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Lillo Taverna La dicono
nenia araba, me la vietano perché nenia araba; mi dicono che mina le radici
civili mie perché nenia araba; mi dicono che è nenia di bimbe novenni violate;
mi dicono che devo espllerla da Bovo, dicono che cielo e terra sono cristiani
ed è profanarli se ascolto questa nenia araba. Non so convinermi, anche se il
mio vicono fascista mi frastorna le orecchie. Lillo Taverna Mukul è un mio
amico. Del Bangladesh. Fervente maomettano. Prega non so quante volte al
giorno, rivolto alla Mecca. Si pulisce in continuazione. Non so mai riuscito a
fargli mangiare la buona salsiccia racalmutese, né altri insaccati e tampoco
una bella bistecca di maiale. Il formaggio solo se glielo grattugio. E lui si
fa un pasticcio insopportabile: spaghetti, tonno in scatola, possibilmente sugo
di pomodoro e sopra formaggio tanto ma grattugiato. L'alcool non l'annusa
neppure, ho sudato sette camicie per fargli gustare un bitter analcolico.
Eppure dategli una cazzola in mano e un filo a piombo e statene certi che il
soffitto della scuola media di Racalmuto rimane saldo fino alla notte dei
tempi. Voi mi dite che lo devo cacciar via. E' maomettano e quindi mi inquina
le mie radici (inesistenti) religiose, la mia civiltà. Sta sulla terra che
sarebbe solo nostra sotto un cielo che non gli apparterrebbe. Scusatemi. Non vi
capisco. Io mai vorrò che il mio amico maomettano venga rispedito in Bangladesh
sol perché no mangia carne di porco e non beve vino e perché chiama Allah
quello che da bambino mi fu sempre detto chiamarsi Padre Eterno, che sta anche
all'ingresso del paese e anziché recitare il Padre Nostro magari in un latino
tutto storpiato recita versetti coranici in una lingua che a dire il vero manco
lui capisce.
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