Roma,
28 aprile 1994
Gentilissima
Signora,
lusingato ed onorato dalla
Sua lettera, non trovo le parole adatte per significarLe il sentimento di
gratitudine per l'attenzione che ha voluto riservare alle mie maldestre note
sull'albero genealogico di Leonardo Sciascia.
La Sua gentile
puntualizzazione redime, oltretutto, la mia modesta ricerca archivistica da
ingrate incrostazioni di petulanza verso il grande Sciascia in cui non intendo
assolutamente incorrere. Anzi! E' stata la voglia di rivendicare uno Sciascia -
anche oltre Sciascia - radicalmente racalmutese, fino all'ottava generazione,
ad animare il mio scandaglio negli archivi di padre Puma.
Ora so, grazie
a Lei, che ciò vale solo in linea paterna. Debbo alla Sua cortesia una
pregevole ricostruzione genealogica di pugno del grande Sciascia, ove un ramo:
quello di Anna Sciascia, nonna del Nostro, porta allo 'Naduri'.
Il «'lapsus'
della memoria» o lo scambio pirandelliano tra le agnazioni dell'ava e quelle
del 'nonno' mostra, a mio modesto avviso, un atto trasfigurante occorso - o cui
il grande scrittore ha indulto - per esigenze dell'intelligenza ai fini di
un'altra mirabile metafora sciasciana. Se
voi - se noi - racalmutesi avete in uggia i 'nadurisi', ebbe allora io sono
'nadurisi'. E con ciò? Il dramma o la farsa di essere «un'isola» o
«un'isola nell'isola» o «un'isola nell'isola dell'isola..» etc. permane non so
se tragicamente o esistenzialisticamente.
L'angusto mio
disperdermi nelle chiesastiche carte di Racalmuto per rivendicare Sciascia al
Seicento del mio paese vola molto basso e non presume di attingere neppure in
lontananza le irraggiungibili vette dell'immenso scrittore nato a Racalmuto, da
un padre racalmutese e da avi locali sino alla ottava generazione.
Racalmuto non
ha una storia in qualche modo esemplare. E' la storia di paesani, qualche volta
violenti, tal'altra generosi, ma sempre entro le righe, in un pentagramma di
invariabile 'mediocrità', neppure definibile 'aurea', alla Orazio. L'unica sua
gloria è Sciascia. Svetta e se ne distacca. Radicarlo nella terra del sale,
almeno dalla fine del Seicento, è un mio orgoglio ed una mia ambizione. 'Occhio
di Capra' sembrava smentirmi: la Sua precisazione armonizza e semplifica. Non
so se potrò utlilizzarla in una eventuale pubblicazione dell' «albero». In ogni
caso dovrò riconsiderare le note che ha letto. Sono appunti del mio 'computer'
informali ed estemporanei. Vanno rivisti persino sotto il profilo stilistico.
Certo, lo scrivere non è il mio mestiere e quindi mai potrò essere efficace e
men che meno elegante. Ma ai fini di rivendicare le otto generazioni
racalmutesi di Leonardo Sciascia, magari su 'Malgrado tutto', poche scarne note e una teoria di riquadri
possono essere più che idonei. E' però evidente che, senza la Sua
autorizzazione a rendere pubblica la precisazione sulla provenienza
'nadurisi' del ramo femminile anziché
maschile del grande Sciascia, la mia suonerebbe come una ricostruzione
d'insolente pedanteria da cui abborro. Il giovane Gigi Restivo potrebbe
utilizzare i dati disponibili: si tratterebbe così di una rielaborazione fatta
da chi ha sempre dimostrato devozione verso Leonardo Sciascia.
* * *
Mi permetto
alcune considerazioni sull'albero autografo dello Scrittore.
Mi pare che
sino ai coniugi Pasquale Sciascia-Angela Alfieri, andando a ritroso in linea
retta, non vi sono discordanze con i dati che ho potuto rinvenire presso il
Municipio di Racalmuto e la Matrice. Le
fonti di cui mi sono avvalso sono riepilogate nel foglio elettronico sub
allegato n.° 1. Il passaggio da Pasquale a Calogero Sciascia vi è giustificato
con elementi che credo validi.
Quanto alla
nonna dello Scrittore, 'Anna', il nome risulta tale in Municipio (Stato Civile
- n. 48), ma nei vari atti della Matrice figura come 'Maria Anna' o 'Marianna'
Sciascia. Non credo che la variante sia di un qualche risalto.
L'omonimo
nonno di Leonardo Sciascia [che
«comincia come 'caruso'» nelle miniere e diviene «poi amministratore»] lo trovo
a Roma nell'Archivio di Stato - Regio Commissario Civile per la Sicilia - busta
n. 42: trovasi iscritto nella «Lista
Generale degli Elettori Politico-Commerciali della Provincia di Girgenti per
l'anno 1896» al 250 della 'lista commerciale' e n.° 435 della 'lista
politica comunale'. E' dunque tra i pochi racalmutesi di fine Ottocento 'allittrati'
- come ancor oggi si dice - , rientra nel novero degli elettori attivi (poco
più di 510) ed appartiene alla classe media del commercio in quanto 'negoziante
di zolfi' (cfr. All. n.° 2).
