MISCELLANEA PRO MESSANA,
ANTI CASARRUBEA (PAX SEPULTO), AVVERSA ALLA GORIZIANA CERNIGOI
Soliloquio (o quasi) sul Messana - prima parte
20 dicembre 2014 alle ore 19:15
Gent. Ptof. Casarrubea
Racamuti è la patri di Sciascia
Vi si erge a
FONDAZIONE a suo nome. Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro per
la chiarificazione del ruolo e se vi sono delle colpe del compaesano racalmutese
Ettore Messana, magari per stabilire se gli si deve dedicare una strada in
commemorazione oppure no, per comprovata indegnità.
E mi PIACEREBBE CHE NELLA fondazione SI ISTITUISSE UNA
SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO.
PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUDIARE LE CARTE DEL N.A.R.A. quali
lei meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA (e credo altrove). E non mi
dispiacerebbe che vi partecipasse anche la Cernigoi, sempreché desista dalle
non provate accuse contro il Messana.
Nel caso tagli prima di leggere. Ma questo è un
mio post
pubblico che in
qualche modo intendo segnalarle:
E’ la seconda volta che mi capita nella
mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo
quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato
dalla Banca d’Italia a giubilare la Banca Privata Finanziaria che tutti ancora
si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e
contro tutto, invocando le dieci righe dell’art. 67 della vecchia legge
bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di
Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo
Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati.
Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli
USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo
Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido
Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de populo.
Ora è la Cernigoi che fa il bis.
Le avevo
scritto:
6 giugno 18.17.40
lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica
sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia
di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno. Non
so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la
signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per
inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei
confronti del suo grande avo.
Ma ora ha deciso.
Le avevo scritto riservatamente e a ben vedere in
termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi
sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e
contraddirmi):
La Nuova Alabarda 20
giugno •
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli
ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna,
che mi "accusa"
di "essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore
Messana",
del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.
In effetti ho avuto
modo di scrivere alcune note su questa persona,
denunciata come criminale di
guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti
ufficiali dei quali ho
indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto
ritengo opportuno
rinfrescare la
memoria su questa persona.
Com’è noto, il 6/4/41
l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto
accordo con l’esercito di
Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e
mettendo ai posti di
comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura
di Lubiana fu posto
il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico
fino a giugno 1942, e
successivamente
fu a Trieste fino a giugno 1943.
Il nome di Messana
risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati
dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di
guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto
in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data
14/7/45 (Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di
Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa
(sulla base di
documentazione che era stata trovata in possesso della
Divisione “Isonzo”
dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini
vari: “assassinio e massacri;
terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza
carnale; deportazioni di
civili; detenzione di civili in condizioni disumane;
tentativo di
denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati;
violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e
dell’articolo 13 del Codice
militare
jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del
Tribunale militare di Lubiana
dottor Macis) la costruzione di false prove che
servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti
dell’archivio della questura
di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato
di Lubiana, AS 1796,
III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione
di polizia politica”
condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal
vicecommissario Antonio
Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte,
oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a
pene minori.
Messana e gli altri
furono anche accusati di avere creato false prove nel
corso di una indagine da
loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone
innocenti furono fucilate
dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si
tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del
15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della
questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei
Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze
e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana
ricevette come riconoscimento
per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per
l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale
era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla
Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da
un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello
anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45
e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale
Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni
passaggi.
“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava
infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici
permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a
fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava
arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo
scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali
detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del
Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti
importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al
commercio in pellami da cui
aveva ricavato
lauti profitti.
Durante la sua
permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943,
per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto
Ispettorato Speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana,
costui non riuscì ad
effettuare
operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.
