A PROPOSITO DI CSR
In merito ai due post di Gianfranco Corsini che mi precedono, riguardanti la CSR, avevo auspicato che dallo scambio di post che ne sarebbe seguito potessero scaturire utili indicazioni riguardo ai soci risparmiatori della nostra Cassa. Al di là degli aspetti “tecnici” giustamente fatti rilevare da Corsini in merito al “trattamento” delle nostre azioni, ho notato che non sono riemersi quei timori riguardo la stabilità e l’affidabilità della nostra Cassa, che erano sorti all’indomani delle modifiche statutarie ”imposte” dal decreto sulle banche popolari e dalla circolare applicativa della Banca d’Italia, oggi messe in discussione dal Consiglio di stato. Ricorderete la corsa alla vendita di azioni che ne è seguita da parte di alcuni soci, con motivazioni che poi sono risultate infondate. Del resto la nostra Cassa conserva ancora alcune peculiarità che la mettono al riparo da “spericolate operazioni di borsa”. Infatti, ancora oggi un socio vale un voto, a prescindere dal numero delle azioni possedute, il fatto, poi, di poter essere portatori di 10 deleghe non preoccupa più di tanto, il sistema adottato di compravendita di non più di 1000 azioni per volta con cadenza quindicinale, in qualche modo cautela la stabilità del capitale azionario della Cassa. Con questi meccanismi vedo un po’ complicato fare speculazioni da parte di soci, anche se fossero possessori di decine di migliaia di azioni ricomprese nel limite massimo dello 0,5 del capitale azionario. Già perché la natura della nostra CSR di società cooperativa, non contempla fini diversi da quello della tutela del risparmio e degli scopi solidaristici per la erogazione del credito e delle provvidenze. Se poi oggi i rendimenti delle azioni risultano meno sostanziosi del passato, questo lo si deve soprattutto alle condizioni del mercato e ai tassi attivi e passivi oggi praticati. Tutto ciò detto, aspettiamo la pronuncia della Corte costituzionale per sapere chi a ragione, se i soci della casse popolari che hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato o il legislatore e la Banca d’Italia che ha emanato la circolare applicativa, per noi si potrebbe profilare un “conflitto di interessi” (sic!), per chi teniamo per la salvaguardia della reputazione della Banca d’Italia o siamo per un ritorno al passato??? Punti di vista!!! :-)
In merito ai due post di Gianfranco Corsini che mi precedono, riguardanti la CSR, avevo auspicato che dallo scambio di post che ne sarebbe seguito potessero scaturire utili indicazioni riguardo ai soci risparmiatori della nostra Cassa. Al di là degli aspetti “tecnici” giustamente fatti rilevare da Corsini in merito al “trattamento” delle nostre azioni, ho notato che non sono riemersi quei timori riguardo la stabilità e l’affidabilità della nostra Cassa, che erano sorti all’indomani delle modifiche statutarie ”imposte” dal decreto sulle banche popolari e dalla circolare applicativa della Banca d’Italia, oggi messe in discussione dal Consiglio di stato. Ricorderete la corsa alla vendita di azioni che ne è seguita da parte di alcuni soci, con motivazioni che poi sono risultate infondate. Del resto la nostra Cassa conserva ancora alcune peculiarità che la mettono al riparo da “spericolate operazioni di borsa”. Infatti, ancora oggi un socio vale un voto, a prescindere dal numero delle azioni possedute, il fatto, poi, di poter essere portatori di 10 deleghe non preoccupa più di tanto, il sistema adottato di compravendita di non più di 1000 azioni per volta con cadenza quindicinale, in qualche modo cautela la stabilità del capitale azionario della Cassa. Con questi meccanismi vedo un po’ complicato fare speculazioni da parte di soci, anche se fossero possessori di decine di migliaia di azioni ricomprese nel limite massimo dello 0,5 del capitale azionario. Già perché la natura della nostra CSR di società cooperativa, non contempla fini diversi da quello della tutela del risparmio e degli scopi solidaristici per la erogazione del credito e delle provvidenze. Se poi oggi i rendimenti delle azioni risultano meno sostanziosi del passato, questo lo si deve soprattutto alle condizioni del mercato e ai tassi attivi e passivi oggi praticati. Tutto ciò detto, aspettiamo la pronuncia della Corte costituzionale per sapere chi a ragione, se i soci della casse popolari che hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato o il legislatore e la Banca d’Italia che ha emanato la circolare applicativa, per noi si potrebbe profilare un “conflitto di interessi” (sic!), per chi teniamo per la salvaguardia della reputazione della Banca d’Italia o siamo per un ritorno al passato??? Punti di vista!!! :-)
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