Non avendo certo io peli sulla lingua torno a rimarcare che continua a sbagliare l'amico Piero a riportare ancora qui accuse scervellate di codesto signor Messana nei miei confronti. Anche perché rimartella una scempiaggine di codesto nostro subalterno (culturale) muntidurisi (lo sanno tutti e non per tradizione che Muntidoru è una nostra colonia racalmutese). Mi dispiace, ribadisco: gli scivoloni li fa il signore di là di Gibillini. Si vada a leggere le pagine 10 e 11 di "Racalmuto Memorie e tradizioni" e si accorgerò che vaneggia quanto a quel gigante di Racalmuto che noi affettuosamente chiamiamo ancora Nanà. Nanà ebbe una partita aperta con certa intellighentia montedorese che a tutti i costi pretendeva recensioni e presentazioni di modeste operette di loro conterranei. Nanà non era tenero di coda quanto ad avalli letterari, Si negò a padre Arrigo, al pur bravo Cacciato romanziere e all'altro Cacciato pittore (che mediocre non era) e ad una pletora di postulanti. Quasi un atto ironico il suo parlar d'altro chiosando il modesto volumetto storico del Tinebra, poi raddoppiatosi il cognome. Leonardo Sciascia è un gigante delle lettere e lasciamolo in pace con queste nostre piccole baruffe da strapaese. Sciascia da par suo polverizza quasi con il sarcasmo. Lo riscrivo a sberleffo di chi mostra di non averlo capito o diciamo letto con attenzione. "La guida rispose ' è il solo [sottolineo SOLO n.d.r.] uomo intelligente che c'è a Racalmuto' [cazzo!!!]. Punto di vista di ironico e sprezzante campanilismo, da contadino di un paese piccolo e di non lunga storia che sente inferiorità nei riguardi del paese vicino dieci volte più esteso e popoloso, ricco di negozi, splendido nelle feste. Non potendo negare tutto ciò che è visibile, il contadino di Montedoro colpisce d'irrisione in quel che non basta una gita di poche ore a fare scoprire: l'intelligenza dei suoi abitanti". Che sinfonia di sberleffi maliardo Sciascia, quanto ti adoro quando ti diverti a dileggiare! Oh Dio quanto sei INTELLIGENTE! Da vero racalmutese il paese del sale della sapienza. Quanto a me le tradizioni montedoresi sui Caico non mi interessano affatto. Se volessi, non la tradizione citerei (che storicamente vale un soldo) ma le tremende carte , molte delle quali ho persino fotocopiato, da me trovate da storico non "tradizionalista", nell'immenso Archivio Centrale dello Stato in quel dell'EUR di Roma
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