Ma anche qui, così
come a Lubiana, egli si volle distinguere per la
mancanza assoluta di ogni
senso di umanità e di giustizia, che dimostrò
chiaramente nella trattazione di
pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa
relazione è conservata
in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura
gabinetto, b. 18. L’Ispettore
Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista
ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di
favoreggiamento nei
confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò
ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non
condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica
Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia
Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria,
Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un
“organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza
di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta
dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della
Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il
compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in
merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono
sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo
undici persone tra cui
donne e bambini
e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con
il
capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche
con lo stesso Giuliano,
con cui si incontrò nella casetta campestre di un
sospetto appartenente alla
mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano
ed alla presenza di
Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e
nipote, quest’ultimo
cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso
Albano. E quel convegno si
concluse con la raccomandazione fatta al capo della
banda ed al luogotenente di
essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si
sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili
Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà
provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche
giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta
pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in
guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del
Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il
1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di
fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia
segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005)
ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di
PS
Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto
confidente il Ferreri
(Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato
infiltrato nella “banda”
di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere
stato tra gli
organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a
Partinico del 1947; fu
ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della
Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere
di fronte all’affermazione
del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in
dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri
presso Alcamo, ove avvenne
il conflitto in cui restarono uccise quattro persone;
e, ferito, il Ferreri
stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando
che era un agente segreto
al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito
parlare col Messana”;
Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il
palermitano, ma definito come
pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda
Giuliano, già condannato in
contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio
consumato allo scopo di
rapinare una
vettura automobile”.
Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece
in
modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i
riflettori”.
Per approfondire la questione dei rapporti tra la
“banda”
Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani
ed i servizi segreti
statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da
parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di
Borghese, vi rimandiamo al
citato studio
di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
-----------
Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho
costretta a
offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di
FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo
studioso del prof.
Casarrubea.
Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna
29 luglio 21.06.03
Caro Calogero, cose vere, cose false e cose meno vere.
Ricordo il Ruffini nel 1945/46. Magari qualcuno ad
Agrigento aveva attentato
alla vita del principesco vescovo Peruzzo (addirittura
un frate a Santa Stefano
Quisquina). Si pensava che primate di Sicilia dovesse
essere proprio il
Peruzzo, invece il papa mandò Ruffini. Figurati se
posso avere stima e fiducia
nei papi e in papa Pacelli in particolare. Ma era
chiaro che l'America, la
mafia, Portella, Giuliano non ci entravano per nulla.
Mie ricerche
nell'archivio vaticano segreto mi portano molto
lontano. Quanto al connubio
Pacelli-America nulla di più falso di quello che
leggo. Pacelli aveva un
religioso terrore dei comunisti. Iniziò la sua
crociata con il microfono di Dio
(padre Lombardi) e la peregrinatio Mariae. Divertente
la pagina di Sciascia nelle
Parrocchie in proposito. Eppure proprio la settimana
scorsa sfogliando un
faldone del SIS seconda sezione all'ACS di Roma leggo
tutto un carteggio su
questa storia qui. Gli americani volevano un
gemellaggio America-Vaticano nella
lotta al Comunismo. Pacelli si oppose sdegnosamente.
Peraltro non amava il
capitalismo massonico e sionista di Washington. Il
sostituto Montini sospinse
il Della Torre dell'Osservatore Romano a scrivere una
trentina di frasi
piuttosto ambigue quanto ad anticomunismo. Vi si
palesava addirittura della
simpatia. Successe un finimondo. Etc. Quello che
aggiungo io è questo: con
tanta dovizia di documenti e prove storiche perché
continuare a crogiolarsi
nell'orgia dei luoghi comuni di quel tempo del primo
dopoguerra degli anni '40.
Mi fa piacere che anche lo stesso prof. Casarrubea mi
scriva che occorre un
salto di qualità nella ricostruzione storica del
secolo scorso, specie alla
luce delle nuove possibilità di ricerca e dei nuovi
strumenti anche
informatici, della ricostruzione del recente quadro
storico (tutto ancora a
definire)..
1 agosto 18.24.05
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI
Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il
gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa
(politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso
all’Assemblea Costituente,
pronunciato
nella Seduta del 15 luglio del1947.
Per il sanguigno grande esponente del comunismo
siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:
A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può
ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei
contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di
sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza,
dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in
quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il
generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta
giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un
tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del
Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu
assassinato …»
B) « Messana è nell'elenco dei criminali di
guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera,
la quale pensa:
"Va bene,
è un massacratore; però, di stranieri!"…»
C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che
il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio
dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe
avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito
veramente sarebbe quello di sconfiggere il banditismo comune e non già quello
politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece
addirittura il dirigente del banditismo politico.»
Ecco qui i tre capi di accusa:
Riesi del 1919;
Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942;
banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947.
Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali,
documenti vari, pubblicazioni vecchie.
Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può
dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse
addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel
campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse
in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si
salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari,
sempre a Riesi, addirittura 20.
Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla
damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello
che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri
costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei
carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito
poté formulare e si formulò contro il giovane trentunenne commissario Messana,
che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò
salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna,
lui figlio di un modesto e dissennato redditiero racalmutese, sperperatore del
proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo -
questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della
sua patria natia, Racalmuto.
Analogo discorso per quell’inchiesta
giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta
del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben
diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente, il Li Causi.
MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE.
Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a
seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive
una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella
memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta
gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica
Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esercito ed un
semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del
mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non
c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti.
Portella della Ginestra fu più di una sventura
nazionale e - se le carte della
N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno
tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che
insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di
scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del
Regno.
Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve,
indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il
Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come
amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso
scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla
grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che
reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.
[segue]
Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità
storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache
dell'epoca.
Questa qui non
è una intollerabile mistificazione?
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI
CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA
SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI
CHIAMA ANPI
L ’ANPI domenica 14
ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel
92° anniversario del suo
assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso
Vittorio Emanuele all’altezza
della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il
Centro Impastato deporremo una
corona sotto la
lapide che lo ricorda.
Giovanni Orcel è una
delle figure più significative del movimento operaio
palermitano, segretario
generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per
unire lotte urbane e lotte
delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche
del fratello Ernesto Orcel
fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in
stretto collegamento con
Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato
dalla mafia nel febbraio del
1920.
Orcel viene
assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919
dove vengono assassinati
15 contadini compreso un tenente di fanteria che si
era opposto all’ordine
fascista di sparare sui contadini che manifestavano
per la riforma agraria. Ad
ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è
stato un fascista della
prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di
P.S., poi membro
dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di
guerra questore a Lubiana
negli anni 40 ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente ….Ispettore generale di
polizia in
Sicilia negli anni 1945!
Entrambi i delitti, inequivocabilmente di
matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti.
Su Giovanni Orcel
leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e
lotta di classe in
Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato,
1976); poi nel saggio di
Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola
Alongi, contadino socialista”
e in numerosi
altri scritti.
Il libro di Giovanni
Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di
un sindacalista siciliano.
1887-1920,
ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni.
Il logo del
referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi
e la lunga scia di sangue
di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la
difesa della dignità umana
e la dignità del lavoro, che oggi i governi della
destra politica, in assenza
di opposizione
vera, stanno di fatto abolendo.
5 agosto 0.04.31
il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni
Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva accanto
a sé?
5 agosto 18.45.11
Mi scrive Vasarrubea:
Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i
subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di
Cesare in poi.
Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano
molto esperta. Le foto di
Messana in giro si contano sulle dita di una mano e
lei ne ha beccato una. E' possibile sapere di quale archivio fa parte?
Rispondo:
di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana.
Purtroppo
nel cambiare
CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!!
6 agosto 15.33.31
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi Lo stato dei
feriti
Un sottotenente ucciso
CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane
dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina
di Riesi è ritornata una
relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di
Trabia, ove si trovava
concentrata, tutta la forza, composta di arditi,
fanteria, carabinieri, agenti,
mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla
riconquista del paese. Da
due giorni in vari punti della città si vedevano ad
una certa distanza i
contadini armati
che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.
Stamane però all’alba
quando gli arditi giunsero per primi alla porta della
città, i contadini si
squagliarono di
sangue.
Immediatamente si
prese possesso
di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.
Secondo le notizie
segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato
subito al commissario
Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le
munizioni e la mitragliatrice che
i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è
occupato militarmente e vi
regna una certa
calma.
Stamane qualche
negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due
giorni in cui sono rimasti
serrati in casa, cominciarono a far capolino per le
vie della città. Dai paesi
vicini e da questo centro sono partiti dei medici per
apprestare le cure ai
feriti.
I morti accertati
finora
ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono
stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il
sottotenente Di Caro Michele, da
Villarosa, con
un colpo di rivoltella alla gola.
Il deputato
provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei
tumulti, migliora sensibilmente.
Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero
dell’Interno comm. Trapi, inviato
appositamente
per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino
Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza,
invitandola alla calma e
promettendo tutto il suo interessamento per la
soluzione dei più urgenti
problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo
partirà presto per
Riesi, per fare
opera pacificatrice.
In città ha fatto
impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul
cui movente la questura
mantiene il
massimo riserbo.
Pare che il Calì sia
accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con
l’Angeletti inducendo i
contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di
preciso si è potuto finora
sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì
sono stati condotti nel
nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono
stati operati sul luogo.
L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra
questura, sarebbe un
anarchico e
disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il
completamento della cronaca dei fatti di Riesi del
successivo numero del
Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata
ma molto efficace e
soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i
detrattori attuali del
Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in
questo quadro effettuale
di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non
ci fa bella figura e noi
che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici
e ne soffriamo, abbiamo
voglia di sovvertire la verità dei fatti per
comprovare la qualità delle nostre
idee persino
quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica,
attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di
salvaguardare ricostruzioni
storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come
poi si possa arrivare alle
calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo
è cosa sconcertante. Ecco
quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in
quell'otto e nove ottobre
del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E
guarda caso in quel tempo
in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla,
ebbene non poté che essere
un fascista il colpevole di tutto e non poté che
essere stato il Messana il
solito
stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:
“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di
Riesi
del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini
compreso un tenente di fanteria
che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui
contadini che
manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il
fuoco in solidale intesa
con la mafia è stato un fascista della prima ora,
Ettore Messana di Racalmuto,
ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio
segreto, efferato
criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40
ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”
Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni
’60 non
può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce
per calunnia aggravata
come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano
che fu cotretto ad una
serie di contorcimenti giuridici etici e storici per
cavarsela da una esemplare
condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che
trattasi di personaggio
ormai storico e
quindi lo si piuò dileggiare come più fa comodo.
E no! E lo dico a
tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a
Link Sicilia, alla
Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a
Casarrubea, a Procacci e ad un
altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta
pietanza offerta dall’ANPI et
similia.
La famiglia Messana
c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali
economici e materiali per questa
martellante campagna di infamie assurde e inventate
contro il gr. Uff. comm. di
SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS
dott. Ettore Messana da
Racalmuto, il
paese di Sciascia.
E’ in corso ancora
una indegna lite che un ex genero della nipote diretta
del Messana ha intentato
presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e
presso altrettanto
costosissimi tribunali civili italiani contro la
figlia della irrefrenabile
dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare
o addirittura conseguire
l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale
perché lui non puo vivere
coniugalmente con una disendente del “famigeraro
Ettore Messana, stragista di
Stato, criminale di guerra, capo del banditismo
(‘politico’ da scrivere in
piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei
tempi insomma bandito
Giuliano di
Montelepre.
E costoro, codesti
detrattori vogliono almeno procedere ad un
ravvedimento operoso, ad una
resipisenza specie ora che vengono a galla mari di
documenti non tanto
giustificativi del Messana quanto comprovanti senza
ombra di dubbio che al
Messana non possono appiopparsi le infamie che
artatamente e in modo martellato
stanno facendo
circolare.
7 agosto 0.23.43
GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla
Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove
Ella avesse possibilità
di avere un qualche modo e sempre che volesse
adoperarsi in una faccenda che
non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La
ringrazio comunque con i
miei deferenti saluti.
Vedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di
infilzarmi con la
sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof.
Casarrubea si è dissociato
dalla querula
goriziana.
Attacca tanto il
siciliano Messana e poi si scandalizza che in Sicilia
chiamarsi Lillo è cosa
usuale. Ma per una titina è ben comprensibile che il
tutto si fermi nelle foibe
triestine. Non solo quello di cui si scandalizza la
signorina goriziana ma
molto altro ho scritto a difesa del buon nome di
Messana, con ferrea
documentazione che frantuma le ampollosità
documentaristiche della trentaduenne
sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non sa nulla di
mafia? Mi ha tagliato
tutti i canali di comunicazione e quindi non ho potuto
farle avere questa mia
ultima fatica che la chiama (in negativo) in causa.
