Custodisco religiosamente queste tre foto che la buon'anima di Peppino Troisi mi fece recapitare alla fine degli anni '70.
Le foto stanno a riprendere il cartiglio - credo trafugato - che si trovava in quel "massiccio sarcofago di granito" che c'è nella chiesa del Carmine sostenuto da "due pantere rincagnate" per dirla alla Sciascia delle 'Parrocchie'.
Peppino Troisi ebbe a scattare queste foto nel 1954, come annotato nel retro. Allora e dopo Peppino fu familiare con lo scrittore Sciascia. Sicuramente ebbe a mostrargliele. Ma Sciascia che finisce di scrivere le sue Cronache su Regalpetra alla fine del 1955, se ben leggiamo la sua prefazione del 1967, non si fida di questo rutilante latino funerario e si mette a vergare in copia il Tinebra.
Il Tinebra, che anvora non aggiunge il suo secondo cognome Martorana, è quello che secondo l'ultima foto del Troisi annotò il cartiglio dichiarandosi latinamente "Nicolaus de Tinebra vidit et traduxit vulgari eloquio hoc documentum, 5 luglio 1896".
Peppino Troisi si legò culturalmente in modo così intenso a Leonardo Sciascia tanto da abbandonare i suoi non molto amati studi di ingegneria. Ma come scrittore biografo e giornalista fu davvero ammirevole.
Noi sappiamo che approntò per Sciascia tutta una documetazione fotografica di Racalmuto che in qualche modo Sciascia tentò di utilizzare per un libro edito da Laterza. Laterza rifiutò quel lavoro sciasciano e le foto andarono smarrite a Bari. Voglio pensare che il buon Peppino ne trattenne una copia mgari i negativi e tale pregevole riproduzione della veridicara Racalmuto deglia anni 'Cinquanta starà nell'archivio sicuramente ben tenuto del mio amico Troisi. Chissà se la figlia che vedo solerte e culturalmente vivace tra una lezione di inglese e l'altra al liceo di Canicattì non rinvenga queste preziose riproduzioni fotografiche e no le dia alle stampe. Sarebbero testimonianze preziosissime.
Nessun commento:
Posta un commento