Rem tene, verba sequentur
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La locuzione latina Rem tene, verba sequentur, tradotta letteralmente, significa possiedi i fatti, le parole seguiranno.
La paternità di questa "sententia" viene attribuita a Catone il Censore, scritta nelle "Orationes", testo didascalico nel quale viene delineata accuratamente la tecnica dell'ars oratoria interpretata secondo il mos maiorum.
Tale massima, il cui significato, in pratica, è "Abbi chiaro il concetto, e le parole verranno da sole", espressa da quello che è considerato il massimo fustigatore di costumi romano, è una novità nell'arte forense, in antitesi con la teoria sostenuta da Aristotele (Retorica, III, 1). Per la scuola aristotelica, infatti, possedere a fondo l'argomento che si vuole esporre non è sufficiente se non è supportato dal come lo si voglia dire.
Il concetto, espresso con parole simili, si ritrova in Cicerone (De oratore, 3.125: Rerum enim copia verborum copiam gignit).
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Solo che poi le parole non sempre scorrono come acqua limpida. La mia massima docente, che si firma Bolero Patrizia Masi, mi ha l'altro giorno molto addottrinato, magari rendendomi ancor più fustigato.
La locuzione latina Rem tene, verba sequentur, tradotta letteralmente, significa possiedi i fatti, le parole seguiranno.
La paternità di questa "sententia" viene attribuita a Catone il Censore, scritta nelle "Orationes", testo didascalico nel quale viene delineata accuratamente la tecnica dell'ars oratoria interpretata secondo il mos maiorum.
Tale massima, il cui significato, in pratica, è "Abbi chiaro il concetto, e le parole verranno da sole", espressa da quello che è considerato il massimo fustigatore di costumi romano, è una novità nell'arte forense, in antitesi con la teoria sostenuta da Aristotele (Retorica, III, 1). Per la scuola aristotelica, infatti, possedere a fondo l'argomento che si vuole esporre non è sufficiente se non è supportato dal come lo si voglia dire.
Il concetto, espresso con parole simili, si ritrova in Cicerone (De oratore, 3.125: Rerum enim copia verborum copiam gignit).
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Solo che poi le parole non sempre scorrono come acqua limpida. La mia massima docente, che si firma Bolero Patrizia Masi, mi ha l'altro giorno molto addottrinato, magari rendendomi ancor più fustigato.
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