2°
Governo Moro (26.07.1964 - 21.01.1966)
Coalizione politica: DC- PSI - PSDI - PRI
Durata (giorni): 548
IV Legislatura
Presidenza del Consiglio
|
Aldo Moro
|
sottosegretari:
|
Angelo Salizzoni
(segretario del consiglio dei ministri)
|
Ministri senza portafoglio
|
Petro Nenni
(vicepresidente del consiglio);
Attilio Piccioni;
Giulio Pastore (presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e
le zone depresse);
Luigi Preti (riforma della pubblica amministrazione);
Giovanni Battista Scaglia (rapporti fra governo e Parlamento)
Claudio Arnaudi (ricerca scientifica)
|
Affari esteri
|
Giuseppe Saragat (fino
al 29.12.1964);
Aldo Moro (ad interim dal 28.12.1964 al 05.03.1965);
Amintore Fanfani (dal 05.03 al 30.03.1965);
Aldo Moro (ad interim dal 30.12.1965 al 22.01.1966);
|
sottosegretari:
|
Giuseppe Lupis;
Ferdinando Storchi
|
Interno
|
Paolo Emilio Taviani
|
sottosegretari:
|
Leonetto Amadei;
Guido Ceccherini;
Crescenzio Mazza
|
Grazia e giustizia
|
Oronzo Reale
|
sottosegretari:
|
Riccardo Misasi
|
Bilancio
|
Giovanni Pieraccini
|
sottosegretari:
|
Giuseppe Caron
|
Finanze
|
Roberto Tremelloni
|
sottosegretari:
|
Cesare Bensi;
Athos Valsecchi;
Mario Vetrone
|
Tesoro
|
Emilio Colombo
|
sottosegretari:
|
Francesco Albertini;
Giuseppe Belotti;
Renato Cappugi;
Eugenio Gatto
|
Difesa
|
Giulio Andreotti
|
sottosegretari:
|
Luigi Angrisani;
Mario Marino Guadalupi;
Guglielmo Pelizzo;
|
Pubblica istruzione
|
Luigi Gui
|
sottosegretari:
|
Maria Badaloni;
Piero Caleffi;
Domenico Magrì
|
Lavori pubblici
|
Giacomo Mancini
|
sottosegretari:
|
Danilo De Cocci;
Pier Luigi Romita
|
Agricoltura e foreste
|
Mario Ferrari Aggradi
|
sottosegretari:
|
Dario Antoniozzi;
Ludovico Camagni;
Venerio Cattani
|
Trasporti e aviazione
civile
|
Angelo Raffaele
Jervolino
|
sottosegretari:
|
Orlando Lucchi;
Salvatore Mannironi
|
Poste e telecomunicazioni
|
Carlo Russo
|
sottosegretari:
|
Remo Gaspari
|
Industria, commercio e
artigianato
|
Giuseppe Medici (fino
al 05.03.1965);
Edgardo LAmi Starnuti (dal 05.03.1965)
|
sottosegretari:
|
Maria Vittoria Mezza;
Giorgio Oliva;
Vincenzo Scarlato
|
Lavoro e previdenza
sociale
|
Umberto Delle Fave
|
sottosegretari:
|
Ettore Calvi;
Giorgio Fenoaltea;
Anselmo Martoni
|
Commercio con l'estero
|
Bernardo Mattarella
|
sottosegretari:
|
Girolamo Messeri (fino
al 16.12.1964);
Emilio Battista (dal 15.03.1964)
|
Marina mercantile
|
Giovanni Spagnolli
|
sottosegretari:
|
Stefano Riccio
|
Partecipazioni statali
|
Giorgio Bo
|
sottosegretari:
|
Carlo Donat-Cattin
|
Sanità
|
Luigi Mariotti
|
sottosegretari:
|
Calogero Volpe
|
Turismo e spettacolo
|
Achille Corona
|
sottosegretari:
|
Emilio Battista (fino
al 15.03.1964);
Pietro Micara
|
|
3°
Governo Fanfani (26.07.1960 - 2.02.1962)
Coalizione politica: DC
Durata (giorni): 556
III Legislatura
Presidenza del Consiglio
|
Amintore Fanfani
|
Vicepresidente del
Consiglio
|
Attilio Piccioni
|
sottosegretari:
|
Umberto Delle Fave
(segretario del consiglio dei ministri);
Renato Tozzi Condivi (riforma della pubblica amministrazione);
Giovanni Giraudo (informazioni)
|
Ministri senza
portafoglio
|
Giulio Pastore
(presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone
depresse);
Giuseppe Codaci (rapporti fra governo e Parlamento);
Tiziano Tessitori (riforma della pubblica amministrazione)
|
Affari esteri
|
Antonio Segni
|
sottosegretari:
|
Carlo Russo;
Ferdinando Storchi
|
Interno
|
Mario Scelba
|
sottosegretari:
|
Guido Bisori
|
Grazia e giustizia
|
Guido Gonella
|
sottosegretari:
|
Francesco Maria
Dominedò
|
Bilancio
|
Giuseppe Pella
|
sottosegretari:
|
Giuseppe Cerulli
Irelli;
Enrico Rosselli
|
Finanze
|
Giuseppe Trabucchi
|
sottosegretari:
|
Antonio Pecoraro;
Michele Troisi (deceduto il 16.10.1961);
Filippo Micheli (dal 22.11.1961)
|
Tesoro
|
Paolo Emiluio Taviani
|
sottosegretari:
|
Alfonso De Giovine;
Lorenzo Natali;
Dino Pernnazzato
|
Difesa
|
Giulio Andreotti
|
sottosegretari:
|
Vittorio Pugliese;
Giovanni Bovetti;
Italo Giulio Caiati
|
Pubblica istruzione
|
