IDEE PER IL
RISANAMENTO FINANZIARIO DEGLI STATI
DELL' AREA EURO
GRAVATI DA UN ELEVATO DEBITO PUBBLICO
PREMESSA
L'attuale situazione economica e finanziaria che si sta
manifestando nel mondo occidentale è
dovuta in gran parte alla
globalizzazione, perchè paesi che fino a pochi anni fa erano
marginali sia nella produzione che nello scambio di beni
industriali, attualmente hanno di molto
incrementato la loro presenza sui mercati e sono divenuti
altamente competitivi ( Cina, India e altri paesi emergenti); ciò è dovuto al "dumping"
sociale che rende i costi dei loro
prodotti di gran lunga inferiori a quelli degli U. S. A. e degli stati europei
facenti parte dell’ area EURO nonché all' alto investimento nell’istruzione e
nella ricerca.
Grecia, Spagna,
Italia e Portogallo hanno risentito più
degli altri l’effetto di tale concorrenza internazionale per la massiccia delocalizzazione che sono stati
costretti a fare nei suddetti paesi
nei settori dell’abbigliamento, del tessile, della chimica
e manifatturiero in genere; oltre a ciò, il commercio internazionale si è squilibrato
a causa delle importazioni che i paesi occidentali effettuano in maniera
crescente dalle aree di minore costo. In particolare, nei confronti della Cina
le bilance commerciali sono sempre più
in disavanzo, con conseguente deflusso verso di essa di notevoli risorse finanziarie.
Gli squilibri evidenziati hanno provocato una caduta
drastica dei PIL nazionali e un preoccupante
aumento della disoccupazione per far fronte alla quale i paesi più deboli sono
dovuti intervenire con politiche economiche di emergenza che hanno aggravato il
disavanzo di bilancio pubblico, specialmente per l'effetto dei finanziamenti alle
varie CIG, resi necessari per attenuare il crescente disagio sociale e la
diminuzione delle entrate erariali e previdenziali.
Sulla finanza pubblica degli stati suddetti si stanno ora accumulando effetti perversi fra
cui:
-
grave deterioramento del rapporto PIL/Debito Pubblico
in circolazione sul mercato secondario;
-
aumento del disavanzo del bilancio dello stato;
-
aumento dell’ emissioni di titoli pubblici.
Il cumularsi di questi effetti ha notevolmente drammatizzato
la politica economica di tali stati i quali si trovano in gravi difficoltà per
rispettare gli impegni assunti con gli accordi di Mastrich .
Non potendo nel breve periodo operare manovre di bilancio
draconiane, per il pericolo di gravi rivolte sociali, essi hanno effettuato alcune
politiche di rientro del disavanzo pubblico che però non sono apparse adeguate
alle aspettative di quelle istituzioni
internazionali che intervengono nella domanda e nell'offerta dei titoli
pubblici sui mercati primario e secondario; tale inadeguatezza è apparsa
evidente quando, per rendere più appetibili e sottoscrivibili i titoli pubblici
immessi sul mercato, sono stati necessari
aumenti dei tassi di rendimento che rendono ancora più problematica la politica dei bilanci statali.
GLI INTERVENTI DELLA
BANCA CENTRALE EUROPEA SUI DEBITI PUBBLICI DEI PAESI DELL'EUROZONA
Per attenuare le tensioni e le speculazioni sui titoli
pubblici emessi dagli stati dell’Eurozona,
la BCE è intervenuta negli ultimi mesi con massicci acquisti contrastando, almeno temporaneamente,
le forti vendite da parte degli investitori istituzionali.
Questi interventi congiunturali possono provocare
preoccupanti spinte inflazionistiche sull’Euro e non appaiono inquadrati in una politica europea che abbia
come fine la soluzione del problema in un periodo di medio e lungo termine. Per
finanziare tali operazioni le istituzioni europee stanno ora pensando di far
emettere dalla BCE dei titoli propri ( Eurobonds), le cui modalità di emissione,
le garanzie da offrire agli investitori, la quantità e la durata dei quali non
sono state ancora chiarite a sufficienza. Si è proposto anche, recentemente, di
istituire un” fondo salva stati” per stabilizzare i mercati e contrastare le speculazioni sui
titoli pubblici. Sulla scia di queste considerazioni si avanzano quindi delle
idee per rendere l'emissione dei suddetti Eurobonds realisticamente fattibile .
Innanzitutto e’ necessario che l’ammontare dei titoli pubblici complessivi
in circolazione degli stati facenti parte dell’area Euro siano convertiti, ad ognuna delle loro scadenze, con Eurobonds con
scadenza più lunga, almeno superiore ai trenta anni. Ciò eviterebbe che
gli stati più indebitati siano costretti ad effettuare politiche di rientro a
breve termine le quali, per la mancanza di risorse destinate a tale scopo, avrebbero gravi
effetti deflazionistici che, a loro volta, frenerebbero lo sviluppo economico. La
possibilità di un rientro a lungo termine dissolverebbe in modo drastico i
timori per l'insolvenza degli stati coinvolti e, correlativamente, verrebbero
attenuati gli andamenti speculativi dei mercati finanziari .
