Sì, ma interloquisci qua. Non è che io abbia paura. Io sono
un superuomo al "di là del bene e del male". Sai quanto cazzo me ne
frega se Sterlizia mi considera maschilistica. Si io sono ultra maschilista. So
delle scoperte scientifiche di Groddek e quindi sono maschilista per legittima
difesa specie nei confronti dell'orbe femmineo a qualsiasi sfumatura sessuale
LE DONNE appartengano, specie a quella
razza femminile di corpo ma violentemente maschile per propensioni erotiche
come dire ultra lesbiche. Tutte le donne iniziano la loro attività sessuale
palpeggiandosi ma poi scoprono che mister Cazzo è meglio. Solo che alcune col
complesso della evirazione vogliono certe donne tutte per loro e ci aggrediscono
a noi poveri e malaccorti maschietti dandoci del "granmaleducati"
ingiuria che non sopporto perché coinvolge i miei defunti magnifici genitori
(leggere il mio testamento pubblico sincerissimo come le donne non sanno fare).
E qui basta. Altrimenti non finisco mai.
Non so cosa ti sia passato perla mente andando
a"plaudire" la stronzata di Sterlizia contro di me apertis verbis
come dire in faccia a tutti. Se ti ho mandato a quel paese credo che avevo
ragione. Ma poco importa. Farò in modo che anche il tuo remissivo orsacchiotto finirà
col saperlo e cesserà di frignarmi addosso. Mi vien da ridere uomini e donne
che si ingelosiscono di un innocuo vecchietto come me fino a tentare di
linciarmi; non si era mai visto negli annali degli amori impossibili. Figlia
mia tu sei peggio della Maga Circe e terza media e brodaglia da contadini o
champagne e caviale a Parigi ti fanno un baffo. Ma non è da ora che io ho
voluto essere chiaro con tutti, pubblicando questo mio sincero (e tragico)
testamento
A quei miei pochi e quindi carissimi amici FB, umilio una
devota preghiera: mi risparmino domani i soliti voti augurali genetliaci:
domani finisce il numero 79 ed inizia allo scoccar della mezzanotte dopo
l’occaso il numero 80.
Finisce il mio celiare, sulla scia di Tiziano, quanto a
gonfiarmi la mia senilità e le erinni sono pronte a beffarsi ora loro di me,
vecchio, canuto, forse col solo parlare fiorito come cicale d’estate
sull’albero, cioè su queste diavolerie cibernetiche, irriguardoso, beffardo,
disamorato delle donne ma lontanissimo da vezzi omofili, che non guarda in
faccia né a Dio né agli uomini – e ad alcuni di loro potentissimi è riuscito a
farli bagnare sotto per accontentare una mia ex amica, che di colpo mi odia più
dell’anima sua – e data la tarda età appunto non teme niente e nessuno manco il
giudice Imposimato che invero il 17 marzo del 1980 ebbe il sopravvento con una
convocazione tramite un irriconoscibile maresciallo di ampia epa, non
regolamentare, solo per farmi dire se riconoscevo in un ingrandimento il mio
compaesano Joe Macaluso (certo che lo conoscevo mi aveva con la sua debordante
mole sconquassato una sedia inglese cui mia moglie teneva molto e si era
sciroppato, a mie spese, non so quanti piatti di sardi a la racarmutisa).
Non temo gendarmi e mi dilettano le ambasciatrici della
cultura nel mondo che vogliono ripiccatamente competere con me quanto a stupidi
eruditismi, ignara la dessa che ad 80 anni ad imparare una cosa al giorno
sovrasti le lunatiche quarantenni che all’improvviso scoprono che chiavare è
bello ma non hanno nessuno che le metta sotto.
Mi vogliono giustiziare perché cerco di far svelare
l’apparente suicidio, ma omicidio bello e buono, di via Nazionale accanto al
n.187 ove una volta parcheggiava la vigilanza quella buona e non quella untuosa
e supponente di adesso con caporioni che ignari di tutto credono davvero che
sono riusciti a bloccare la finanza creativa del nipote del grande predecessore
di un tal ormai dismesso Tremonti, e lo credettero perché convinti di essere
stati edotti da quello che un tempo prima di passare al nemico cercava di
insegnargli quello che sapeva pro domo sua. Ora costui dice di non avere tempo
– ma tutto il giorno si annoia – per ricevere chi fa vigilanza democratica e
sta in un sindacato rosso interno alla stessa BI, che non ha nessuna volontà di
demordere. Caro Visco lei è qui ammonito. Si informi e possibilmente provveda.
Un paio di volte, un maschio alle prese con un cuore cavo violaceo
ed una femmina (che essendo bella, avvenente e colta ha tutto il mio senile
trasporto) mi hanno dato del “gran maleducato”. Poveri miei genitori così
ingiustamente maltrattati loro che hanno fatto di tutto per far di me un bimbo
modello ed un giovinetto pio e devoto, e fino a vent’anni quasi quasi ci
riuscivano, ma dopo deviai e in malo modo per voler disattendere dalla buona
educazione impartitami da loro, da codesti integerrimi, correttissimi e persino
delicati miei genitori.
Ora giacciono entrambi là a Racalmuto a Santa Maria: tra
breve li raggiungerò e stavolta non facendo più il figlio “ca iè un shiuri, ca
nesci la matina e ssa ‘rricogli a tri uri”. No cara mia genitrice che senza
leggere hai scritto alle elementari un tema tanto bello che era l’orgoglio
della maestra – quella buona, quella Vinci cattiva, no – e ti faceva girare per
tutte le sgangherate aule delle elementari pre-fasciste. No cara mamma, ti
giuro che tra breve la mia bara sarà accanto alla tua e non ti lascerò mai più
sola, per tutta la restante eternità. E così anche con te caro papà. Quanto eri
orgoglioso di me, facevo furore a scuola, entrai senza raccomandazione tra i
“segretari in esperimento” della banca d’Italia, e mi ostentavi come un cimelio
di guerra al Mutuo Soccorso destando invidia, malevolenza verso di te e
dispetto verso d me. Nemo propheta in patria ed io a Racalmuto non son profeta
anche per quella ripulsa del Mutuo Soccorso, quello là sempre a lu chianu
castieddru. Ma non ti arrabbiare come solevi fare. Tra breve faccio mettere la
mia bara tra te e mamma e ripiglieremo quei discorsi senza senso e senza fine,
anche questi per tutta l’eternità. Ogni tanto cercherò solo di sbirciare quella
fanciullina bionda e dagli occhi cerulei che terremotarono i miei ancora incerti
sentimenti ma mai riuscirono a farmi “dichiarare”: un mistero per tutti meno
che per me che me lo porto arrossendo ancora sin dentro quella tomba scavata
nelle ubertose terre dei frati francescani di Santa Maria.
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