pubbblicai una nota in certe mie proposte per la valorizzazione del
Sotto Barona, Apriti cielo, il mio amico Linneo mi redarguì come se
avessi commesso chissà quale strafalcione botanico. Se tale era era
suo strafalcione. Ma il mio amico sapeva che non c'era errore alcuno.
Cercò solo di evitare che si facesse pubblicità su rarità floreali
racalmutesi che solo lui (o così lui credeva) conosceva; e ciò nel
timore che si potessero attirare i vandali della natura. Giovanni
Salvo è un dannato conservatore. Mi redarguì quando teorizzai che
il giallo di quel bellissimo fiore (altrove di norma azzurro) era
dovuto all'humus sulfureo delle nostre terre.
Figurarsi poi quando volevo da lui ragguagli per la coltivazione
estensiva dello zafferano giallo a Racalmuto. Mi disse che le rarità
locali vanno gelosamente protette. Mai avrebbe sopportato che stormi
di raccoglitori di bulbi si accanissero a disperderli dalle nostre
plaghe. Controbattei che se madre natura ti dà qualcosa per la
cosiddetta catena alimentare l'uomo è facoltizzato a sfruttarla.
Non se ne diede per inteso. Ma io approfondii le mie ricerche e
guarda cosa trovo in Strabone a proposito della fertilità delle
terre sotto Enna: "Per quel che riguarda il grano, il miele, lo
zafferano (in greco krokos) e alcuni altri prodotti si direbbe anzi
persino superiore [all'Italia]". Mi dissi allora: la rarità di
cui parla Giovanni è solo nei suoi desideri scientifici: se oggi a
Racalmuto è raro lo zafferano giallo - ormai da noi ignoto in cucina
- ciò si deve ai vandalismi epocali dei romani della decadenza che
con la scoperta dello zolfo ebbero a rarefare tanta nostra autoctona
flora. E poi i popoli del nord, i bizantini e i radi arabi (protesi
solo a solcare con zanelle le terre sotto le sorgive per cavoli
broccoli acci bastunachi et similia) e quelli dell'avara povertà di
Catalogna non diedero agio allo zafferano giallo di prosperare da
noi.
Mi auguro che giovani racalmutesi privi di lavoro ma con tante terre
incolte abbiano estro ed intelligenza sufficienti per moltiplicare i
bulbi di codesti lucrosissimi fiori che proprio di questi tempi
tornano qua e là a fiorire nelle nostre autunnali plaghe e farne
oggetto di intensive coltivazioni che so essere molto privilegiate
dai fondi comunitari e nelle provvidenze regionali a sostegno della
agricoltura,
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