Certo oggi quella operazione folle di fare acquistare al MPS un gruppo bancario patrimonialmente valido senza tenere conto dell'aspetto della liquidità, ha segnato un dolorosissimo flop gestionale. L'operazione, che era poi di salvataggio bancario, appare persino pregevole sotto il profilo di Basilea DUE ; acquistare per soli 8 miliardi di euro un aggregato bancario, paCerto oggi quella operazione folle di fare acquistare al MPS un gruppo bancario patrimonialmente valido senza tenere conto dell'aspetto della liquidità, ha segnato un dolorosissimo flop gestionale. L'operazione, che era poi di salvataggio bancario, appare persino pregevole sotto il profilo di Basilea DUE ; acquistare per soli 8 miliardi di euro un aggregato bancario, particolarmente appetibile specie per essere tradizionalmente la grande tesoriera delle rimesse padovane del Santo, quale aggregato per le mie cognizioni si aggira sui venti miliardi di euro, doveva determinare proficuo irrobustimento patrimoniale. Senonché, l'esborso del pur contenuto costo sta mettendo in ginocchio un titano del sistema bancario italiano. Ecco scoppiare il bubbone del lato oscuro, l'equilibrio del cash flow.
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa, si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.
Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.
CONCLUSIONI
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa, si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.
Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.
CONCLUSIONI
Con la presente ricerca, come già più volte rammentato, si è voluto porre l’accento sul rischio di liquidità bancario.
La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività.
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di dirimerne le difficoltà applicative.
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa, si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.
Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.
CONCLUSIONI
Con la presente ricerca, come già più volte rammentato, si è voluto porre l’accento sul rischio di liquidità bancario.
La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività.
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di dirimerne le difficoltà applicative.
rticolarmente appetibile specie per essere tradizionalmente la grande tesoriera delle rimesse padovane del Santo, quale aggregato per le mie cognizioni si aggira sui venti miliardi di euro, doveva determinare proficuo irrobustimento patrimoniale. Senonché, l'esborso del pur contenuto costo sta mettendo in ginocchio un titano del sistema bancario italiano. Ecco scoppiare il bubbone del lato oscuro, l'equilibrio del cash flow. La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività.
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di dirimerne le difficoltà applicative.
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa, si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.
Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.
CONCLUSIONI
Con la presente ricerca, come già più volte rammentato, si è voluto porre l’accento sul rischio di liquidità bancario.
La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività.
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di dirimerne le difficoltà applicative.
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