lunedì 23 dicembre 2013
Il nome di Racalmuto oltre le cervellotiche etimologie: Racalmuto = Rahl al Mudd = Casalis Modi='sosta, casale
IL NOME DI RACALMUTO
Non è, però, dubbio che per quanto buia sia la pagina araba racalmutese, arabo è il suo toponimo.
Già nel XVI secolo il colto Fazello attestava l’origine saracena di Racalmuto. «Castello saraceno - lo definiva - dove è una Rocca edificata da Federico Chiaramonte». Più in là non andava. Tra il 1757 e il 1760, il monaco benedettino Vito Maria Amico nel suo “Lexicon topographicum siculum” rivestiva purtroppo di significato funereo la etimologia di Racalmuto da cui ricavava la definizione di paese “diruto, morto” . L’avv. Giuseppe Picone, agrigentino ma del ceppo dei Picone del nostro paese, si avventurava nell’insidie dell’arabo e faceva derivare il toponimo da due termini arabi: Rahal (‘Villaggio’ e sin qui correttamente) e Maut (‘della Morte’ e qua invece alquanto arbitrariamente). Il nostro Tinebra Martorana, con fervore giovanile, vi correva dietro. Leonardo Sciascia, ovviamente poco incline alle pignolerie etimologiche, vi dava plurimo ed autorevole avallo.
Diviene difficile per chicchessia procedere ora alle debite rettifiche. Vi tentò, ma flebilmente, il compaesano gesuita padre Antonio Parisi: «... emerge la probabilità, se non la certezza - scrive il dotto gesuita - che fosse stato un Hamud [...] a dare il nome all’abitato. Rahal, pronunziato Rakal [ ...]; Hamud, pronunziato Kamud o Kamut [...] dava Rakal-kamut; ed a togliere la cacofonia si soppresse il secondo “ka” e rimase “Rakal-mut” = Ralmanuto!».
Di certo, con la sua autorità, ci aveva pensato il Garufi a stroncare ogni attribuzione di significato, tendente ad indicare Racalmuto come “Paese dei Morti”. In un suo studio del 1947 ([1]) annotava: «soggiungo che l'unica e più antica notizia di Racalmuto, che ci permetta d'indagarne l'origine al di fuori delle cervellotiche etimologie di R a h a l m u t, casale della morte, si ha nella pergamena greca originale conservata tuttavia nel Tabulario di S. Margherita di Polizzi, la quale contiene l'atto di compra-vendita, dell'a. m. 6687, e. v. 1178, feb. ind. XII, di un fondo sito in Rachal Chammout. Sin dalle sue origini il casale fu denominato da Chammout, nome codesto di persona che per due volte ricorre fra i g a i t i testimoni saraceni nel diploma originale, greco-arabo, di Re Ruggiero dell'a.m. 6641, e.v. 1133 feb. ind. XIa ».
Va detto che la lezione del Garufi, purtroppo, non è stata recepita dai moderni storici alla Henri Bresc. Ispirato forse da quest’ultimo, un grandissimo arabista contemporaneo si è data la briga di riesaminare l’etimologia del toponimo. Non accetta la versione tradizionale. Ed ci dà una nuovissima lettura, secondo la quale è da parlare di un ‘Paese del moggio’. ([2]) Testualmente afferma che Racalmuto: «deriva dall'arabo Rahl al Mudd = uguale Casalis Modi (Cusa 24, 25 e 221) 'sosta, casale' del Mudd <latino modium 'Moggio' ".
"Paisi di lu Munnieddu", dunque, alla siciliana. Ma di modii e mondelli Racalmuto non ha la configurazione. L'immagine potrebbe valere, semmai, per il vicino Monte Formaggio di Sutera. Del resto, può escludersi qualsiasi vecchio fonema che suoni simile a Racalmuddo o Racalmullo ed analoghi.
.
Dipanata in qualche modo la questione del significato, nasce quella del periodo in cui si ebbe ad affermare quel nome arabo. Fu durante la dominazione berbera (come propende il p. Antonio Parisi) o quel toponimo ebbe ad apparire nei tempi immediatamente successivi alla caduta dell’Emiro di Girgenti, Hamùd (25 luglio del 1087)?
Insediatosi Ruggero il Normanno, può essere che sia sopravvissuto un qualche ricordo storico di fortezze o casali arabi nel territorio di Racalmuto: da qui l’origine della denominazione ‘Casale di Hamùd’ in arabo per qualche centro contadino ivi insediato. Notai e funzionari dell’agrigentino ebbero ad usare quella dizione che, così, divenne - ma tardivamente - nome ufficiale del nostro paese. Una mera ipotesi, certamente, ma non si dispone di altro.
[1]) Carlo Alberto Garufi, PATTI AGRARI E COMUNI FEUDALI DI NUOVA FONDAZIONE IN SICILIA, parte II dell'articolo, in Archivio Storico Siciliano, anno 1947, pag. 34.
[2]) Giovan Battista Pellegrini, in Dizionario di Toponomastica - I nomi geografici italiani - UTET 1990.