Vedrà quando affronterò la
faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto tutto
quello che mi dice sperando
che mi denunci, visto che qualche familiare del
Messana la potrebbe denunciare
penalmente e perseguirla civilmente. La smetta di dare
apodittici giudizi
basandosi su fasulli documenti. Quanta alla fasullità
o incongruenza delle
carte che cita ho già molto pubblicato nel mio CONTRA
OMNIA RACALMUTO e molto
pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima taverna. E
così forse le ho
giustificato il mio cognome dato che quanto al mio
diminutivo di Calogero,
Lillo appunto,
tale nomen trova nella dessa titini rigetti.
-------------
facebook
La Nuova Alabarda
MA CHE GLI FACCIO,
AGLI UOMINI?
Dopo avere attizzato gli
appetiti malsani e paranoici del già citato su queste
pagine Melchiorre
Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di
messaggi che oscillano tra
l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma
"Lillo Taverna"
(come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è
peraltro oscuro) e che con
questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra
essersi eretto a difensore
sperticato della figura del defunto questore Ettore
Messana, sul cui operato
all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio
di articoli (che ho
recentemente inserito anche su questa pagina), citando
documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana
e facendo riferimento
alle ben più approfondite ricerche condotte da
Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con
l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio
stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32
anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di
una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha
inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli,
se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con
queste persone di "disporre"
di un "canale riservato" (veramente la
messaggistica è disponibile a
tutti sulla mia pagina personale...) nei quali
vorrebbe dimostrare che
Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di
Messana. Per sminuire la
credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino,
presumo, del quale non
riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come
"tal Carnigoi (sic)
triestina, filoslava e con scarso amore patriottico
per questa nostra Italia)
che
"la Cernigoi si
basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha
cercato invano di ricattare
l'Italia".
Curioso termine
"fascicolo postumo" eccetera per definire il
carteggio che contiene i
documenti originali della questura fascista che operò
nella Lubiana occupata
diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942,
ma tant'è. Per dare più
forza alla propria teoria che Messana non fu un
criminale di guerra (come
denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi
fu stigmatizzato anche da
una relazione della Polizia civile del Governo
militare alleato di Trieste,
amministrazione
angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma:
"Non può credere
(Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia
conferito l'alta
onorificenza al Messana ignara o peggio correa di
quella caterva di accuse
infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato
Italiano incarichi in
quella tragica storia della costituzione della provincia
di Lubiana che lei non
può
antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra".
Ciò che io credo è
del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia
post-degasperiana (nel 1954,
quando era in carica il governo Scelba) conferì una
medaglia di bronzo al
torturatore e capo di una banda di torturatori ed
assassini, il commissario
Gaetano
Collotti dell'Ispettorato speciale di PS.
Alla fine, dopo avere
accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere
"antitaliani",
Taverna
conclude nel seguente squisito modo:
"Porto il tasco
torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione
siciliano Casarrubea. Per me
sono artefici di una indegna campagna di stampa
infondatamente calunniosa contro
il Gr. Uff.
dottore Ettore Messana".
Cosa sia il
"tasco torto" è cosa per me incomprensibile,
però mi duole constatare
che i toni del "signorino" Lillo Taverna
ricordano in modo
inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino.
Taverna ci "infilza",
Gerbino ci
molla "calci in culo" (cito).
Bene, i documenti
sono pubblici e disponibili, non sono "propaganda
titina", checché ne
dica Taverna, i verbali della questura italiana di
Lubiana sono documenti
italiani, se Taverna ritiene che l'occupazione
fascista della provincia di
Lubiana non sia stato un crimine di guerra è padrone di
pensarlo, ma ciò fa
supporre che le sue polemiche non siano innescate
tanto per amore della verità,
quanto per volontà di riabilitare un sistema fascista
che è stato condannato dalla
storia. E rimando al mittente le accuse di
"antitalianità",
"antipatriottismo" eccetera che mi lancia
Taverna, dato che nessuno
più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia
riducendola ad una dittatura
imperialista e
sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa.
7 agosto 12.28.16
Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro,
come si
suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni
dei documenti che
riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di
serietà fa una ricerca,
solo i documenti interessano, perchè sono quelli che
necessitano alla
formulazione di un giudizio, o alla sua
riformulazione. Mi creda, il resto
conta poco.
