Leggo adesso che qualcuno è certo che a Racalmuto, mai un fenomeno di razzismo, mai intolleranza. Solo che ora ci dovremmo dare una mossa: noi siamo accoglienti ma voi del terzo mondo, magari anche voi della periferia della Comunità come certi tanti rumeni è bene che impariate la educazione le buone maniere per non infastidirci troppo. Un colpo al cerchio, un colpo alla botte nella speranza che dei gonzi elettori si lascino incantare e diano un biglietto d'accesso al palazzo requisito alle clarisse dell'Ottocento. Beh! ora l'appannaggio è diminuito ma tra riffe e raffe un quinquennio di introiti ad un povero disoccupato di già tarda età viene.
Ma è davvero così? le mie scritture reagiscono. Per esempio Sadia di Palermo, un ricco ebreo racamutisi ecco come ebbe a morire per le legnate di tali LIUNI.
LIUNI DI RACARMUTO GIUSTIZIA L’EBREO SADIA DI PALERMO
Attorno alla metà del secolo, subentra nella baronia di Racalmuto Federico del Carretto. Il 3 agosto 1452 ne viene ratificata l’investitura stando agli atti del protonotaro del Regno in Palermo. Un grave episodio di intolleranza religiosa contro gli ebrei - in cui però preminente è l’aspetto di comune criminalità - si verifica nelle immediate adiacenze di Racalmuto nell’anno 1474. E’ l’efferata esecuzione dell’ebreo locale Sadia di Palermo. In un documento del 7 luglio 1474 VII Ind., vengono narrate le circostanze raccapriccianti del crimine. Leggiamo: Il Vicere' Lop Ximen Durrea da' commissione ad Oliverio RAFFA di recarsi a Racalmuto per punire coloro che uccisero il giudeo Sadia di Palermo, e di pubblicare un bando a Girgenti per la protezione di quei giudei.
Abbiamo sopra accennato ad alcuni interessanti atti dell’archivio di Stato di Palermo: vi dedichiamo ora una trattazione un po’ più lunga per l’interesse che rivestono., citati la volta scorsa, ci riportano un efferato fatto di cronaca avvenuto in Racalmuto nel XV secolo. Lasciamo la parola ai funzionari di polizia dell’epoca, che così rapportano, in vernacolo siciliano, sui criminosi eventi, di sapore antigiudaico:
diviti sapiri comu quisti iorni prossimi passati Sadia di Palermo iudeu lu quali habitava in lu casali di Raxalmuto actendendo ad alcuni soy fachendi li quali fachia in lu dictu casali fu primo locu mortalmenti feruto da uno Liuni figlastro di mastro Raneri; et dapoy alcuni altri di lu dictu casali quasi a tumultu et furia di populu dediru infiniti colpi a lu dictu iudeu non havendu timuri alcuno di iusticia. Immo, diabolico spiritu ducti, tagliaro la lingua et altri menbri et ruppiro li denti usando in la persuna di lu dictu iudeu multi crudelitati et demum lu gettaru in una fossa et copersilu di pagla et gictaru foco petri et terra. La qual cosa essendo di malo exemplo merita grande punicioni et nui tali commoturi di popolo et delinquenti volimo siano ben puniti et castigati a talchi ad ipsi sia pena et supplicio et a li altri terruri et exemplo. E pertanto confidando di la vostra prudencia ydonitay et sufficiencia havimo provisto per sapiri la veritati e quilli foru a tali malici participi et culpabili. et per la presenti vi dichimo commictimo et comandamo che vi digiati personaliter conferiri in lu dictu casali et cum quilla discrepcioni lu casu riquedi digiati inquisiri et investigari cui dedi a lu dictu et li persuni li quali si trovaro a lu dictu tumultu et actu. Et eciam si lu populu fr
Quel tesoro non fu più ritrovato. Non valsero neppure gli anatemi del sacerdote ad indurre alla restituzione dei 150 pezzi d’oro trafugati dallo “jppuni” del povero ebreo Sadia di Palermo, racalmutese di vecchia data. Lo spaccato della società racalmutese non appare molto esaltante. Non possono comunque da un singolo episodio trarsi valenze generali che sarebbero solo generiche e fuorvianti. Ma l’indignazione rimane e la tentazione alla condanna di tutta la comunità ecclesiale dell’epoca è piuttosto irrefrenabile. Alcuni tratti, un marchio, un DNA, riconducibili alle famiglie citate nel quattrocentesco dispaccio, qualcuno potrebbe ravvisarli ancora in taluni personaggi locali.
a loru accordaru amazari lu dictu iudeu et cui si trovau presenti et partechipi a la dicta morti et delicto. Et de tucti li sopradicti cosi fariti prindiri in scriptis informacioni et in reddito vestru li portariti a nui. Comandanduvi chi cum diligencia et cum quilla discrecioni da vui confidamo digiati prindiri de personis tucti quilli foru culpabili et si trovaro alo dicto acto et quilli digiati minari in la chitati di Girgenti et carcerarili in lu castellu di la dicta chitati in modo chi non si pocza di loro fuga dubitari. E perche siamo informati che a lu dictu iudeu fu prisa certa roba et intra li altri uno gippuni in lu quali si dichi erano cosuti chentochinquanta pezi d’oro, farriti di lo dicto gippuni e di tucta laltra roba libri et scripturi diligenti investigacioni et perquisicioni cui li prisi et in putiri di chi persuna sono.
