lunedì 11 gennaio 2016
La Nuova Alabarda
20 giugno •
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli
ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa"
di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore
Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.
In effetti ho avuto
modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di
guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho
indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno
rinfrescare la memoria su questa persona.
[Così mi accusava e mi sminuiva la signora (da 32 anni diceva
allora] giornalista triestina Claudia Cernigoi. Sì i titini allora spinsero
quel furbastro Comitato per i crimini di guerra anglo americani, molto anglo e
per niente americani a invocare la esecuzione capitale di tutti gli italiani
che avessero per caso messo piede in tutta la Slovenia. Abbiamo elenchi, questi scritti a stampa. in
cui vi figurano ufficiali e militari che avevano dovuto dormire tra quei monti
ove nel 1917 perse la vita mio nonno che si chiamava come me Calogero Taverna
anche se ALLORA NON SI USAVA IL DIMINUTIVO Lillo che fa rabbrividire la Signora
( da 32 anni) Cernigoi.
In uno di questi elenchi
”militari” vi figura un mio quasi compaesano che si chiamava Salamone
sol perché era stato costretto a far numero in uno dei tribunali militari di
Lubiana.
Gentilissima
signora Cernigoi di tutte le sue infamie ecco che cosa arriva a Roma, uno
scarno elenco dei “funzionari di P.S. ricercati dagli Alleati”. Tutti i
funzionari che nel triennio della Lubiana provincia fascista vi erano passati -
per lo sì o per lo no - Tito e compagni
volevano che gli inglesi li perndendessro e li fucilassero seduta stante.
Ed
erano proprio quei Titini insomma che in
quel periodo ecco che avevano combinato:
“circa 12.000 demobranci furono vittime
di massacri efferati una volta rientrati in patria e altri 6.000 civili
scamparano all’annientamento grazie
all’intervento del maggiore Barre”.
Non parlo
delle foibe perché è argomento che ignoro del tutto. Non faccio lo storico;
facevo l’ispettore di Bankitalia o del Ministro Reviglio e sono abituato a
interessarmi di un solo caso alla volta. E il caso Messana lo seguo da tre
anni. E se trovo un documento cerco coonestarlo. L’ha fatto lei signora? Non mi
pare. Lei mi dice che una volta trovato un paio di documento li ha passati a
Casarrubbea che secondo lei li avrebbe avvolorati dll’alto della sua indubbia
competenza storica. Nel natale precedente la sua morte Casarrubea scrive (se è vero)
a Malgradoto Tutto per dire che in fondo Messana non è comlpevole né per i
fatti del ’19 a Riesi né per quelli di
Portella delle Ginestre in Sicilia. Ma non gli si poteva dedicare una strada
per i fatti di Lubiana che lei signora Cernigoi aveva esustivamente infangato ed
era arrivata a conclusioni di assoluta colpvolezza del Messana. Insomma lei si
difende invocando l’autorevolezza del Casarrubbea. Casarrubbea dopo anni di
guerra a penna armata si salva in corner dicendo che non si poteva dubitare
della sua condanna a morte del Messana.
Lei
ora mi denuncerà per stalking ed io ne sarò feice perché così potrò farla
incriminare se non per calunnia ma di sicuro per diffamazione a mezzo stampa
per quello che scrive sotto.
Io
non ce l’ho con lei. E’ incappata in un paio di topiche non esendo una
specialista del settore strico. Nulla di male. L’ho invitata (magari a mie spese a Racalmuto) per un
dibattito sereno anche se inflessibile.
Le
farei presente che per Lubiana, a Roma si misero a ridere quando si doveva fare
chissà che cosa per reperire un introvabile per gli inglesi (sobillati dai
titini ) un non meglio precisato “Messana-questore”. Guardi il n.° 32 dell’elenco
passato al dottor Pianese che fece le spallucce. Il signor Ispettore Generale di
P.S. comm. di San Maurizio e San lazzaro si sapeva bene dov’era. Deveva
vedersela ins Sicilia con le bande
arnate dall’OSS amiricana come ora comprovano anche le carte NARA da
Tarnafaglia passate a Casarrubeia penso per lavarsene le mani. E doveva stare
attento perché spallelleggavano gli antenati della CIA americana nientemeno che
Valerio Borhese Junio e la sua banda, gli ex X MAS (cosa otmai ultra appurata).