7 agosto 17.04.28
Gentilissimo Professore, non sono per niente
d'accordo. Io i
documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti.
Questi documenti e gli
altri non riabilitano il Messana per il semplice fatto
che non c'è nulla da
riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette
fonti che falsando
documenti, accantonandone altri evitando di completare
le ricerche
archivistiche, storiche e persino giornalistiche,
trascurando sentenze passate
in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che
il Messana nel 1919 non
fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra
e peggio, che diciamo il
primo maggio del 1947 non era "capo del
banditismo siciliano" (sue
parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali
calunnie ne sono derivati
gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una:
o le fonti - come ho
cercato in tutti i modi di farle ravvedere -
rettificano le loro calunniose
condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire
la verità dei fatti con
le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene
tranquillamente con la sua
testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa
signora Giovanna Messana
può importare dei calunniatori . Credo che la signora
stia preparando le carte
per passarle al
suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca.
9 agosto 15.59.38
Eppure io resto là,
inchiodato alla mia sicilitudine, ai miei scoramenti,
alle mie ombre, ai miei
dolori ma anche ai miei siciliani sapori, alle mie
siciliane brame, al mio
essere LILLO, al mio risibile diminutivo: cosa può
capirne la goriziana
Cernigoi, tutta arroganza incolta, sapienza del nulla,
né storica né atta a
comprendere il diverso da sé. La mia CASTA DIVA sta
altrove, nei sogni dei
cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli dei monti
selenici, nel profondo del
vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non dirglielo
alla Cernigoi, quella non
sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei vindici di
slavi repressi.Se un
giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO
SANTINO, ha voglia di
infilare in uno
articolo come questo:
Centro Siciliano di
Documentazione
"Giuseppe Impastato" - Onlus
La strage di Portella
della Ginestra
Homepage . 3Ricerca
Umberto Santino
La strage di Portella
della Ginestra
uno svolazzo del
tipo;
l .... nome di
[Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza
Ettore Messana, lo
stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro
di Riesi (15 morti e 50
feriti) e che ora Li Causi addita come colui che
dirige il "banditismo
politico". La banda Giuliano sarà pure indicata
come responsabile degli
attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia
occidentale, con morti e
feriti .....
allora vien voglia di
chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la
fonte? ove le carte, le sentenze
giudiziarie, le
condanne ? la legittimazione dell'addebito infamante?
Ma avreste la
sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La
parola di Li Causi,
peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi
è troppo preso dal suo
furore contro Scelba e scarica il suo vociare
accusatorio sul declinante
questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza
gli avvisi e le protezioni
del Messana il compagno onorevole comunista finiva
crivellato dai colpi del
bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi
comincia ad essere molto
probabile che possano essere quelli dell'America,
ammesso che allora la CIA non
fosse già
operante.
Noi siamo andati a
rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di
Caltanissetta e nulla abbiamo
trovato che possa coinvolgere il Messana per codesti
efferati crimini di Riesi
del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a
scoprire che nel 1919 la
questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un
distaccamento presso la
Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione del
prefetto Guadagnini. Questi
fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto
circostanziato al suo Ministero.
L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di
Stato di Roma. Anche qui
nulla che possa buttare ombre sul Messana.
Semplicemente del tutto ignorato per
la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in
quel groviglio di tristi
vicende.
Eccovi quel rapporto:
leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste
trovare per aggredire il
Messana.
Diciamo subito: NULLA
E pure vi diamo le
coordinate per
andare a controllare presso l ACS di Roma
Non so se avete
notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana,
la solerte nipote del
questore Messana appunto. Se voi detrattori non fate
quel passo indietro,
quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non
può sottrarsi all'onere
di perseguirvi
per via legale.
11 agosto 15.41.03
Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore
Messana
in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi
calamitosi del bandito
Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di
pensiero; in una
relazione ufficiale, estremamente delicata, che può
segnare la fine di una
carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli
conseguenze - ecco che qui denuncia
nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni
delinquenziali di
Sicilia, l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del
Messana: avete avuto mai sotto
mano questo documento genuino, custodito all'ACS di
Roma? Cosa ne dite? Non
sbriciola le
vostre calunnie? Non è documento valido?
[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni
autentiche]
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