Considerato però che la circolazione dei titoli pubblici degli
stati europei dell’area EURO
è di dimensioni notevoli, specialmente, come si è detto, per
l’ Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo, delle manovre di rientro a
lungo termine che si basassero solo sulla
politica di bilancio di ogni singolo stato avrebbero un alta probabilità di fallire ed esporrebbero
i titoli in circolazione a speculazioni ripetitive . Si rende pertanto necessaria
un' azione coordinata tra la Banca Centrale Europea, le banche centrali e i ministeri
dell’Economia di ogni singolo stato.
La BCE dovrebbe emettere un prestito in Eurobonds, di durata
almeno trentennale , pari all’ammontare dei
titoli pubblici emessi dagli stati facenti parte dell’Eurozona; nel contempo si
dovrebbero creare presso di essa due fondi: un fondo assorbimento titoli
pubblici area euro ed un fondo per ammortamento titoli dalla stessa emessi .
Gli Eurobonds immessi sul mercato dovrebbero essere garantiti sia da riserve
valutarie provenienti dagli stati dell’Eurozona, nonché da un impegno di detti
stati di riacquistare i titoli pubblici presso la BCE con risorse finanziarie
provenienti da politiche di bilancio pubblico. Per determinare l’ammontare
degli Eurobonds da emettere è necessario
innanzi tutto calcolare:
-
l’ammontare complessivo dei titoli emessi dagli stati
dell’Eurozona;
-
la percentuale
di debito che ogni singolo stato ha rispetto all’ammontare
complessivo.
-
la quantità di riserve valutarie che ogni stato, in
proporzione al suo debito, deve depositare a garanzia presso la BCE;
-
il tasso d’interesse base per le aste d'emissione;
-
l’importo delle rate che BCE devrebbe annualmente rimborsare;
-
l’ammontare della quota che ogni singolo stato dovrebbe
fornire per incrementare il Fondo ammortamento Eurobonds istituito presso la
BCE.
-
A seguito di questa attività preparatoria compiuta con
accordi fra i paesi dell'Eurozona, il sistema dovrebbe funzionare come segue:
-
La BCE, con
l'emissione di Eurobonds, si fornirebbe
di una sufficiente liquidità che
confluirebbe in un apposito "fondo " destinato al riacquisto dei
titoli pubblici in scadenza emessi dai singoli stati dell’Eurozona , nonchè
pronto, quando se ne rileva la necessità, ad intervenire sul mercato secondario
con tempestivi acquisti. Nel contempo, le banche centrali dei paesi interessati
dovrebbero costituire presso la stessa BCE un fondo riacquisto titoli che sarà
alimentato da versamenti effettuati dai rispettivi ministeri economici i quali,
con politiche di bilancio a lungo termine, dovranno a loro volta introdurre nei
bilanci di previsione un fondo ammortamento titoli pubblici in circolazione.
-
Alla scadenza di ogni rata di Eurobonds, le banche centrali di ogni stato dovranno riacquistare dalla BCE un ammontare di propri titoli
pubblici pari alla rata che la stessa dovrà rimborsare, reintegrando in questo
modo il "Fondo ammortamento eurobonds"; correlativamente, il Tesoro
di ogni paese riacquisterà tali titoli dalla
propria Banca Centrale , con la liquidità proveniente dal "Fondo
ammortamento titoli" a suo tempo creato presso il proprio Ministero
dell’Economia.
VANTAGGI DI TALE
SISTEMA
E' ragionevole ipotizzare che il sistema proposto sia di
gran lunga più vantaggioso rispetto alla soluzioni di natura congiunturale a
breve termine adombrate finora nell'ambito dei paesi Eurozona.
Innanzitutto si eviterebbero le ricorrenti speculazioni al ribasso
sul mercato dei titoli emessi dai paesi più esposti perchè, non appena tali
speculazioni si manifestassero, l'intervento immediato del "Fondo riacquisto
titoli" presso la BCE sterilizzerebbe
l’effetto perverso di tali azioni speculative; d'altro canto, nei paesi più
"virtuosi" si allontanerebbero i timori di incontrollabili
"default" degli stati più indebitati e si eviterebbero, comunque,
tensioni inflazionistiche sulla moneta unica.
Ancora più importanti sarebbero i vantaggi per i paesi gravati da ingenti indebitamenti
perchè essi non dovrebbero più improntare le loro politiche di bilancio sotto l’affanno
dI riuscire a rimborsare i propri titoli in scadenza; dato che il rimborso
avverrebbe in un arco di tempo di più ampio respiro, si eviterebbe pertanto la perniciosa ricorrente pratica di emettere
sempre nuovi titoli pubblici per sostituire quelli in scadenza e , per di più,
d'importi sempre più elevati a causa degli interessi in maturazione.
L'allungamento dei tempi della riscossione finale dei titoli
emessi ha anche come conseguenza che, all'atto del piano di risanamento
concordato, gli stati più indebitati siano chiamati a prevedere in anticipo l'ammontare della liquidità da destinare
periodicamente al "Fondo ammortamento titoli pubblici in circolazione",
evitando così che i vari governi che si susseguono negli anni, per meri motivi
elettorali, destinino per il risanamento della finanza pubblica risorse non
adeguate.
Roma 19/10/2011
Aldo
Misserville
Pensionato
Banca d’Italia
Iscritto
alla FISCAC Banca d’Italia
Cell.
333-3996919
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