Credevo che in questo campo fossi informato e ferrato. Invece pare che non ne sappia nulla Voglio vedere come va a finire questa commedia degli equivoci.
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La clava di Renzi
Dopo la fiducia sul Rosatellum seconda forzatura istituzionale dell'ex premier. Attacca Visco, si attira le ire del Quirinale. Una mossa da Renzi doc
17/10/2017 21:22 CEST | Aggiornato 19 ore fa
Lucia Annunziata Direttore, Huffpost Italia
ANSA
Alla Banca d'Italia un alto funzionario si confessa "scombussolato". Amici di Gentiloni raccontano che ancora ieri sera il premier nel suo ufficio si preparava tranquillo (si proprio cosi, rispunta questo maledetto aggettivo) a rinominare Visco.
Piccoli segnali che ex post rivelano, nella sorpresa suscitata, il carattere e la natura della scelta del Pd di calare sul tavolo delle Istituzioni, e della politica, la richiesta di non riconfermare Ignazio Visco. Mossa inattesa e lacerante che segna una prima volta nella storia della Repubblica: costituisce infatti una aperta politicizzazione di una scelta che è competenza istituzionale propria, cioè del governo e del Quirinale. Una sfida che avvia uno scontro istituzionale che in queste ore, nelle reazioni del Quirinale e della stessa Banca d'Italia, nonché nel disorientamento della politica, pare destinato ad acutizzarsi.
La sorpresa è, come si diceva, una gran parte dello scontro. Una scelta, sui cui, beninteso, i partiti hanno in passato sempre fatto sentire la propria voce, ma rimanendo nelle zone informali dei colloqui, nelle aree non ufficiali delle consultazioni. Renzi invece ha scombussolato le regole, le ha trattate come rituali risibili, o comunque facilmente abbattibili, e sicuramente in questo gesto che scombussola le carte in tavola si riafferma come prima cosa il ritorno del metodo Renzi doc, del Matteo rottamatore.
Si è vero: Matteo Renzi aveva più volte criticato nei mesi scorsi l'operato della Banca d'Italia, e su Visco è stato ancora più esplicito nel suo libro. Ma negli ultimi mesi il segretario del Pd era entrato anche nella sua "fase zen" come la chiama lui stesso. Fase di osservazione, di pacificazione, di riconnessione con il suo inner-self che vuole uscire dal politicismo romano per ritornare al dialogo con il paese. Insomma il progetto che in queste stesse ore lo ha portato a intraprendere il viaggio in treno.
Le cronache raccontano però che proprio da quel treno Zen è partito oggi il via libera per presentare la mozione del Pd nell'aula in cui era in discussione la mozione dei Cinque stelle e Lega contro il governatore Visco. Dettaglio non irrilevante per capire questa vicenda.
Se è vero infatti che la mozione del Pd contro la riconferma dell'attuale governatore arriva come una totale sorpresa, ed imbarazza ed indebolisce il Governo, perché fatta contro accordi che sembravano chiusi, dal punto di vista del Partito democratico è una mossa di massimo risultato.
Accusare la mancanza di vigilanza della Banca d'Italia sulle varie crisi bancarie significa togliere dalla campagna elettorale il più scivoloso capo d'accusa che i Cinque stelle e altri partiti hanno contro il Premier e il gruppo a lui più vicino: lo scandalo Etruria, e in generale la gestione del bail-in che tanto male ha fatto a un buon settore di elettori.
Dopo questa mozione il gruppo dirigente renziano può andare a una battaglia con una difesa sicura, e un capro espiatorio: la Banca d'Italia.
Naturalmente questo passaggio che rafforza l'ex premier avviene con un costo di non poco conto. Il conflitto con le istituzioni di cui parlavamo è tanto più forte in quanto le istituzioni sono tutte espresse dalla maggioranza- un governo espresso dal Pd, un Presidente che è stato eletto con il voto decisivo del Pd.
La prima reazione di queste istituzioni, quella del Quirinale e della stessa Banca d'Italia sono così esplicite e così inusuali da far ben capire il forte irrigidimento in corso nei palazzi romani. Tocca ora a Palazzo Chigi fare il nome del prossimo governatore. Ma qualunque sarà la decisione Renzi avrà messo il governo e il Quirinale di fronte all'alternativa del diavolo: in un caso o nell'altro, che approvino Visco o lo cambino, lo avranno fatto in accordo o disaccordo con la volontà del Pd. In altre parole il segretario del Pd avrà dettato le condizioni.
È la seconda volta in quindici giorni che questo è avvenuto. La scelta di porre la fiducia alla legge elettorale è stata voluta e ottenuta dal segretario del Pd. Una forzatura istituzionale, una soluzione inusuale a un percorso complesso, che avrebbe dovuto, e potuto (anche secondo il governo), essere gestito differentemente.
A dispetto delle molte parole di conciliazione, la fase zen sembra non essere mai nemmeno iniziata. Il metodo Renzi doc, la convinzione se possibile, la clave se necessaria, contro tutti, purché si salvi Renzi, è sempre qui con noi.
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