sabato 24 gennaio 2015

Sciascia sbaglia

sabato 7 dicembre 2013


Santa Maria Maddalena Penitente, di Pietro D'asaro pittore secentesco di Racalmuto

Come bibliografia sul quadro di Santa Maria Maddalena trovo nel catalogo Sciascia citato solo il Tinebra di pag. 187 ove leggo solo "nell'anno 1622 il rev. Santo Agrò, nel suo testamento gli [ a Pietro D'Asaro. n.d.r.] legava 20 onze, per dipingere il quadro di Santa Maria Maddalena penitente, il quale trovasi ora in un altare vicino al SS. Sagramento, nella chiesa di Maria SS.Annunziata, nostra Matrice." Condensata così la notizia è persino innocua quanto vacua. Non legittima Sciasia a scrivere che codesto prete, senza infamia e senza gloria, addirittura "volle' bella una chiesa e vi profuse il suo denaro".  Invero il Tinebra in altra parte del suo volume storico di Memorie aveva precisato che " la chiesa Madre, che allora era detta S. Antonio Abate, assumesse quella di Maria SS. Annunziata, come chiamasi al presente." Vi sono qui improprietà storiche che credo di avere dipanate nei miei scritti resi pubblici a mie spese. Annota il Tinebra: "Devo qualche notizia intorno alla matrice ed alla Chiesa di Maria SS. del Monte alla gentilezza del Signor Salvatore Sferlazza che ringrazio." Su che basi fondasse quelle conoscenze il sig. Sferlazza, non mi è dato di sapere. Per quel che qui interessa, il Tinebra aggiunge "Risulta poi dal testamento del rev. Santo Agrò del 1622 che lasciava questi in legato all'arciprete Traina certe somme per finire le due navate, che erano ancora incomplete, ed onze 12 al pittore Pietro Asaro, per dipingere il quadro di Maria Maddalena penitente, il quale attualmente trovasi posto nell'altare suddetto". Come sia andata veramente la faccenda coll'arciprete Traina crediamo di averla sufficientemente ricostruita: Giustifico che oggi ignorandosi quanto ormai reso acquisito ad una critica storica alquanto documentata, si continua a reiterare topiche disdicevoli per un paese che ha prestigio culturale da difendere. Non posso giustificare i dispensieri di fondi del Comune che optano per efebici scultorelli alabastrini anziché dotare  biblioteche scuole e centri studi, di strumenti e fonti per un approfondimento della storia locale.. Della faccenda Traina abbiamo già qui e nel nostro blog detto oggi abbastanza e non vogliamo ripeterci ancora.

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