Domenica
09:11
Quando
leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino
a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato,
del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che
certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga:
gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine
manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di
mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista.
E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre
voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era
suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo
spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio
niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff.
Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose, quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia,
nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì
12 settembre 2011
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