martedì 17 ottobre 2017

[Contra Omnia Racalmuto] Seconda parte della mia conversazione privata con Casarrubea 

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14/06/2015
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IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente, pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:

A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»

B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»

C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.»

Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947.

Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.

Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.

[segue]

4 agosto 2014



Lillo Taverna

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Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca. Questa qui non è una intollerabile mistificazione?




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Lillo Taverna

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CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI

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L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda.

Giovanni Orcel è una delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920.

Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!

Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti.

Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti.

Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni.

Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto abolendo.

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5 agosto 2014



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva accanto a sé?

5 agosto 2014



Giuseppe Casarrubea

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Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi. Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E' possibile sapere di quale archivio fa parte?



Lillo Taverna

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di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana. Purtroppo nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!!

6 agosto 2014



Lillo Taverna

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GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre Dopo i tumulti di Riesi

Truppe rientrano a Riesi Lo stato dei feriti Un sottotenente ucciso CALTANISSETTA 10 notte.

Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella. Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue. Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo. Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma. Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti. I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti. Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola. Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta. L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice. In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo. Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina. --------------

Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia. Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere: “Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!” Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si piuò dileggiare come più fa comodo. E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia. La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia. E’ in corso ancora una indegna lite che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito Giuliano di Montelepre.

E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.



Lillo Taverna

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7 agosto 2014



Lillo Taverna

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GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove Ella avesse possibilità di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i miei deferentVedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di infilzarmi con la sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof. Casarrubea si è disociato dalla querula goriziana. Attacca tanto il siciliano Messana e poi si scandalizza che in Sicilia chiamarsi Lillo è cosa usuale. Ma per una titina è ben comprensibile che il tutto si fermi nelle foibe triestine. Non solo quello di cui si scandalizza la signorina goriziana ma molto altro ho scritto a difesa del buon nome di Messana, con ferrea documentazione che frantuma le ampollosità documentaristiche della trentaduenne sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non sa nulla di mafia? Mi ha tagliato tutti i canali di comunicazione e quindi non ho potuto farle avere questa mia ultima fatica che la chiama (in negativo) in causa. Vedrà quando affronterò la faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto tutto quello che mi dice sperando che mi denunci, visto che qualche familiare del Messana la potrebbe denunciare penalmente e perseguirla civilmente. La smetta di dare apodittici giudizi basandosi su fasulli documenti. Quanta alla fasullità o incongruenza delle carte che cita ho già molto pubblicato nel mio CONTRA OMNIA RACALMUTO e molto pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima taverna. E così forse le ho giustificato il mio cognome dato che quanto al mio diminutivo di Calogero, Lillo appunto, tale nomen trova nella dessa titini rigetti. -------------

facebook

La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di messaggi che oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro) e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di "signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina" non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di "disporre" di un "canale riservato" (veramente la messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino, presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come "tal Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso termine "fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che contiene i documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana occupata diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare più forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste, amministrazione angloamericana) ma un eroe, ilTaverna afferma: "Non può credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". Ciò che io credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel 1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. Alla fine, dopo avere accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani", Taverna conclude nel seguente squisito modo: "Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana". Cosa sia il "tasco torto" è cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare che i toni del "signorino" Lillo Taverna ricordano in modo inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino. Tavernaci "infilza", Gerbino ci molla "calci in culo" (cito). Bene, i documenti sono pubblici e disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne dica Taverna, i verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti italiani, se Taverna ritiene che l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non sia stato un crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le sue polemiche non siano innescate tanto per amore della verità, quanto per volontà di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla storia. E rimando al mittente le accuse di "antitalianità", "antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa.

GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre

GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre

Dopo i tumulti di Riesi

Truppe rientrano a Riesi

Lo stato dei feriti

Un sottotenente ucciso

CALTANISSETTA 10 notte.

Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.

Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue.

Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.

Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.

Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.

I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.

Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola.

Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.

L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.

In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.

Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.

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Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.

Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:

“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, EttoreMessana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”

Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.

E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.

La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia.

E’ in corso ancora una indegna lite che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito Giuliano di Montelepre.

E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.

i saluti. Calogero Taverna

7 agosto 2014



Giuseppe Casarrubea

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Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di serietà fa una ricerca, solo i documenti interessano, perchè sono quelli che necessitano alla formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto conta poco.

