archivio e pensamenti
Blog di Piero Carbone (da Racalmuto, vive a Palermo). Parole e immagini in "fricassea". Con qualche link. Sicilincònie. Sicilinconìe. Passeggiate tra le stelle. Letture tematiche, attraverso i tags. Materiali propri, non solo recenti, ma anche di amici ospiti. Una regola valida per tutti: citare sempre la fonte. Commenti, non anonimi; grazie. Direttamente sul blog o all'indirizzo: archivioepensamenti@virgilio.it
lunedì 10 dicembre 2012
UN POETA RITROVATO: CICCIU RIZZU
Scorrendo i dodici numeri della rivista “La Trazzera”, pubblicati tutti nel 1927, ho trovato quasi scontato imbattermi nel nome di Giuseppe Pedalino Di Rosa quale autore della poesia Li tri mari; mi ha suscitato sorpresa invece leggere il nome di Cicciu Rizzu, autore, presumibilmente racalmutese, del sonetto “A Racalmuto”.
Conoscevo un altro poeta Rizzo, Giuseppe di nome e figlio di Calogero, autore del lungo componimento Doppu quattru seculi l’anniversariu di Maria SS. di lu Munti risalente al 1903, ma di Cicciu mai nessun sentore.
Eppure, la rivista palermitana diretta da Ignazio Buttitta, Giuseppe Ganci Battaglia e Vincenzo Aurelio Guarnaccia, annoverava tra le falangi dei propri autori dialettali poeti affermati o militanti promesse.
Lo stesso Pedalino era noto e operante nel vivace mondo dei poeti dialettali che operavano tra la Sicilia signoreggiata dal nume Alessio Di Giovanni e i circoli milanesi facenti capo al parnassiano Vincenzo De Simone, originario di Villarosa in provincia di Enna.
Nel mezzo ci stava la schiera di scalpitanti giovani poeti che volevano affermare l'originale voce attraverso una vivacissima rivista. Tra i cooptati della folta schiera dei poeti “trazzeriani”, per qualche ragione critica o di consonanza poetica, troviamo il Cicciu Rizzu di cui con piacere trascrivo la sua poesia per conoscere meglio i venti poetici che hanno soffiato nelle nostre contrade.
Racalmuto in miniatura di Alfonso Alessi
A RACALMUTO
Ittatu ni lu cozzu cchiù migliuri
Di Racarmutu, lu paisi miu
Di l'abbitanti, sentu lu rumuri:
Scopru un mestu e 'ntricciatu luccichiu
Ni la casa materna mia d'amuri
O cara genti, quantu cosi viu
Mmenzu a ddi strati sulitarii e scuri,
E quantu e quantu voti li dìsiu !...
Mi pari di sintìri la campana
C'annunzia la festa e lu fistuni
Di Maria di lu munti prutittrici;
Mi pari di sintiri la funtana,
Cantari sulitariu lu gadduni;
Bìniditta la terra ca ti fici !
Racalmuto
Cicciu Rizzu
Anni Cinquanta, "lu fistuni / di Maria di lu munti prutittrici"
assorti nel novo destino, Certi in cor della nuova vi...
"VOCI DIALETTALI". GRAZIE CON UN POST
Grazie a Marco Scalabrino per la Prefazione e all'ANPOSDI per averla riproposta sulla propria rivista "Voci dialettali"...
DAL "PAESE DELLA RAGIONE" AL "PAESE DELLA CENSURA"
Anche il passato ci appartiene: a suo tempo è stato il "presente". Un vecchio articolo del 2002. E' cambiato qualcosa? ...
ADOTTA UN POLITICO NELLA STRADA DELL'ARTE
In controtendenza a chi vorrebbe la morte delle Province, altri pensano a celebrarle, a celebrarne la memoria. Alla notizia dell’ina...
IL BATACCHIO VOLANTE
Smaragdos, passeggiando, glielo disse a Birribaida di Misimilindo: "Il batacchio, non solo quello delle campane, insomma il batt...
TRIS DI CARTE "PER" UNA FONDAZIONE
Nell'attesa (pluriennale oramai) di ricevere copia dei verbali delle sedute del consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia a...
LIBERTÀ DI STAMPA VÒ CERCANDO
...libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta Purgatorio, canto I, vv 71-72) Ho letto ieri su fb ...
BUONE NOTIZIE PER RENZO COLLURA E LUIGI INFANTINO
Nel complimentarmi per l'esito lusinghiero della sua mostra di pittura ai Musei Civici di Pavia con migliaia di visitatori paganti, Ath...
NON BASTA ESSERE CONTE
Affacciato dal massiccio balcone del suo castello, il barone o conte che fosse, ammirava la vallata dei suoi possessi - l'ondulata ...
ALLA LUCE DEL SOLE
Quando ci si intende, non ci sarebbe manco bisogno di scrivere alcune cose ma va fatto lo stesso specialmente se la natura dell'...
Nessun commento:
Posta un commento