Rinvengo tra il mare magnum delle mie carte dell'archivio personale questa lunghissima corrispondenza con il prof. Nalbone datata 15 marzo 1997, oltre un quarto di secolo fa, insomma. Gli dispenso ricerche appunti considerazioni annotazioni non proprio insignificanti. Il prof, Nalbone non ne fece nulla credo per inidoneità. Io mi sono astenuto dall'invadere il campo religioso che si era riservato, anche perché mi è piuttosto alieno. Molto mi irritò il professore per l'essersi accodato ad una canea che mi organizzarono durante una conferenza (l'unica) che ho fatto alla Fondazione. Molto di più quando leggo in una sua pretesa opera omnia che io all'inizio delle sue ricerche storiche avrei avuto il ruolo quasi di un suo modesto assistente. Ma mi faccia il piàcere. Non so se irritarmi indignarmi a o riderci sopra quando un rampante giovane aspirante giornalista professionista non fa altro che attribuire a questo suo parente meriti e gloria per lavori storici il cui unico mio merito sarebbe quello di avere fatto da subalterno collaboratore. No caro: l'autore sono io e spesso anche tu non fai altro che plagiarmi. Pazienza: né il mio personalissimo i stile scrittorio (porta in ogni dove il mio sigillo) né l'originalità delle mie puntualizzazioni storiche consentono siffatte mistificazioni. Quanto alla pletora di improvvisati microstorici ecclesiastici di Racalmuto, che dire? Diano uno sguardo a questi miei appunti ed arrossiscano. Certo sciorino qui alluvionali taglia e cuci che mi vengono talora insolentemente irrisi ... ma lo faccio a loro scorno, proprio per dare l'abissale profondità della loro incultura.
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