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che si è spesa per farla uscire di prigione assicurandole gli arresti domiciliari, ha riportato l'attenzione su Giulia Ligresti. Che nei verbali dell'inchiesta Fonsai - la manager ha patteggiata una pena di due anni e otto mesi - ha raccontato che la colpa di tutto è del padre Salvatore.
«Non leggo più i giornali, mi difendo, ho bisogno di stare tranquilla», sono state le parole di Giulia Ligresti riportate dal quotidiano La Stampa. E nella casa di Milano, la manager attende con il figlio di sapere se la sua richiesta di ammissione ai servizi sociali possa essere accolta.
LE ACCUSE AL PADRE. Oltre al pressing di Cancellieri sul suo caso, a permettere a Giulia Ligresti di uscire dal carcere - al momento è l'unica della famiglia (il fratello Paolo è latitante in Svizzera, la sorella Jonella è ancora detenuta a San Vittore) - sono state le «dichiarazioni spontanee» e la collaborazione con i magistrati.
«Mio padre era ed è una persona molto carismatica», ha fatto mettere a verbale la manager secondo il racconto del quotidiano diretto da Mario Calabresi, «quindi era lui ad assumere tutte le decisioni più importanti che riguardavano il gruppo». E poi ha aggiunto: «Lui aveva un rapporto fiduciario con i suoi collaboratori, tra Marchionni e in parte Erbetta e Talarico».
LIGRESTI AL CENTRO DI TUTTO. Insomma, Ligresti padre era al centro di tutto, in Italia e all'estero.
«Sono riferibili a me tre società lussemburghesi, quattro compresa StarLife», ha continuato Giulia Ligresti. Che precisa: «Per la costituzione di queste società è stato mio padre ad occuparsene, avvalendiosi della collaborazione di persone di sua fiducia. Io mi sono limitata a sottoscrivere documenti che mi venivano sottoposti».
Quindi la figlia si Salvatore prova a scagionare i fratelli: «Paolo era più marginale e conflittuale con mio padre. Mia sorella (Jonella, ndr) è più estroversa di me, più brava nelle relazioni. Ma secondo me nemmeno lei discuteva di questioni tecniche».
LA VICENDA DI PELUSO. Sulla vicenda di Piergiorgio Peluso, il figlio di Cancellieri scelto come direttore generale di Fonsai, Giulia Ligresti ha ribadito quanto già affermato e svelato dalle intercettazioni telefoniche: «Fu Peluso a precisare che Unicred avrebbe imposto anche un top manager, senza però precisare chi sarebbe stato. Solo in seguito appresi che si trattava dello stesso Peluso».
Anche sulla figura dell'amministratore delegato, la figlia di Salvatore ha fatto un passo indietro. «Avevo parlato di nomi che potessero essere di effetto», ha ricordato Giulia Ligresti, «mi venivano in mente i nomi di Mario greco, ma anche a un Marchionne. La scelta cadde su Erbetta. E mi venne comunicato da mio padre».
POCA CHIAREZZA SUI CONTI. Pentimento pure sui clamorosi emolumenti accordati in famiglia.
«All'epoca ritenevo che fossero in linea con quanto correntemente praticato a livello di società importanti. Ma se dovesse emergere una valutazione differente, sono disponibile a intervenire con un adeguato risarcimento», è stata la versione offerta ai magistrati.
Infine, c'è stata l'ammissione sui bilanci truccati: «Le tensioni sul raggiungimento di un risultato che non fosse così negativo per Fonsai erano un'aspettativa generale, affinché fosse comunque raggiunto un risultato che doveva essere presentato all'esterno».
Mercoledì, 06 Novembre 2013
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Mi metto a leggere la pag. 27 di una sconcertantissima confessione di un grandissimo banchiere ora in disuso, che pur stimo tanto, consono al mio gusto di andare controcorrente: A domanda: "... ha giudicato più conveniente trattare una resa addolcita da una buona uscita di 16,6 milioni di euro che si aggiungevano ai 3,3 del compenso annuale?" Risposta: " Volgarità. Non mi è stato versato nulla più di quanto era già previsto dagli accordi stipulati al momento dell'incarico. In piena trasparenza fiscale, ci tengo a dirlo. Del resto, il compenso alle Generali era in linea con quanto in precedenza ricevevo a Mediobanca. società di rilievo grande, e però minore rispetto alla compagnia. Infine. come può constatare lei stesso, diversamente da tanti altri presidenti e amministratori delegati in uscita, non ho preso impegni al silenzio che di solito, vengono lautamente retribuiti a parte. Ero e resto uomo libero."