7 agosto 2014



Lillo Taverna

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Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli altri non riabilitano il Messana per il semplìce fatto che non c'è nulla da riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che il Messana nel 1919 non fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho cercato in tutti i modi di farle ravvedere - rettificano le loro calunniose condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana può importare dei calunniatori . Credo che la signora stia preparando le carte per passarle al suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca.

9 agosto 2014



Lillo Taverna

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Eppure io resto là, inchiodato alla mia sicilitudine, ai miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei dolori ma anche ai miei siciliani sapori, alle mie siciliane brame, al mio essere LILLO, al mio risibile diminutivo: cosa può capirne la goriziana Cernigoi, tutta arroganza incolta, sapienza del nulla, né storica né atta a comprendere il diverso da sé. La mia CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli dei monti selenici, nel profondo del vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non dirglielo alla Cernigoi, quella non sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei vindici di slavi repressi.



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10 agosto 2014



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo:

Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus

La strage di Portella della Ginestra

Homepage . 3Ricerca

 

Umberto Santino

La strage di Portella della Ginestra

uno svolazzo del tipo;

il .... nome di [Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e feriti .....

allora vien voglia di chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le sentenze giudiziarie, le condanne ? la legittimazione dell'addebito infamante?

Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso dal suo furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul declinante questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le protezioni del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere molto probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la CIA non fosse già operante.

Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana per codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.

Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA

E pure vi diamo le coordinate per andare a controllare presso l ACS di Roma

Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana, la solerte nipote del questore Messana appunto. Se voi detrattori non fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.

11 agosto 2014



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore Messana in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi calamitosi del bandito Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di pensiero; in una relazione ufficiale, estremamente delicata, che può segnare la fine di una carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli conseguenze - ecco che qui denuncia nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni delinquenziali di Sicilia, l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del Messana: avete avuto mai sotto mano questo documento genuino, custodito all'ACS di Roma? Cosa ne dite? Non sbriciola le vostre calunnie? Non è documento valido?



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]

21 agosto 2014



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

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La Cernigoi e a dire il vero anche il professore Casarrubea si scatenano contro il questore Messana facendolo o volendolo un agente dell'OVRA, un fascista ante litteram, un amico del Vizzini capomafia di Sicilia. Compare pertanto del capo della Polizia Gueli. Ecco qui invece un Gueli che non si fa frastornare da un pretenzioso vescovo notino. Riceve una indegna segnalazione episcopale e passa l'istanza redentrice al prefetto di Caltanissetta. Ne avrà picche ma tanto basterò per lasciare il Vizzini dove stava e vi starà fino all'arrivo degli Americani, liberatori sì ma di mafiosi. Volete fare storia goriziane titine e discepoli del impalpabile Danilo Dolci? Sì,. fatela, ma fatela come Dio comanda!

1 ottobre 2014



Lillo Taverna

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Carissimo Totò Petrotto, tu il 6 febbraio scrivevi: -------------------

"Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore, fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati, dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato, mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino, poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, ..."

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Sono tutte fandonie, diffamazioni, calunnie, dileggi di meritevolissimi servitori dello Stato. L'ho dimostrato in una sfilza di post che ho pubblicato nel mio Blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. E credo che con la dovizia di documenti suffragati da controlli e riscontri storici nessuno possa dubitare che: ETTRE MESSANA, non fu lo stragista di Riesi del 10 ottobre 1919: Nessuna cronaca lo chiama in causa, nessuna rievocazione ne accenna, nessun processo o rinvio a giudizio lo coinvolge. Li Causi si inventa questo precedente il 15 luglio 1947 affidandosi alla improbabile memoria di vecchi senatori che poi manco hanno dato conferma. Pensa che in quel tempo a Caltanissetta non c'era manco la Questura. Solo un distaccamento in prefettura agli ordini del Prefetto. Non so che vuoi dire per biennio rosso. Andato via a metà 1919 V.E. ORLANDO ecco NITTI.

E' filosocialista. Viene attaccato come uomo di sinistra. Se Messana si fosse permesso qualche sgarro al mondo operaio e contadino in quel 10 ottobre 1919 finiva disoccupato o in galera. Invece dopo fece una gran carriera.

Fascista della prima ora? ma andate a scuola. In quel biennio là di fascismo in Sicilia non c'era manco il sentore. E poi Messana non fu di fede fascista. Era (forse) massone, ma non fascista vero. Lo dimostrò nell'autunno del 1943: scappò da Trieste rimettendoci il posto e lo stipendio pur di non aderire alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.