Ma è davvero così? le mie scritture reagiscono. Per esempio Sadia di Palermo, un ricco ebreo racamutisi ecco come ebbe a morire per le legnate di tali LIUNI.
LIUNI DI RACARMUTO GIUSTIZIA L’EBREO SADIA DI PALERMO
Attorno alla metà del secolo, subentra nella baronia di Racalmuto Federico del Carretto. Il 3 agosto 1452 ne viene ratificata l’investitura stando agli atti del protonotaro del Regno in Palermo. Un grave episodio di intolleranza religiosa contro gli ebrei - in cui però preminente è l’aspetto di comune criminalità - si verifica nelle immediate adiacenze di Racalmuto nell’anno 1474. E’ l’efferata esecuzione dell’ebreo locale Sadia di Palermo. In un documento del 7 luglio 1474 VII Ind., vengono narrate le circostanze raccapriccianti del crimine. Leggiamo: Il Vicere' Lop Ximen Durrea da' commissione ad Oliverio RAFFA di recarsi a Racalmuto per punire coloro che uccisero il giudeo Sadia di Palermo, e di pubblicare un bando a Girgenti per la protezione di quei giudei.
Abbiamo sopra accennato ad alcuni interessanti atti dell’archivio di Stato di Palermo: vi dedichiamo ora una trattazione un po’ più lunga per l’interesse che rivestono., citati la volta scorsa, ci riportano un efferato fatto di cronaca avvenuto in Racalmuto nel XV secolo. Lasciamo la parola ai funzionari di polizia dell’epoca, che così rapportano, in vernacolo siciliano, sui criminosi eventi, di sapore antigiudaico:
diviti sapiri comu quisti iorni prossimi passati Sadia di Palermo iudeu lu quali habitava in lu casali di Raxalmuto actendendo ad alcuni soy fachendi li quali fachia in lu dictu casali fu primo locu mortalmenti feruto da uno Liuni figlastro di mastro Raneri; et dapoy alcuni altri di lu dictu casali quasi a tumultu et furia di populu dediru infiniti colpi a lu dictu iudeu non havendu timuri alcuno di iusticia. Immo, diabolico spiritu ducti, tagliaro la lingua et altri menbri et ruppiro li denti usando in la persuna di lu dictu iudeu multi crudelitati et demum lu gettaru in una fossa et copersilu di pagla et gictaru foco petri et terra. La qual cosa essendo di malo exemplo merita grande punicioni et nui tali commoturi di popolo et delinquenti volimo siano ben puniti et castigati a talchi ad ipsi sia pena et supplicio et a li altri terruri et exemplo. E pertanto confidando di la vostra prudencia ydonitay et sufficiencia havimo provisto per sapiri la veritati e quilli foru a tali malici participi et culpabili. et per la presenti vi dichimo commictimo et comandamo che vi digiati personaliter conferiri in lu dictu casali et cum quilla discrepcioni lu casu riquedi digiati inquisiri et investigari cui dedi a lu dictu et li persuni li quali si trovaro a lu dictu tumultu et actu. Et eciam si lu populu fr
Quel tesoro non fu più ritrovato. Non valsero neppure gli anatemi del sacerdote ad indurre alla restituzione dei 150 pezzi d’oro trafugati dallo “jppuni” del povero ebreo Sadia di Palermo, racalmutese di vecchia data. Lo spaccato della società racalmutese non appare molto esaltante. Non possono comunque da un singolo episodio trarsi valenze generali che sarebbero solo generiche e fuorvianti. Ma l’indignazione rimane e la tentazione alla condanna di tutta la comunità ecclesiale dell’epoca è piuttosto irrefrenabile. Alcuni tratti, un marchio, un DNA, riconducibili alle famiglie citate nel quattrocentesco dispaccio, qualcuno potrebbe ravvisarli ancora in taluni personaggi locali.
a loru accordaru amazari lu dictu iudeu et cui si trovau presenti et partechipi a la dicta morti et delicto. Et de tucti li sopradicti cosi fariti prindiri in scriptis informacioni et in reddito vestru li portariti a nui. Comandanduvi chi cum diligencia et cum quilla discrecioni da vui confidamo digiati prindiri de personis tucti quilli foru culpabili et si trovaro alo dicto acto et quilli digiati minari in la chitati di Girgenti et carcerarili in lu castellu di la dicta chitati in modo chi non si pocza di loro fuga dubitari. E perche siamo informati che a lu dictu iudeu fu prisa certa roba et intra li altri uno gippuni in lu quali si dichi erano cosuti chentochinquanta pezi d’oro, farriti di lo dicto gippuni e di tucta laltra roba libri et scripturi diligenti investigacioni et perquisicioni cui li prisi et in putiri di chi persuna sono.
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