Ah, già! ho capito: anche per Peluso la solita storia delle buone uscite per "accordi stipulati" in ordine alle anzianità convenzionali. Ne ho parlato e molto nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Si può consultare se pero non si ha in uggia il mio stile che la epidaurica signora, d'accordo con il patologo-clinico dal barbarico latinorum, bolla come "aulico".
INCHIESTA Fonsai, Giulia Ligresti: «Tutta colpa di mio padre»
Salvatore nel mirino della figlia. Che spiega ai magistrati: «Lui assumeva tutte le decisioni».
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Giulia Ligresti insieme con il padre Salvatore.
(© Imagoeconomica) Giulia Ligresti insieme con il padre Salvatore.
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Pensava che con la sua uscita di scena si sarebbero placate le voci sul suo conto. Invece il caso che ha coinvolto il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che si è spesa per farla uscire di prigione assicurandole gli arresti domiciliari, ha riportato l'attenzione su Giulia Ligresti. Che nei verbali dell'inchiesta Fonsai - la manager ha patteggiata una pena di due anni e otto mesi - ha raccontato che la colpa di tutto è del padre Salvatore.
«Non leggo più i giornali, mi difendo, ho bisogno di stare tranquilla», sono state le parole di Giulia Ligresti riportate dal quotidiano La Stampa. E nella casa di Milano, la manager attende con il figlio di sapere se la sua richiesta di ammissione ai servizi sociali possa essere accolta.
LE ACCUSE AL PADRE. Oltre al pressing di Cancellieri sul suo caso, a permettere a Giulia Ligresti di uscire dal carcere - al momento è l'unica della famiglia (il fratello Paolo è latitante in Svizzera, la sorella Jonella è ancora detenuta a San Vittore) - sono state le «dichiarazioni spontanee» e la collaborazione con i magistrati.
«Mio padre era ed è una persona molto carismatica», ha fatto mettere a verbale la manager secondo il racconto del quotidiano diretto da Mario Calabresi, «quindi era lui ad assumere tutte le decisioni più importanti che riguardavano il gruppo». E poi ha aggiunto: «Lui aveva un rapporto fiduciario con i suoi collaboratori, tra Marchionni e in parte Erbetta e Talarico».
LIGRESTI AL CENTRO DI TUTTO. Insomma, Ligresti padre era al centro di tutto, in Italia e all'estero.
«Sono riferibili a me tre società lussemburghesi, quattro compresa StarLife», ha continuato Giulia Ligresti. Che precisa: «Per la costituzione di queste società è stato mio padre ad occuparsene, avvalendiosi della collaborazione di persone di sua fiducia. Io mi sono limitata a sottoscrivere documenti che mi venivano sottoposti».
Quindi la figlia si Salvatore prova a scagionare i fratelli: «Paolo era più marginale e conflittuale con mio padre. Mia sorella (Jonella, ndr) è più estroversa di me, più brava nelle relazioni. Ma secondo me nemmeno lei discuteva di questioni tecniche».
LA VICENDA DI PELUSO. Sulla vicenda di Piergiorgio Peluso, il figlio di Cancellieri scelto come direttore generale di Fonsai, Giulia Ligresti ha ribadito quanto già affermato e svelato dalle intercettazioni telefoniche: «Fu Peluso a precisare che Unicred avrebbe imposto anche un top manager, senza però precisare chi sarebbe stato. Solo in seguito appresi che si trattava dello stesso Peluso».
Anche sulla figura dell'amministratore delegato, la figlia di Salvatore ha fatto un passo indietro. «Avevo parlato di nomi che potessero essere di effetto», ha ricordato Giulia Ligresti, «mi venivano in mente i nomi di Mario greco, ma anche a un Marchionne. La scelta cadde su Erbetta. E mi venne comunicato da mio padre».
POCA CHIAREZZA SUI CONTI. Pentimento pure sui clamorosi emolumenti accordati in famiglia.
«All'epoca ritenevo che fossero in linea con quanto correntemente praticato a livello di società importanti. Ma se dovesse emergere una valutazione differente, sono disponibile a intervenire con un adeguato risarcimento», è stata la versione offerta ai magistrati.
Infine, c'è stata l'ammissione sui bilanci truccati: «Le tensioni sul raggiungimento di un risultato che non fosse così negativo per Fonsai erano un'aspettativa generale, affinché fosse comunque raggiunto un risultato che doveva essere presentato all'esterno».
Mercoledì, 06 Novembre 2013
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