giovedì 7 febbraio 2013
Ancora sulle risse di Sciascia
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Piero Carbone Il tuo annuncio mi incuriosisce.
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Piero Carbone un'altra volta a Palermo contro Guglielmo Lo Curzio che si era permesso di... ma questo te lo racconto davanti una tazzina di caffè
Calogero Taverna Ma quando?
Calogero Taverna Ma contro Sante Correnti (se lo scrivo corretto) non mi risulta si sia mai incazzato. E dire che ne avrebbe avuto ben donde. Ma posso essere male informato. Forse però perché erano così scervellate quelle accuse che Sciascia non lo curava neppure.
Angelo Cutaia Di Racalmuto Sciascia non entrava in polemica per non avvantaggiarlo.
Piero Carbone Una libreria amica si era permessa di esporre in vetrina il libro del Lo Curzio e mandò a dire tramite un certo amico e avvocato che se volevano che lui mettesse lì piede dovevano togliere dalla vetrina... Me l'ha raccontato, autorizzandomi a riferirla, un palermitano di alto spessore culturale.
Piero Carbone gravitava intorno a lui
E qui si intromette MEPHISTO
Caspita! Ma mi piacerebbe sapere il perché. Sciascia non era un irrazionale collerico. Un dispettoso. Quanto al malevolo Correnti, si parte da un punzecchiamento in testi addirittura scolastici per il preteso maschilismo di Sciascia. C’era stata la controversia con la Maraini arriticata perché Sciascia parlava fondatamente del matriarcato in Sicilia. La virulenza del Correnti in effetti non meritava risposta. Credo però che giocasse l’imbarazzo del Nostro che non voleva rinverdire polemiche che finivano per infastidire il mostro sacro che era Moravia. Rido ancora per quei racalmutesi che cercarono (inutilmente) di spingere la Maraini ad elogiare il già defunto Sciascia in quei memorabili caffè letterari propugnati dall’on. Milioto che spero ritorni a guidare questo nostro mal diretto paese.
I colpi di spillo contro Scalfari, Panza e Bocca hanno germinato locuzioni di pregevole fattura letteraria. Da apprendere.
Con Della Chiesa, a Futura Memoria mi potuto fruire di un paradigma contro il mio sgradevole asino ragliante.
Andando come viene, un certo diletto mi procura ancora il rintuzzante difendersi ai tempi delle PARROCCHIE dall’accusa di ipotassi scagliatagli dal borioso Pasolini.
Tornando a Correnti, in effetti il blaterare contro la predilezione di Sciascia per il testo dell’inglese Smith lo lasciò del tutto indifferente. Quel testo di storia della Sicilia oggi è un classico, il voler fare storia con gli stornelli della tradizione sarebbe sollazzevole se vi fosse autoironia, ma se in tono saccente è roba da buttare tra i rifiuti solidi urbani cartacei.
Mi sfuggono le pizzicate con Deaglio: so che vi furono e furono dolorose per Sciascia che Lotta Continua e tutti quei virgulti arrabbiati – nati piromani e sfioriti pompieri – adorava e blandiva. In fin dei conti anche la Padovanì non fu caruccia propendere per la mitizzazione di Falcone.
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Così a balzelloni, nella speranza di avere adeguatamente provocato Piero Carbone che ben saprebbe regalarli un nuovo IL SUO SCIASCIA non aureolato ma neanche banalizzato.
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Nel taglia e incolla da facebook è saltata una parte del mio commento, permettimi di inserirla. Buon blog! Ma questo non mi scandalizza per niente e non inficia per niente il suo valore di scrittore etc etc etc. semplicemente lo fa più umano. Non era e non doveva mica essere un santino per forza, altrimenti si fa agiografia e non biografia. A lui le agiografie non piacevano né quelle altrui né penso la propria. Questo preciso per parare preventivamente stoccate inutilmente polemiche e pretestuose. Se si fosse fatta meno agiografia e meno difesa d'ufficio dai difensori d'ufficio di tutto ciò che gravitava a lui intorno oggi anche a Racalmuto ci sarebbe uno spirito critico diverso e più costruttivo, se il suo pensiero lo si fosse fatto valere come un lievito e niente di più. e non come una parrocchia d'appartenenza.
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