20/10/2013 07:17
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Salvatore Petrotto
Vi ricordate che un certo Piergiorgio Peluso, figlio del Ministro Cancellieri ha percepito, da FONDIARIA SAI, complessivamente, circa 5 milioni di euro, in 14 mesi di duro lavoro? Ebbene chi glieli ha dati quei soldi se non l'amico della potente Mammà, Salvatore Li Gresti, recentemente arrestato assieme ai suoi tre figli! Così titolava Il Fatto Quotidiano il 12 ottobre dello scorso anno a proposito della lauta liquidazione che i magnanimi Li Gresti hanno pagato al Peluso: Fondiaria, buonuscita di 3,6 milioni per il figlio del ministro Cancellieri Piergiorgio Peluso era entrato nella disastrata società del gruppo Ligresti appena un anno fa. L'arrivo dei "salvatori" di Unipol ha determinato la rescissione del contratto. 1,7 milioni al suo braccio destro Gianandrea Perco. La Cancellieri, già Ministro dell'Interno col Governo Monti ed oggi Ministro della Giustizia con Letta, per favore, dica qualcosa in merito. I soldi liquidati a suo figlio fanno parte degli indennizzi che si sono fregati i Li Gresti? Quei soldi fanno forse parte del malloppo di quasi 400 milioni di euro sottratto dai Li Gresti ai loro assicurati? Probabilmente, come solevano dire i Latini, pecunia non olet ! Il Procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, sta verificando la bontà di tutti gli incarichi professionali conferiti dal gruppo Fondiaria SAI, compreso quello del figlio della Cancellieri. Tale pronunciamento del Ministro è utile per sgombrare il campo da eventuali equivoci e strumentalizzazioni, sui rapporti di amicizia del Ministro con i Li Gresti. Anche perché alcune associazioni di consumatori si stanno costituendo parte civile nel processo intentato contro i Li Gresti, in rappresentanza di oltre 10 mila assicurati truffati proprio da FONSAI. Sto sottoponendo alla sua attenzione queta vicenda, caro Ministro della Giustizia, perché più di un maligno, non solo su Il Fatto Quotidiano, ma anche su altri giornali, ha scritto sul suo conto altre, diciamo così, dicerie. Si dice e si sostiene, per esempio che, quando il suo figlio manager, Piergiorgio, è rimasto temporaneamente disoccupato, è riuscito, immediatamente, a trovare un'altra soddisfacente sistemazione presso la Telekom dei Colaninno, padre e figlio (quest’ultimo deputato del PD). In quei frangenti, all’interno del Governo Monti, se si ricorda, Lei ebbe uno scontro con l’allora Ministro della Giustizia Paola Severino perché all’inizio del 2012 il suo Ministero (allora era quello dell’Interno), si affrettò a stipulare, proprio con la Telekom, una convenzione per dei braccialetti elettronici da utilizzare per i detenuti in semi-libertà, il cui esorbitante costo di 500 mila euro l’anno ciascuno, fece scalpore! La Severino lamentava il fatto che competeva al Ministero della Giustizia e non a quello dell’Interno la stipula di tale convenzione e si arrabbiò non poco. Quei braccialetti d’oro, per lo più inutilizzati, furono commissionati, in fretta e furia, per 7 anni e per un ammontare complessivo di oltre 70 milioni di euro l’anno proprio grazie a quella convenzione con la Telekom dei Colaninno. Qualcuno questi costosissimi servizi li chiamerebbe sprechi, ma non è il caso suo. Poi, nel corso dello stesso anno, suo figlio Piergiorgio ottenne un incarico proprio da Telekom, con la mansione di addetto ai controlli elettronici. Per sette anni, cioè, suo figlio, dovrà verificare se i braccialetti da lei commissionati, questa volta, funzionano. Del resto, nel frattempo Lei ha cambiato Dicastero, dall’Interno è passata alla Giustizia e quindi potrete meglio raccordarvi nel controllare i poveri detenuti, fruitori dei braccialetti d’oro. La prego, Sig. Ministro Cancellieri, ci dica, ci informi, ci delucidi... Anche perché non ne possiamo più (si fa per dire!) di quei rompiscatole de IL FATTO QUOTIDIANO, dai Travaglio, ai Padellaro, ai Gomez od a Barbacetto che, in continuazione, svelano queste cose che, per altri, non per Lei, ovviamente (me ne guarderei bene!), potrebbero sembrare persino vicende penalmente rilevanti. Ma chiaramente non è il caso suo, visto che Lei è Ministro della Giustizia e già Ministro dell’Interno!
L’onore della Cancellieri
www.beppegrillo.it
Non vè traccia neanche nellultimo dei regolamenti parlamentari o nella Costituzione che un ministro possa fare appello al suo onore
Calogero Taverna
Ma la Cancellieri è stata cancellata dagli Interni, è subentrato 'Ngilino e senza batter ciglio ci condanna ad altri sei mesi di contumacia democratica. 'Ngilinu è quasi racarmutisi, il padre veniva da mio zio Angelo a accattonare voti per il suo bravo figliolo, il postino che bussava tre volte di voti lo ha riempito e a Racalmuto. Mancu cci passà pa a capo: per altri sei mesi noi siamo un paese d'infiltrati mafiosi. Non più parola della ministra piangente (con lagrime di coccodrillo s'intende) ma ora anche il siculo longilineo dai enti sporgenti 'Ngilino continua a metterci in quarantena democratica per inesistenti (sentenze alla mano) "infiltrazioni mafiose). Come se nulla fosse, Racalmuto continuerà a votare per 'Ngilinu. No? Vogliamo scommettere? Ecco perché mi è piaciuta una frase di Sofocle, quella dell'ANTIGONE. N.B. Inimicus Plato sed amica veritas. La superliqudazione del Peluso (un'inezia comunque rispetto, ad esempio, a quella del banchiere Geronzi) è frutto malefico di una recondita CANCELLATURA di un semicomma del codice civile da parte del duo Berlusconi-Castelli. E che il Fatto Quotidiano, non lo sa? Ma lor signori tacciono per -.... buonauscita personale.
Petrotto metti i link e tagga e chi vuole aderire alla discussione aderisce... ma con i messaggi multipli è uno stress riceverli tutti nel tel
Calogero Taverna
Queste sibilline parole danno la misura di un certo coefficiente di tolleranza politica.
Calogero Taverna
Ho sentito uno stridulo singulto femmineo ma è passato quasi inosservato come certi fugaci tuoni qui a Bovo in territorio racalmutese. Carissimo Totò, tu sai che noi stiamo su sponde opposte. Ma io ti ho sempre dato atto del tuo coraggio persino della tua temerarietà. Porti avanti battaglie feroci, spesso disperate, quasi sempre perdenti. Ma sei intrepido. Sotto arde un tenace concetto, una voglia redentrice, un empito di giustizia. C'è cultura, c'è nobile ambizione, c'è voglia di meglio. Per questo mi trovi quasi sempre vicino.Ma talora devo pure dissentire, ammonire cercare di prevenire. Appena esuli dall'ambito paesano e ti ergi a giudice di cose della grande politica nazionale, spesso scivoli, reiteri i luoghi comuni dei falsi santoni della politica extra-regionale. Poco male: ci sono intanto svolte salvifiche negli asstti locali. Acqua, monnezza, appalti agrigentini, giudici dalla toga lisa e via discorrendo sentono talora i morsi delle tue ire persino giudiziarie. Ad maiora. Ecco perché intervengo anche qui oltre i limiti e i perbenismi che vorrebbero le signorine di buona famiglia del nostro poco mirabile mondo agrigentino.
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