Il 2 agosto del 2008 cosa scrive il Casarrubea e come ingordamente trascrive Malgrado Tutto?
Blog di Giuseppe Casarrubea
occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro
La Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana
Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea
(Questa parte è
illustrata grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica
Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.”
Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui
crimini fascisti dell’Italia in Slovenia)
III
L’ombra lunga
del fascismo
La Sicilia, diceva
Goethe, è un luogo da dove puoi capire meglio il mondo. E aveva
ragione, ma non per motivi campanilistici, visto che l’illustre
letterato era tedesco, quanto perché, a ben guardare la storia e gli
uomini che l’hanno animata, dalla capitale siciliana partono e si
concludono molte vicende umane e politiche che hanno segnato i
caratteri del nostro tempo. Sono stati, talvolta, eventi
apparentemente minuti, letti con una visione localistica, e che
pertanto non ci hanno consentito di vedere più ingrandite le cose.
Per capire, trarre una lezione. La Sicilia è legata, ad esempio,
alla Slovenia da molti fatti su cui è doveroso riflettere. Legami
che scopri se ti metti a fare il Marlowe della situazione, su una
pista precisa, come un segugio. Basta un nome: Ettore Messana,
siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di
polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene
“a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi
si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli
forniscono uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe
Gueli, che di polizia e di spionaggio se ne intendono più dello
stesso ministro fascista Buffarini Guidi. Nell’aprile del 1941 la
sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche invadono il
Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della
Slovenia. Messana diventa questore di Lubiana tra l’aprile del 1941
e il maggio 1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste, dove
fu destinato con telegramma di Carmine Senise a decorrere dal primo
giugno 1942.
Doveva assumere la
temporanea reggenza della locale questura, ma vi rimase fino al 14
giugno 1943, quando fu nominato ispettore generale di Ps e posto a
disposizione del Ministero dell’Interno. In un anno dovette
combinarne di cotte e di crude fino al punto da suscitare le reazioni
degli stessi poliziotti che mal lo tolleravano. La direzione generale
di Ps era stata lapidaria e aveva comunicato alla questura di Trieste
la decisione, già ai primi di giugno:
398111/333-
Questore Messana Ettore cessa col quattordici corrente dalla
direzione codesta Questura rimanendo at disposizione Ministero.
Telegrafate partenza.[1]
Ma si dovette pervenire
a quella decisione attraverso un lungo tempo di sopportazione e dopo
vari tentativi degli stessi apparati fascisti del luogo di destinarlo
ad altra sede. E di fatti si era registrato un tentativo di
trasferire il Messana a Bologna, poi temporaneamente sospeso e
prorogato al 5 maggio.[2]
Il suo arrivo in questa
città, scriveva Feliciano Ricciardelli, della Divisione criminale
investigativa della Polizia della Venezia Giulia, “produsse sia
nell’ambiente cittadino che in quello del personale, serie
apprensioni in quanto il Messana era preceduto da pessima fama per le
sue malefatte quale questore di Lubiana. Si vociferava, infatti –
continuava l’ispettore – che in quella città aveva infierito
contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali
ed inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
circa l’attività politica da loro svolta”.
Ma ecco cosa scriveva
ancora il Ricciardelli:
“Fra le
insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli
ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi
addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in
carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che
promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti
importi di denaro.
----------------------Cosa abbiamo da notar noi?
Si parte col piede sbagliato, dare della "storica scrupolosa a Claudia Cernigoi" è un atto di maschilistica ruffianeria di cui credo che il presunto storico di Partinico ebbe dopo a pentirsene. Diciamo che per Lubiana fu indotto in errore dalla triestina, incauta e superficiale.
Citare in esordio Goethe è svolazzo buono per tutte le stagioni e per tute le minestre anche quelle acide della malevola polemica politica.
Se la Cernigoi e il Casarrubea avessero davvero fatto il Marlowe della situazione non sarebbero incappati in topiche storiche che se in malafede sanno di criminale diffamazione a mezzo stampa.
