Al posto di questa assenza di voci
con il "cannolo" della fontana
che mesce acqua con rumore di ruscello
c'era la piazzetta che aveva canti e suoni
nella notte in cui avvampava la festa.
C'eravamo noi ragazzi
con la febbre di domani negli occhi
a divorare presenti
nel tentativo di barare
e rompere i ritmi del tempo.
C'erano luci e passi di donne
con sguardi d pudore
nei sorrisi appena accennati
e le voci dei giocatori di tressette
assieme al venditore di fichi d'India
che le vendeva sbucciate poche lire
Rifugio sicuro alla pioggia gli archi
finestre aperte su un mare che non c'era
quando con rombi profondi
e tremori da incubo i tuoni
annunciavano il temporale imminente
cancellati dal vento di novità.
Di fronte il vecchio fondaco
il tetto di canali di creta cotta al sole
rifugio a colombi e uccelli di passaggio
oltre a carretti e carrettieri
che nella notte contavano le stelle
prima di addormentarsi
oggi ha palazzi alti
che gareggiano con le nuvole
e guardano dall'alto in basso
i lampioni che stillano
luce indecisa nella via.
"Dal mare che non c'è" di calogero restivo
Edizioni Akkuaria Catania
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