Giacinto Bosco
|
sottosegretari:
|
Maria Badaloni;
Giovanni Elkan
|
Lavori pubblici
|
Benigno Zaccagnini
|
sottosegretari:
|
Domenico Magrì;
Tommaso Spasari
|
Agricoltura e foreste
|
Mariano Rumor
|
sottosegretari:
|
Giuseppe Salari;
Giacomo Sedati
|
Trasporti
|
Giuseppe Spataro
|
sottosegretari:
|
Cesare Angelini;
Calogero Volpe
|
Poste e telecomunicazioni
|
Lorenzo Spallino
|
sottosegretari:
|
Dario Antoniozzi;
Remo Gaspari
|
Industria, commercio e
artigianato
|
Emilio Colombo
|
sottosegretari:
|
Nullo Biaggi;
Filippo Micheli
|
Lavoro e previdenza
sociale
|
Fiorentino Sullo
|
sottosegretari:
|
Ettore Calvi;
Cristoforo Pezzini
|
Commercio con l'estero
|
Mario Martinelli
|
sottosegretari:
|
Tarcisio Longoni
|
Marina mercantile
|
Angelo Raffaele
Jervolino
|
sottosegretari:
|
Salvatore Mannironi
|
Partecipazioni statali
|
Giorgio Bo
|
sottosegretari:
|
Eugenio Gatto
|
Sanità
|
Camillo Giardina
|
sottosegretari:
|
Crescenzo Mazza
|
Turismo e spettacolo
|
Alberto Folchi
|
sottosegretari:
|
Renzo Helfer;
Gabriele Semeraro
|
|
II Governo Leone (24
giugno 1968 - 19 novembre 1968)
V Legislatura
Coalizione politica: DC
Durata (giorni) 148
Giorni di crisi 23
|
Presidente del Consiglio
|
|
Giovanni Leone
Luigi Michele Galli (segretario del consiglio dei
ministri)
Albertino Castellucci
Mario Pedini
Athos Valsecchi
|
|
Ministri senza portafoglio
|
|
Italo Giulio Caiati (interventi straordinari nel
Mezzogiorno e le zone depresse del centro-nord)
Crescenzo Mazza (rapporti con
il Parlamento)
Tiziano Tessitori (riforma
della pubblica amministrazione)
|
|
Affari esteri
|
|
Giuseppe Medici
sottosegretari:
Franco Maria Malfatti
Giorgio Oliva
|
|
Interno
|
|
Franco Restivo
sottosegretari:
Remo Gaspari
Angelo Salizzoni
|
|
Bilancio e programmazione economica
|
|
Emilio Colombo ad interim
sottosegretario:
Giuseppe Caron
|
|
Finanze
|
|
Mario Ferrari Aggradi
sottosegretari:
Giovanni Gioia;
Vincenzo Russo
Tommaso Spasari
|
|
Tesoro
|
|
Emilio Colombo
sottosegretari:
Ermenegildo Giuseppe Bertola
Bonaventura Picardi
Natale Santero
|
|
Grazia e giustizia
|
|
Guido Gonnella
sottosegretario:
Giuseppe Vedovato (fino al 06.07.1968)
Renato Dell'Andro (dal 13.09.1968)
|
|
Difesa
|
|
Roberto Tremelloni
sottosegretari:
Francesco Cossiga
Guglielmo Donati
Guglielmo Pelizzo
|
|
Pubblica istruzione
|
|
Giovanni Battista Scaglia
sottosegretari:
Maria Badaloni
Vincenzo Bellisario
Giovanni Elkan
|
|
Lavori pubblici
|
|
Lorenzo Natali
sottosegretari:
Danilo De Cocci
Luigi Giglia
Stefano Riccio
|
|
Agricoltura e foreste
|
|
Giacomo Sedati
sottosegretari:
Dario Antoniozzi
Arnaldo Colleselli
Vincenzo Indelli
|
|
Trasporti e aviazione civile
|
|
Oscar Luigi Scalfaro
sottosegretari:
Arcangelo Florena
Giacinto Genco
|
|
Poste e telecomunicazioni
|
|
Angelo De Luca
sottosegretari:
Loris Biagioni
Bernardo D'Arezzo
|
|
Industria, commercio e
artigianato
|
|
Giulio Andreotti
sottosegretari:
Paolo Barbi
Emanuela Savio
Sebastiano Vincelli
|
|
Lavoro e previdenza sociale
|
|
Giacinto Bosco
sottosegretari:
Alessandro Canestrari
Vito Lattanzio
Francesco Turnaturi
|
|
Commercio con l'estero
|
|
Carlo Russo
sottosegretari:
Dante Graziosi
Mario Vetrone
|
|
Marina mercantile
|
|
Giovanni Spagnolli
sottosegretario:
Mariano Pintus
|
|
Partecipazioni statali
|
|
Giorgio Bo
sottosegretario:
Carlo Donat-Cattin
|
|
Sanita'
|
|
Emilio Zelioli Lanzini
sottosegretari:
Maria Cocco
Calogero Volpe
|
|
Turismo e spettacolo
|
|
Domenico Macrì
sottosegretari:
Leandro Rampa
Adolfo Sarti
|
|
|
Le elezioni politiche
|
Un
irregolare in Sicilia
"Il
Manifesto": Emanuele Macaluso
La notizia della scomparsa di Danilo
Dolci mi ha fatto pensare all’articolo di Sandro Viola l’altro ieri su
Repubblica. L’associazione è dovuta all’invettiva, che si leggeva in
quell’articolo, rivolta non solo ai dirigenti del Pci, ma ha quegli
intellettuali che con quel partito in qualche modo avevano avuto a che fare,
rei di non avere avuto chiesto perdono agli italiani e al mondo per i
misfatti del comunismo.