Il nome di Racalmuto oltre le cervellotiche etimologie: Racalmuto = Rahl al Mudd = Casalis Modi='sosta, casale
IL NOME DI RACALMUTO
Non è, però, dubbio che per quanto buia sia la pagina araba racalmutese, arabo è il suo toponimo.
Già nel XVI secolo il colto Fazello attestava l’origine saracena di Racalmuto. «Castello saraceno - lo definiva - dove è una Rocca edificata da Federico Chiaramonte». Più in là non andava. Tra il 1757 e il 1760, il monaco benedettino Vito Maria Amico nel suo “Lexicon topographicum siculum” rivestiva purtroppo di significato funereo la etimologia di Racalmuto da cui ricavava la definizione di paese “diruto, morto” . L’avv. Giuseppe Picone, agrigentino ma del ceppo dei Picone del nostro paese, si avventurava nell’insidie dell’arabo e faceva derivare il toponimo da due termini arabi: Rahal (‘Villaggio’ e sin qui correttamente) e Maut (‘della Morte’ e qua invece alquanto arbitrariamente). Il nostro Tinebra Martorana, con fervore giovanile, vi correva dietro. Leonardo Sciascia, ovviamente poco incline alle pignolerie etimologiche, vi dava plurimo ed autorevole avallo.
Diviene difficile per chicchessia procedere ora alle debite rettifiche. Vi tentò, ma flebilmente, il compaesano gesuita padre Antonio Parisi: «... emerge la probabilità, se non la certezza - scrive il dotto gesuita - che fosse stato un Hamud [...] a dare il nome all’abitato. Rahal, pronunziato Rakal [ ...]; Hamud, pronunziato Kamud o Kamut [...] dava Rakal-kamut; ed a togliere la cacofonia si soppresse il secondo “ka” e rimase “Rakal-mut” = Ralmanuto!».
Di certo, con la sua autorità, ci aveva pensato il Garufi a stroncare ogni attribuzione di significato, tendente ad indicare Racalmuto come “Paese dei Morti”. In un suo studio del 1947 ([1]) annotava: «soggiungo che l'unica e più antica notizia di Racalmuto, che ci permetta d'indagarne l'origine al di fuori delle cervellotiche etimologie di R a h a l m u t, casale della morte, si ha nella pergamena greca originale conservata tuttavia nel Tabulario di S. Margherita di Polizzi, la quale contiene l'atto di compra-vendita, dell'a. m. 6687, e. v. 1178, feb. ind. XII, di un fondo sito in Rachal Chammout. Sin dalle sue origini il casale fu denominato da Chammout, nome codesto di persona che per due volte ricorre fra i g a i t i testimoni saraceni nel diploma originale, greco-arabo, di Re Ruggiero dell'a.m. 6641, e.v. 1133 feb. ind. XIa ».
Va detto che la lezione del Garufi, purtroppo, non è stata recepita dai moderni storici alla Henri Bresc. Ispirato forse da quest’ultimo, un grandissimo arabista contemporaneo si è data la briga di riesaminare l’etimologia del toponimo. Non accetta la versione tradizionale. Ed ci dà una nuovissima lettura, secondo la quale è da parlare di un ‘Paese del moggio’. ([2]) Testualmente afferma che Racalmuto: «deriva dall'arabo Rahl al Mudd = uguale Casalis Modi (Cusa 24, 25 e 221) 'sosta, casale' del Mudd <latino modium 'Moggio' ".
"Paisi di lu Munnieddu", dunque, alla siciliana. Ma di modii e mondelli Racalmuto non ha la configurazione. L'immagine potrebbe valere, semmai, per il vicino Monte Formaggio di Sutera. Del resto, può escludersi qualsiasi vecchio fonema che suoni simile a Racalmuddo o Racalmullo ed analoghi.
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Dipanata in qualche modo la questione del significato, nasce quella del periodo in cui si ebbe ad affermare quel nome arabo. Fu durante la dominazione berbera (come propende il p. Antonio Parisi) o quel toponimo ebbe ad apparire nei tempi immediatamente successivi alla caduta dell’Emiro di Girgenti, Hamùd (25 luglio del 1087)?
Insediatosi Ruggero il Normanno, può essere che sia sopravvissuto un qualche ricordo storico di fortezze o casali arabi nel territorio di Racalmuto: da qui l’origine della denominazione ‘Casale di Hamùd’ in arabo per qualche centro contadino ivi insediato. Notai e funzionari dell’agrigentino ebbero ad usare quella dizione che, così, divenne - ma tardivamente - nome ufficiale del nostro paese. Una mera ipotesi, certamente, ma non si dispone di altro.
[1]) Carlo Alberto Garufi, PATTI AGRARI E COMUNI FEUDALI DI NUOVA FONDAZIONE IN SICILIA, parte II dell'articolo, in Archivio Storico Siciliano, anno 1947, pag. 34.
[2]) Giovan Battista Pellegrini, in Dizionario di Toponomastica - I nomi geografici italiani - UTET 1990.
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