Questo personaggio dell'Ottocento racalmutese
- cui Leonardo Sciascia dedica un accenno riconoscente per la Noce a pag. 13
della sua introduzione al libro del Tinebra Martorana - va comunque tenuto
distinto da un altro personaggio omonimo e coetaneo: Leonardo Sciascia di
Nicolò, sul quale si appuntarono le maldicenze del paese e gli occhi della
polizia, come può desumersi dagli atti dell'Archivio di Stato di Roma. I due
Leonardo Sciascia dell'Ottocento non erano però neppure parenti alla lontana.
Sono arrivato a questa conclusione solo di recente e grazie all'ordine messo
negli archivi parrocchiali della Matrice di Racalmuto nel 1993 dal prof.
Giuseppe Nalbone. Prima ero portato a fare una qualche confusione, sia pure
senza mai professare certezze (cfr. Allegato n. 3).
Nel mio
computer rintraccio questi dati sugli antenati dello Scrittore:
Il nonno del
nonno di Leonardo Sciascia risiedeva nel quartieri della Rocca, strada delli
Cerami [detta così perchè vi abitava anche la famiglia Cerami]. Tanto emerge da
un censimento dell'arciprete di Racalmuto del 1822, la c.d. 'numerazione delle
anime'. (cfr. all. n.° 4)
A quel tempo,
la suocera Calogera Nalbone in Scibetta era ancora viva ed abitava alla
'Barona'. (Cfr. all. n.5)
Ho rinvenuto
all'Itria documenti della Confraternita della 'Mastranza' riguardanti il
ventennio a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento: vi figurano tanti antenati
dello Scrittore. Ho rimarcato quelli che a mio avviso appartengono alla
famiglia di Leonardo Sciascia o ai suoi ascendenti Alferi, Martorelli e
Scibetta, nell'allegato stralcio della trascrizione di quei documenti. (Cfr.
all. n.° 6)
* * *
Mi azzardo ora
in alcune annotazioni riguardo all'albero genealogico di Anna Sciascia,
tracciato dallo Scrittore.
La chiosa su
Antonino Sciascia, fratello del nonno di Anna Sciascia, ci conduce senza dubbio
alcuno a quel professore di diritto civile di cui parla Tinebra Martorana a
pag. 186 e segg. del libro di memorie e tradizioni racalmutesi, ristampato a
Racalmuto nel 1982 con la mirabile introduzione del grande Sciascia. E se è
così, sappiamo però che i genitori di quei fratelli - 'conciapelli', uno e
'professore all'Università di Palermo', l'altro - sono racalmutesi e rispondono
ai nomi di Vincenzo Sciascia e di sua moglie Rosa Mantia. Mi pare di rinvenirli in un censimento del
1808-1810 con questi dati:
683
|
SCIASCIA
|
VINCENZO
|
50
|
MASTRO
|
|
ROSA
|
M
|
40
|
|||
ANNA
|
F
|
14
|
|||
SANTA
|
F
|
12
|
|||
ANTONINO
|
F
|
11
|
|||
LEONARDO
|
F
|
7
|
|||
CARMELA
|
F
|
3
|
|||
GIUSEPPE
|
F
|
1
|
Quegli
Sciascia appaiono anche nel sopra citato censimento ecclesiastico del 1822 e
risiedevano nel quartiere della Fontana (ai numeri progressivi 81-88 - vedi
Allegato n. 7). Il 'nonno della nonna' di Leonardo Sciascia - fresco sposo di
Maria Rosa Burruano - era andato invece ad abitare nel 'quartiere del Carmine =
Strada di Conti' (nn. progr. 3255 e 3256
- v. Allegato n.° 8).
Maria Rosa
Burruano - per la quale lo Scrittore non sembra nutrire eccessive simpatie -
era anche lei racalmutese, come dimostra questo stralcio del censimento del
1808-1810:
532
|
BURRUANO
|
FRANCESCO
|
anni 30
|
|
DOROTEA
|
M
|
anni 22
|
||
MARIAROSA
|
F
|
anni
4
|
I due rami
degli Sciascia: quello di Anna e quello di Leonardo della seconda metà
dell'Ottocento, fanno capo al Giovanni Sciascia della prima metà del
Settecento, come sembra dimostrare il censimento del 1750, conservato nella
Matrice di Racalmuto (cfr. Allegato n. 9).
* * *
Le mie
lungaggini L'avranno certamente annoiata: spero che me le perdonerà.
Naturalmente gradirei molto rettifiche o suggerimenti. Voglia anche scusarmi
per l'uso del computer: ma la mia pessima calligrafia non consente una spedita
lettura.
Nel
ringraziarLa ancora una volta, La prego di gradire i miei deferenti saluti.
(Calogero Taverna)
Via Lorenzo
Rocci, 68
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