Lettera aperta a Benedetto Di Matteo, autore di un magistrale studio antropologico della Nesce risorgimentale.
11 ore fa
Ciao Rino a proposito del dubbio che mi hai fatto venire
circa i bisogni al femminile negli anni 60 quando ancora non esistevano i
bagni nel mio paese, ho proprio oggi sentito mia mamma, 87enne, la quale mi
conferma che la regola di fare bisogni fuori casa nelle immediate vicinanze
del paese riguardava anche le donne con una piccola variante, quando vi èra
il marito in casa, usciva insieme e faceva da palo per evitare incontri.
Considera che la cosa èra fattibile anche per le donne perchè parliamo di
piccoli centri abitati. a presto
Bella nota che potresti aggiungere nel tuo interessante
testo. Ciao.
ciao grazie
Carissimo Benedetto, il Buoventre ebbe a scrivere una
postilla sul periodo dei Napoleonidi nel Cicolano. Di quel periodo ho una
lunga e bella tesi universitaria di un RAGAZZO (ALLORA) DI CUI PURTROPPO NON
SO IL NOME , tesi pervenuta a me tramite mio cognato che però è priva di
intestazione. Di quella tesi ti riporto qui due riproduzioni; la pagina
dell'intestazione di un allegato che riguarda Pescorocchiano e dintorni
dell'allegato e la pag. 230 che come dopo ti dirò riguarda Nesce-
Ti sottolineo questo passo di pag. 230 (tratto dal foglio
6 dell'originale che trovasi all'archivio di Stato di Napoli e che copiato
potresti farne una avvincente pubblicazione): " In questo circondario
non va che il solo Nesce sprovveduto di fonte, e che fa uso di acqua piovana,
la quale conserva dentro i pozzi. Questa popolazione potrebbe raddolcire le
sue acque nel modo sopra indicato, havendo cura nel tempo medesimo di tenere
lontana dalli pozzi ridetti l'acqua delle prime piogge".
A scrivere nel 1811 è il medico Angelo Santori. Mi risulta
che a Pescorocchiano vi era nella ex casa Benedetti una cisterna forse pozzo.
Potresti rinvenirlo, fotocopiarlo e magari pubblicarlo per farne un confronto
con quelli di Nesce da te encomiabilmente descritti.
Mi domando: come poteva davvero verificarsi che in tutto
quel vasto territorio di Nesce non vi era una fonte di acqua limpida fresca e
montana? Responsabiltà dei proprietari Morelli che impedivano l'utilizzo di
fonti che sia pure con qualche lavoro edile non potevano mancare? Erano così
despoti e vessatori questi Morelli che facevano figli superflui preti per non
disperdere il patrimonio e figlie monache per analoga mania (La Monaca di
Monza di manzoniana memoria ci ragguaglia). .
Pensa un po'? nell'antica Nersae romana vi era invece
persino un aquedotto. Lo rilevo da una pagina del libro pubblicato al Comune
di Pesconorocchiano, la pag.134. Mi riferisco a questo passo_ "è da
congetturare da un piccolo acquedotto foderato di lamina di piombo,
immettentesi in una latrina alta quattro palmi circa e larga due, che si
estende per gran tratto lungo su quei campi" Ne scriveva il BORBONICO
Intendente Niccolò DOMMARCO il 20 febbraio1859 (v. pag. 133 di quel volume
comunale, presentato in pompa magna proprio nelle stalle dei Morelli, qualche
settimana fa.
Fine della conversazione in chat
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