E
Messana è costrtto a tenere progioniera la propria famiglia per paura di
rappresaglie, E i figli del Messana
vissero, ignari, sconforti e scompensi psichici non potendo permettesi
neppure un momento di innocente svago. Ancor oggi ne pagano le coseguenze. I
figli della signora Giovanna Messana le impediscono di querelarla perché
sperano così di seppellire persino il ricordo di quel loro progenitore che
ritengono un negriero.
Se
lei mi fa incriminare per stalking allora potrò essere attore per dimostra la
veridicità dei miei assunti e il carattere mendace di quanto va scrivendo nel
suo blog dal mutato nome.
Ma
lei perché vuole insistere? Guardi lo stralcio di relazione n°12 finito archiviato nel fascicolo personale
del dottor Messana: “Il tenente
SCAPPAFORA dirigeva le operazioni di tortura mentre il questore MESSANA esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime” Siamo
all’esilarante (se non fosse tragico). Solo
i calunniatori disinformati possono
credere che il Messana potesse essere un guardone sadico di quello che era
passato all’esercito. Noi sappiamo invece dagli studi SERI di uno storico SERIO
(SALA, v. soto) che vi fu rissa tra Messana e l’esercito per essere stato
esautorato. E Messana fu esautorato anche dal Grazuoli. un funzionario del
partito fascista di cui però - pensi un po’ - ne parla bene persino Giorgio Bocca,
che è quanto dire. Il Grazioli peraltro ormai operava al posto della questura
come abbiamo visto consultando le carte dell’ACS di Roma che se le servono signora
Cernigoi le potrei passare GRATIS.
Certo
ci fu il caso di TONE (Antonio) TOMSIC.
Le dirò che sono rimasto stomacato della magistratura italiana quando ho
appurato la vicenda. Ma Messana si era comportato da gran signore, ligio al
diritto e alla sua etica profondamente cattolica. Roma si documentò al
riguardo. Giacciono a Roma nel fondo SIS sez. II. Sono 63 veline fitte fitte da
far perdere la vista e far venire la noia. E lì si documenta quanto serio,
certosino umano fosse il Messana. Indugente persino con una partigiana che
finse eterna convalescenza da una operazione di appendicite per fugire alla
prima occasione favorevole ui monti sliveni e soprattutto conciliante con il milite
sloveno strapagato dagli italini che la fece fuggire e non fu più ripresa.
E il
Messana ebbe guii per non sesere stato come i titini qui calunniosamente
vorrebbero far credere . Ci rimise la questura. Promosso per essere rimoso finì
in subordine a Trieste. Avete pubblicato un documento per dimosrare l’efferatezza
del campo di concentramento di Pisticci. Buon per me: vedo che già il Messana è
Ispettore gnerale di P.S. Il Messana da
vice questore di Bolzano era stato presceltoo per andare a fare il questore a
Palermo, ma un certo gerarca di nome Mormino lo silurò preferendogli
l’accomodante dott. Lauricella. A Lunbiana Messana vi venne mandato per “prima
nomina” in quanto non molto amato dal fascismo imperante. Viene dopo promosso
Ispettore Generale di P-S. per andare a dirigere la questura di Bologna, ma i
fascisti di Bologna potentisimi non lo gradiscoo. Resta in subordine a Trieste
e gli tocca fare quasi il capostazione. Leggere per convenire. Tutta
l’aggetivazione sua che copi invero dal Ricciardelli di cui dirò a suo tempo, e
sipratutto quella del defunto Casarrubea. È denigratoria, infondata, speciosa,
condannevole.
Mi
denunci per stalking così avrò modo di spiegarlo ai signori giudici.
Sì, lei
ha un bello scrivere che il Messana “fu denunciato come criminale di guerra
alle Nazioni Unite” (mi risluterebbe ‘agliAlleati’); a che fini ha fatto quella
denuncia: miserevomnte archiviata perché il fatto non sussisteva e a ragion
vedituta, e non per araccondazione di
questo o di quello. Se l’Italia vinceva la guerra e la Jugosavia la
perdeva allora sucecedava l’esatto
contrario: erano i titini che finivano afforcati per la faccenda dei ‘demobranci’
e penso delle foibe (argmento, ripeto, che ignoro mentre lei mi pare ne ha
scritto tanto).