Danilo Dolci era certamente uno di loro, tra l’altro ebbe anche il premio
Lenin per la pace, ma non ha avuto il tempo per rimediare. Questo
intellettuale triestino venne in Sicilia nel 1952, anni duri segnati da
scontri sociali e politici durissimi. Dirigevo allora la Cgil siciliana e
avevo partecipato a tanti funerali di compagni sindacalisti assassinati dalla
mafia. Centinaia di contadini e dirigenti sindacali della sinistra erano
stati ed erano ancora in carcere per avere occupato i feudi. Tra questi Pio
La Torre, il quale non ha avuto, anche lui, tempo per chiedere perdono agli
italiani come vorrebbe Viola.
Dolci fondò una comunità a Trappeto,
vicino a Partinico, tra Palermo e Trapani e aveva una visione gandhiana della
lotta sociale e politica e la pratica del digiuno non fu subito capita dalle
masse bracciantili affamate. Eppure le sue denuncie clamorose contro la mafia
interessarono, per la prima volta forse, i gruppi di intellettuali che al
nord erano rimasti spettatori indifferenti di fronte al fenomeno mafioso. I
processi, 26, a Dolci dovuti alle denunce degli onorevoli Bernardo
Mattarella, Calogero Volpe, del senatore di Partinico Ambasciatore Messere,
(il quale aveva ereditato il collegio dal direttore del Giornale d’Italia
Santi Savarino), ebbero una eco straordinaria e contribuirono anch’essi a
costruire una coscienza anti-mafiosa. Dell’azione di Danilo Dolci voglio
ricordare quattro momenti: il digiuno a Ballarò, uno dei vecchi quartieri
degradati della città dove migliaia di persone vivevano nei catoi, lotta che
incoraggiò le popolazioni già impegnate nella battaglia per il risanamento;
la lotta per la costruzione della diga sul fiume Iato che determinò uno
sconto duro con la mafia di quella zona la quale controllava le acque; il
convegno e la marcia di Palma di Montechiaro (Agrigento), con l’attiva
partecipazione di Carlo Levi e di altri intellettuali, in cui fu messa a nudo
una realtà di drammatica di miseria, analfabetismo, degrado e prepotenza
mafiosa. Infine vorrei ricordare che alla fine degli anni ‘60 Dolci mise in
onda una "radio libera" clandestina che diede per la prima volta la
parola ai terremotati del Belice e a tanti esclusi di cui oggi non si parla
più. Anche per questo Danilo subì un altro processo.
Come ho accennato il rapporto tra i partiti della sinistra, la Cgil e Dolci
non furono facili, dato che l’intellettuale triestino con le sue iniziative
usciva dagli schemi tradizionali della lotta sociale e politica. Era un
"irregolare" paracadutato in una situazione che gli doveva essere
estranea. E in parte lo fu. Ma la sua "irregolarità" e la sua
"estraneità" provocò rotture e ripensamenti politici e culturali e
costituì un grande stimolo per tutti noi siciliani. Il cardinale Ernesto
Ruffini negli anni ‘60 in una sua omelia pasquale si espresse con queste
parole che vanno oggi ricordate: "La mafia, il Gattopardo, Danilo Dolci
sono le cause che maggiormente hanno contribuito a disonorare la
Sicilia". Il riferimento alla mafia era dovuto al fatto che essa
produceva l’antimafia come fattore diffamante dell’isola. Da allora molta
strada è stata fatta, anche grazie all’opera di Danilo Dolci. E sarebbe bene
che l’attuale cardinale di Palermo lo ricordasse anche in chiesa senza
chieder perdono a nessuno.
|
Nessun commento:
Posta un commento