Processo di Viterbo, stralcio dalla testimonianza dell'Ispettore Generale di P.S. Ettore Messana.
"A domanda del Pisciotta Gaspare, risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca avevamo penuria di armi».
Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri»."
Nella sua LUPARA NERA Casarrubea tende a farci credere ben altro:
"Su questo 'picciotto' alcamese i giudici di Viterbo stabiliscono almeno due verità che suggellano con una sentenza: è un confidente dell'ispettore Messana; partecipa alla strage di Portella usando un mitra Beretta calibro 9."
I giudici smentiscono Messana? Non risulta, non mi risulta. Dovere allora di Casarrubea provare quel che afferma con ben precisi richiami ai passi del dispositivo delle Sentenza.
Io credo in Messana. A dir poco dico che Casarrubea è vago, impreciso. distorcente.
I rapporti tra Ferreri e Messana, a dire di Messana sotto giuramento sono questi:
"D. R. «Il rapporto n. 37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori».
D. R. «Quasi tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati».
D. R. «L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore».
D. R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui tramite i suddetti elementi di collegamento».
D. R. «Escludo che Ferreri mi abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato».
D. R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse il capo del gruppo che li aveva sequestrati».
D. R. «Il colonnello Paolantonio, fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri».
D. R. «Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello di Faraci Giuseppe».
Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite Ferreri, risponde:
«Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha coscienza, lo dirà».
D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato».
Il teste Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto».
D. R. «Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa». "
Lo stesso Casarrubea ci racconterà altrove come il Ferreri poté entrare tra i confidenti dell'Ispettorato e non dell'Ispettore Generale di P.S: Dobbiamo risalire ad una visita del padre di Ferreri a Roma Presso Aldisio. Aldisio lo impose al Messana. Cose che a dire il vero ce le racconta altrove proprio il Casarrubea. Casarrubea deve però mantener fede ad una sua tesi accusatoria d'indole molto politica e scandalistica. Ma noi non siamo tenuti a fare atti di fede al professore perché diversamente da Malgrado Tutto il professore noi lo stimiamo per tanti versi ma no lo reputiamo un insigne storico obbiettivo. Se una volta l'ha fatta franca per il reato di diffamazione a mezzo stampa ciò avvenne per decorrenza dei termini, per intervenuta prescrizione.
Pensiamo che uno STORICO INSIGNE deve assolutamente evitare sospetti di diffamazione.
Nessun commento:
Posta un commento