sabato 17 settembre 2016

Gentilissima genialissima iridescente signora Masi, si abbia il mio mattutino saluto devoto e ammirato. Mi sorprende e mi confonde la sua geniale proposta matrimoniae a tre. Lascio pur da parte il triangolo di zerolagna renatiano/a avendo disgusto per ammucchiate del genere o degeneri. Ho presente la celsitudine sua, mi schiaccia, mi incanta ma mi annichilisce: lei è vetta per me che travalica le mie bassi nubi come talora l'Etna delle mie parti sulla Piana di Catania travers...ata l'altro giorno per il mio ritorno a questa sovrabbondante Roma. Non sum dignus. Altrettanto direi per la onirica Ornella. Anche per lei dico: non sum dignus. Il suo asservire Dio uomini e cose alla magia della sua Parola che genera immagini ardite epure sature di inusitate malie immaginifiche è di impareggiabile creativià insomma poetessa al femminile da leggere osannare compenetrarvisi. Anche qui, quindi non sum dignus. Ma il ruolo di vostro servidor scortese potrei svolgerlo sempreché mi fornite debita e consona livrea. E quale livrea? Adoperarvi per la messa in opera di due miei sogni progettuali: fare del Teatro Regina Margherità di Racalmuto un gioello sperimentale per coltivarvi scespiriaramente il tetatro nuovo della Bolero Patrizia Masi e al contempo spingere i signorotti del Cicolano a fare come i greco-romani un teatro lacustre: una cavea in una delle conche sull lago del Salto per un palcoscenico originale fatto di barche che vengono dal largo per la recita, il canto, la piccola danza per non dire altro. Di questo e solo di questo ne parli ieri in due ore di permanenza al Caffè Greco di Rom dipinto come ognun sa dal mio infeffabile conterraneo Renato Guttuso.
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