Leggo
in un testo SLOVENIA 1945 di Johm Corsellis e Marcus Ferrar: “Nella zona taliana, che fu
dichiarata parte integrante dell’Italia, l’immagine dei gentili e romantici soldati
itaiani si rivelò un mito. Nell’agosto del 1942 il generale comandante Mario
Roatta espose sommariamente, al suo stato maggiore, una linea politica fondata sulla
deportazione indiscriminata degli abitanti e i villaggi slovemi, uomini, donne,
bambini, sospettati di proteggere i partigiani: ‘Non preoccupatevi se fra gli
espluls ici sono persone innocenti. Le operazioni devono essere brevi ed
efficaci. Se necessario , non esitatei ad essere spietati. Deve essere una
polizia totale. Dobbiamo internare tutti gli abitanti, sostituendoli con
famiglie italiane, famiglie di soldati morti o feriti”.
Due
note: nell’agoto del 1942 Messana era costretto a fare il capostazione a
Trieste, con l’esercito con Roatta e con i fatti dopo il giugno del 1942
Messana non c’entra. L’immagine gentile e cortese si sarà rivelata un mito, ma
al’inzio specie con Grazioli l’intento
era quello, e in sintonia mi risulta Mrssana. Poi l’efferatezza della guerra ebbe
il sopravvento, ma Messana non c’era più.
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Com’è noto, il 6/4/41
l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di
Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di
comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto
il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e
successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.
Il nome di Messana
risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di
documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo”
dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri;
terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di
civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di
denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice
militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della
questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS
1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia
politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario
Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato,
anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25
anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene
minori.
Messana e gli altri
furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da
loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate
dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi.
“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti.
Durante la sua
permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa
città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto
dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.
Ma anche qui, così
come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni
senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di
pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata
in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore
Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime
fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento
nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò
ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il
capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano,
con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla
mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di
Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo
cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si
concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di
essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS
Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri
(Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda”
di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli
organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu
ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della
Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione
del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento
che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto
in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di
essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio
dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri
era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso
pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia
alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una
vettura automobile”.
Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in
modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i
riflettori”.
Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda”
Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti
statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
La Nuova Alabarda certo che no!
1 • 22 giugno alle
ore 8.34
---------
Ho sbriciolato tutte
queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una
pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati
archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si
dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma
molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex
goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve
ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma
sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna,
in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato
che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff.
comm. san Lazzaro e San Maurizio
(onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo
alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da
Racalmuto.
Se poi, persistendo
la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica.
SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi
1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana vi sarebbe stato coinvolto. Il
Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e
fallace costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre
la temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana.
La Cernigoi ha mai
posto uno sguardo a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO
SALA (Occupazione Militare e
AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55
“Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione
Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala asserisce nel
testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte
delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti
di polizia all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire
di Ettore Messana, giusta la lettera che
abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni in vigore
adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da
sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si
possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve,
verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso
Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate.
Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte
ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si
rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a
Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al
Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso
diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che
siano integre genuine accusatorie in
scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo
il buon nome dell’Italia. Se vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite
(e come vedremo alcune vi furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la
Cernigioi alla fin fine fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai
trovate, le rigorose inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio
individuate.
Frattanto: “
incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo
atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato
per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari
accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un
bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte
veniva comminata non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso
di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘
ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per
chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli di quei reati’.
Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà
giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura
da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre
più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua
partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una
ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo
burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana.
E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del
MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e
contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo
pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini
potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta,
volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio,
ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era
avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un
CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur
vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo
ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non
cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle
carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un
mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione,
con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per
insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura
redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una
dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
Lillo Taverna
07/10/2014 0:46
Lillo Taverna
Lillo Taverna
07/10/2014 0:46
Lillo Taverna
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Ho sbriciolato tutte
queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una
pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati
archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si
dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma
molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex
goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve
ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma
sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in
castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa
rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor
gr. uff. comm. san Lazzaro e San
Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non
ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore
Messana da Racalmuto.
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