Piccole inezie, ma già sono indice di sbadataggine, semplicioneria, malcostume. Il nostro grande paesano Ettore Messana non è della classe 1888; era nato nel 1884 nell'attuale via Messana , accesso al palazzotto lasciato in male eredità al Comune di Racalmuto, da una nota e particolare virago Elettra Messana, prima cugina Ettore insieme con don Luigino Messana, il Trupia deriso da Sciascia nelle "Parrocchie".
Non capiamo che significa 'ufficiale di polizia' (comunque sempre meglio del "volgare poliziotto" tanto caro al grottese Egidio Terrana di Malgrado Tutto). Ettore Messsana già avvocato in quel di Racalmuto, con orientamento socialista entra nel dopo guerra del '15/'18 in Polizia e parte da Vice Commissario in quel di Mussomeli per trovarlo apprezzato Vice Questore a Bolzano negli anni 'Trenta.
Casarrubea a questo punto non si sbilancia tanto e segue l'ambiguità di li Causi. Si limita a dire che nel 1919 lo si trova "impelagato nella strage di Riesi. Tiene a 'battesimo', a modo suo le lotte contadine. Venti morti".
Bastava che avesse letto il rapporto Trani, che pure aveva a disposizione, per essere meno infamante e più storico. Là il Messana risulta un Vive Commissario distolto da personaggi discutibili da Mussomeli per cercare di sedare il ribellismo contadino per modo di dire di Riesi. E nei primi tempi ci riesce. Poi l'agitatore Angeletti spinge la turba all'assalto delle mitragliatrici dell'esercito, vien ferito un militare ed ecco una reazione dell'esercito comandato da un tenente che il giorno dopo ci rimette la pelle. Al Messana la situazione sfugge di mano. Viene mandato alla sede di origine. Sue responsabilità: nessuna. processi e rapporti quanti ne volete. Condanna o coinvolgimenti nessuno. Basta spulciare gli archivi di stato a Roma per averne conferme e certezze.
Dove quando e come il Messana ebbe "appoggi da "uomini dell'apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli" sono fantasiose invenzioni che in bocca ad un sedicente storico lasciano perplessi.
Ciro Verdiani gli era allora inferiore di grado. Giuseppe Gueli lo giubilò da questore di Lubiana. Basta leggere il passo che lo riguarda in Carmine Seninse alle pagine 142-143 e 173.
Messana fu sbolognato nel 1941 a Lubiana, inviso com'era dai fascisti in quanto non aveva "l'animo del fascista" come ci svela l'informatissimo Carmine Senise che era pure il capo della polizia, quindi bene addentro alle segrete cose. Messana era stato designato come questore di Palermo ma giubilato dal corrotto senatore fascista Mormino. E il Ministero lo giudicava 'funzionario di valore (come "questore di Palermo era stato già nominato nella persona di Giuseppe Messana [Giuseppe è il secondo nome del Questore Messana, ndr] funzionario di valore sacrificato dal Mormino per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo ed esponente della cricca Mormino, separatista ed accaparratrice" (cfr. il bel libro di Gero Difrancesco, Storie scordate pag. 129).
Sì, quella del 1941 fu per Messana una "svolta" caro Casarrubea, ma in negativo. A Lubiana Messana entra in conflitto con le autorità fasciste, con l'esercito ed a svolgere l'antipatico ruolo di aguzzino poliziesco è l'ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA del gerarca fascista Emilio Grazioli.
Se efferatezze vi furono rivolgersi al Grazioli e non al Messana. anche se persino Giorgio Bocca non ne parla male di codesto Emilio Grazioli.
Se è vero che Casarrubea consultò le carte del SIM (come a afferma in un suo libro, doveva pur notare che come criminale di guerra gli slavi titino avrebbero voluto il Grazioli che, invero, manco lo troviamo tra i 46 "funzionari di P.S. Ricercati dagli Alleati".
[continua]
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