5.n testo di botanica in un libro di miscellanea di bella cultura patrocinato dal Comune di S. Angelo Muxaro. Me ne convinsi
9.pubbblicai una nota in certe mie proposte per la valorizzazione del Sotto Barona, Apriti cielo, il mio amico Linneo mi redarguì come se avessi commesso chissà quale strafalcione botanico. Se tale era era suo strafalcione. Ma il mio amico sapeva che non c'era errore alcuno. Cercò solo di evitare che si facesse pubblicità su rarità floreali racalmutesi che solo lui (o così lui credeva) conosceva; e ciò nel timore che si potessero attirare i vandali della natura. Giovanni Salvo è un dannato conservatore. Mi redarguì quando teorizzai che il giallo di quel bellissimo fiore (altrove di norma azzurro) era dovuto all'humus sulfureo delle nostre terre.
Figurarsi poi quando volevo da lui ragguagli per la coltivazione estensiva dello zafferano giallo a Racalmuto. Mi disse che le rarità locali vanno gelosamente protette. Mai avrebbe sopportato che stormi di raccoglitori di bulbi si accanissero a disperderli dalle nostre plaghe. Controbattei che se madre natura ti dà qualcosa per la cosiddetta catena alimentare l'uomo è facoltizzato a sfruttarla.
Non se ne diede per inteso. Ma io approfondii le mie ricerche e guarda cosa trovo in Strabone a proposito della fertilità delle terre sotto Enna: "Per quel che riguarda il grano, il miele, lo zafferano (in greco krokos) e alcuni altri prodotti si direbbe anzi persino superiore [all'Italia]". Mi dissi allora: la rarità di cui parla Giovanni è solo nei suoi desideri scientifici: se oggi a Racalmuto è raro lo zafferano giallo - ormai da noi ignoto in cucina - ciò si deve ai vandalismi epocali dei romani della decadenza che con la scoperta dello zolfo ebbero a rarefare tanta nostra autoctona flora. E poi i popoli del nord, i bizantini e i radi arabi (protesi solo a solcare con zanelle le terre sotto le sorgive per cavoli broccoli acci bastunachi et similia) e quelli dell'avara povertà di Catalogna non diedero agio allo zafferano giallo di prosperare da noi.
Mi auguro che giovani racalmutesi privi di lavoro ma con tante terre incolte abbiano estro ed intelligenza sufficienti per moltiplicare i bulbi di codesti lucrosissimi fiori che proprio di questi tempi tornano qua e là a fiorire nelle nostre autunnali plaghe e farne oggetto di intensive coltivazioni che so essere molto privilegiate dai fondi comunitari e nelle provvidenze regionali a sostegno della agricoltura,
12.Immagini d
i sternbergia lutea
Questa che vi esibisco è la copertina del testo di Strabone. A pagine 275 abbiamo la traduzione di un passo destinato a mio avviso a grandi dibattiti.
Dice Strabone prima del 20 d.C. che insomma tre prodotti erano il cibo prediletto dai Sicani: il grano, il miele e lo zafferano. invero se sbirciamo il testo greco, viene fuori che Stabone parla di krokoi.
Lo zafferano sta nella familigia dei crochi; I crochi però potrebbero essere persino velenosi. E allora? Questione aperta.
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13. Sternbergia lutea - Wikipedia
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