domenica 13 settembre 2015

Il collabente centro storico di Racalmuto, va DEMOLITO

Non sapere ad esempio che a Racalmuto la depressione demografica va alla deriva. Di contro rispetto ad una popolazione residua, la Confina compresa, che va scendendo sotto le 8 mila anime come dicevano un tempo i preti, il patrimonio edilizio credo che si aggiri sui 100.000 vani (che sarebbero persino utili per la tassazione della seconda terza quarta e quinta casa, con buona pace della zza Turiddra amica del sindaco), Come dire 12,5 vani per ogni anima anche se è neonato/a. Per di più Racalmuto verso la Fontana e la Spina srà la piccola Milano per nebbia ma la gente preferisce da tempo trasferirsi in simpatiche villette unipersonali o in tollerabile condominio oltre il Ponte del Carmelo. L'altro sfogo verso il Padre Eterno è entrato in tilt per questioni di esposizione a Nord e tutto si esurì in quel grande imbroglio del piano regolatore del 1980. Mi vien da sogghignare: qualcuno trent'anni fa presentò un progetto per elidere quella strozzatura del Ponte Carmelo. Sta ancora là. E' pericoloso per il transito (intenso) pedonale, ma le autorità dormono. non vedono, non sentono. Hanno poi soldi per FESTA FARINA E .... TOMBE ed altre futilità ma la strettoia del ponte la si lascia intasare ogni giorno vieppiù. Manco un accomdodamento semaforico approntano. Con questo abbiamo dimostrato a iosa che il collabente centro storico di Racalmuto va demolito (a comimciare da Gammglieddra, insalubre per la sua esposizione a Nord). Giardini e fontane e monumenti a glorie paesane al posto di stabili immondi e pericolosi. Il palazzaccio pospiciente via Fintana almeno è servito a Beppe Cino per girarvi scene alla Kafka. La Chiesa di S. Michele Arcangelo va restituita alla sua integrità anche esterna con abbattimento di colonne ferree, rimaste lì a memoria di insalubri pescherie. Il centro storico va ridisegnato e vanno fatte le debite denunce penali contro gli architetti grottesi che si inventarono una inesistente piccola Parigi con epicentro in via dei profittatori dell'Ottocento, Matrona; denuncia ovvio da estendere ai loro committenti sciasciani.

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