Lubiana stessa fu tanto sgradito alle arroganze dei vari federali fascisti da rimetterci anche là il posto e dopo appena un anno dovette sgomberare per finire sbolognato a Tieste in subordine ove si distinse per abulia totale.

Uno della "POLITICA" della questura triestina lo accusò di inettitudine e a Trieste appunto "non si distinse in nulla".

La CERNIGOI crede di scoprire l'acqua calda e non approda alla verità documentale di cui ai carteggi del Viminale ora in Archivio Centrale di Stato (ma di ciò dopo).

Attenti improvvisati storici a fare storia immaginifica e preconcetta. Finite col diffamare e procurare gravi danni alle famiglie degli eredi che ancora oggi vivono e lottano in questa difficile Italia.

Chi li ristora dei danni che la vostra malevola e disinformata pubblicistica infligge loro?

Ma ecco il coniglio che esce dal cappello di questi facitori di storia a basso prezzo. Colleghiamo: Commissario Messana da Racalmuto, Caltanissetta, Villaba, Vizzini e quindi miniera di Gibillini di Racalmuto. Il cerchio si chiude. Chi può dubitare che essendo ciò verosimile, diventi certo! Messana da Racalmuto non può che essere stretto sodale con il Vizzini da Racalmuto. Ma il grande capo della mafia è Vizzini; e allora Messana non può che essere il suo referente: sono dello stesso paese.

Sillogismi del peggiore gesuitismo. Vizzini a quel tempo era onoratissimo fratello di un vescovo. Dopo, fondò a Racalmuto la sezione industriale mineraria fascista. Ma non gli servì a nulla Mussolini lo mandò all'Isola. Il fratello pregò, minacciò ma nulla. Il Fascismo di Mori fu inflessibile. E chi caldeggiò codesta linea dura? Ma il capo della polizia siciliana a cui ordini operava Messana e tanto meritevolmente da fare balzi in carriera per merito e non per affiliazioni fasciste o mafiose. Tutt'altro. Studiatevi gli atti, indagate negli archivi e sarete costretti a convenire con me che questa è la vera faccenda del Gr.Uff. dr. Ettore Messana, ragion per cui lasciamo stare questi giravolta a fare del Messana, lo stragista fascista e il mafioso di Stato.

Ma dove attinse questi mirabolanti giudizi diffamatori, il nostro Totò? Dico: dal prof. Casarrubea, che però penso stia riflettendoci sopra per rettificare il tiro delle sue pur brillanti ricognizioni della contemporanea storia di Sicilia.

E Totò, perché non ci fa un pensierino e si accinge ad una virata nei suoi excursus storici a mezzo stampa, che ci paiono viziati da diffamazione a mezzo stampa? Ciò che vale per lui è giusto che lui lo estenda ad altri suoi compaesani finiti vittime del gran vezzo giornalistico di sbattere comunque il malcapitato, in prima pagina,facendone un esecrabile mostro.

2 ottobre 2014



Lillo Taverna

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Lillo Taverna

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif02/10/2014 18.51




Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica" tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere morale di accertare prima di infangare ilMessana. Non si fa storia presentando una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche, accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali, magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?

4 ottobre 2014



Lillo Taverna

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif04/10/2014 12.28




Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e diventerà sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il computer. Quella autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue ben tre lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi che io ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che due tue lettere del giugno scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai a scriverti per non perdere manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni. La stampante non mi funzionava per precedente esaurimento di inchiostri e quindi carta penna e calamaio per varare una lettera mentre per di più non ero tranquillo per certe delusioni che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tue effervescenze missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire che mentre i tuoi compagni di sventura se la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà che tu resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili nel pensare che alla fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che sia e ti lasceranno marcire là vita natural durante. Questo non deve accadere assolutamente. Specie ora che penso che le cose per te, come la nottola hegeliana, stano volgendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero. Ora debbo uscire per andare a ritirare due copie del libro Malerba che Agnello dice di Grassonelli e gli editori lo registrano invece come libro del giornalista televisivo territoriale Sardo. Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello delle favole degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così potrai non solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo riscriverà come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo che ne avrai soldi e imporrai la tua superiore cultura e “onestà” all’Italia intera molto meglio di improvvisati laureati ergastolani. Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere. Ci proverai più gusto a farmi le pulci. Una cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di soldi beh! quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione. Penso che debba scrivere a Firenze. Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo ------ Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa per avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non ne ho svelato il nome. Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome e cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per darmi una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono sopravvissuto nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza per eccesso dei limiti di età. Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe questa: “che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due.”

Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per segno come sono andate certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico, parlando al vento, magari come si dice alla suocera perché nuora intenda. Ma sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo quello a cui nel mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si ricorderà il grido di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco che se ne fregava di questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole. Men che meno posso sperare che si ricordi l’altro grido di dolore che qui resi pubblico invitando specie una signorina avvocatessa contestatrice a prendersi a cuore le sorti penali di Alfredo Sole, squattrinato, derelitto, abbandonato anche dai suoi (in un certo qual senso) che veramente si era pentito, si era redento, si era eticamente riabilitato, vittima anche di certi “pentiti” cui aveva concesso – sì concesso – il carcerario perdono. A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia. NULLA. Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni sul 4 bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze della cassazione e osa scrivere: “per molti avvocati questo passo che ti ho scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul 58 ter attivo, e non li schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi bene le cose, SI RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma perché palesi la loro ignoranza in materia”. Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”! Quante esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di quell’avvocato da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi di ingiurie e contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece per la ragione che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA specie quella palermitana. Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse press’a poco: Li’ nenti putiemmu fari pi Alfredo. Finché dura il processo di Palermo in cui Napolitano e Mancino paiono impigliati, nessun uomo eccellente oserà alzare un dito a favore di un ergastolano “ostativo”- Il terrore di venire implicati in una sorta di collaborativismo mafioso paralizza. L’ho sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta chiusa e silenzio totale.

Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto calcolo di non toccare l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li soggioga tutti, si tacciono. Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per traversa via mi accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”, chissà quali cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per quello che ho scritto, ma per vigilanza democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici” portatori in ambulanze pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di corsia preferenziale, come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.

6 ottobre 2014



Lillo Taverna

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif06/10/2014 15.12




Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi, quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda velenosissima

Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questo sua NUOVA Alabarda, nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta signora rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro.

Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceano pubblico mi idìrride.

Notizie

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La Nuova Alabarda

20 giugno ·

APPUNTI SU ETTORE MESSANA.

Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Tavernastarebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.

Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.

A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.

I non fatevi intimorire

•2 · 21 giugno alle ore 20.52


Rimuovi

La Nuova Alabarda certo che no!

1 · 22 giugno alle ore 8.34


Rimuovi

Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare

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Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.

Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica.


7 ottobre 2014



Lillo Taverna

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif07/10/2014 0.34






https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xpf1/v/t34.0-12/p206x206/10584951_374829319348579_1762427762_n.jpg?oh=0c0de5c798c86260dc48af69fb6e8172&oe=557F72C5

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Lillo Taverna

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Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi, quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda velenosissima Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questa sua NUOVA Alabarda, nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta signora di rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro. Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceanico pubblico mi irride. Notizie Mi piace questa Pagina La Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. I non fatevi intimorire • 2 • 21 giugno alle ore 20.52 o Rimuovi La Nuova Alabarda certo che no! 1 • 22 giugno alle ore 8.34 • Rimuovi Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare --------- Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica. SECONDA PARTE

Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica) delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grandeMessana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-

Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed economici all’innocente famigliaMessana. La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.” Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate. Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli di quei reati’. Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messananon lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana



Lillo Taverna

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Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.

Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica.

SECONDA PARTE

Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica) delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grandeMessana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-

Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed economici all’innocente famigliaMessana.

La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”

Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate.

Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli di quei reati’.

Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana

7 ottobre 2014



Lillo Taverna

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif07/10/2014 14.21




Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo: _____________ "Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus La strage di Portella della Ginestra Umberto Santino La strage di Portella della Ginestra ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: uno svolazzo del tipo:

---------------------------------------- il .... nome di [Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e feriti ..... .............................................. allora vien voglia di chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le sentenze giudiziarie, le condanne? la legittimazione dell'addebito infamante? Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso dal suo furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul declinante questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le protezioni del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere molto probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la CIA non fosse già operante.

Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana in codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto la ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.

Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA

Intanto vi diamo le coordinate per andare a controllare presso l'ACS di Roma

Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana, la solerte nipote del questore Messana, appunto. Se voi detrattori non fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.

18 ottobre 2014

QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE. NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.

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